Instancabile innovatore, autentico spirito hacker, nonché vivace animatore della scena startup nostrana e internazionale, Stefano Bernardi è il founder di Italian Startup Scene, gruppo Facebook che riunisce più di mille rappresentanti dell'ecosistema startup italiano.
Una community decisamente eterogenea, fatta di imprenditori, investitori, sviluppatori, designers, giornalisti, docenti, studenti e semplici curiosi, tutti impegnati in un incessante dibattito che ogni giorno genera conoscenza, cultura di settore, opportunità di crescita; è così che in breve tempo Italian Startup Scene è diventato un punto di riferimento per cogliere la vitalità e la voglia di emergere che caratterizzano la scena startup italiana.
Nelle prossime righe Stefano, 24 anni appena compiuti, ci racconterà di più sulla sua iniziativa per poi proseguire in una conversazione che toccherà molti punti vitali del fare startup.
Ciao Stefano, e benvenuto su Ninja Marketing.
Per prima cosa vorrei chiederti di presentarti ai nostri lettori: oltre alla paternità di Italian Startup Scene, quali sono gli altri tasselli che compongono la tua identità digitale?
Al momento lavoro presso dPixel, piccola società di venture capital italiana, dove gestisco il dealflow. Attività collaterali includono il mio blog theStartup.eu, scrivere articoli riguardanti startup italiane per TechCrunch Europe, scrivere codice per Equeety e SaveMyInbox, e fare da advisor a qualche promettente startup. Altre realtà a cui dedico il mio tempo sono HackFwd, UpStart Roma, Sandbox Network ed HackItaly. Per il resto, ho fatto un po’ di tutto... dallo sport alla politica, dal DJ e produttore all’associazionismo.
Tornando a Italian Startup Scene, quale esigenza ti ha portato a creare il gruppo e quali erano le tue aspettative? Giunti ad oggi, che te ne pare del risultato?
Sinceramente, non c’era nessuna aspettativa. Ho creato il gruppo quando Facebook ha rilasciato la nuova funzionalità, per provarla. Pensavo che non c’era un punto unico di conversazione su questi temi, e che i blog non fossero uno strumento abbastanza potente per la quantità di informazioni ed opinioni da condividere. Facebook Groups si è dimostrato uno strumento veramente potente e semplice da usare.
Il risultato è sbalorditivo, sia per il numero di iscritti, ma soprattutto per la qualità dei contenuti condivisi e dei commenti postati. C’è molta gente che sa perfettamente di quello che parla, e questo è abbastanza raro. Inoltre lo spirito d’iniziativa trovato nel gruppo è un ottimo auspicio per il futuro di questo ecosistema.
Approfondiamo il tuo ruolo in dPixel. Potresti spiegare di cosa esattamente si occupa la società e raccontarci la tua giornata tipo?
dPixel è una società di advisory per un fondo di venture capital che investe in startup internet. Il mio ruolo è quello di gestire il dealflow, e quindi incontrare gli imprenditori che vengono a proporre la loro idea. Sfortunatamente, data la mole di business plans e proposte ricevute, il mio lavoro potrebbe quasi riassumersi con un “dire no”.
Per il resto, dPixel è anche molto impegnata ad aiutare l’ecosistema e quindi altre attività che svolgo rientrano perfettamente negli scopi dell’azienda.
Spesso gli acceleratori d’impresa come Ycombinator o H-farm emanano delle linee guida indicando su quali trend (p.e. deals, social shopping, social curation, etc) sono più interessati a investire. Da addetto ai lavori, il tuo punto di vista è privilegiato; quali sono oggi i filoni che più attirano l’attenzione di dPixel?
Non abbiamo preferenze. L’aspetto più importante per noi è il team, il mercato ed il trend vengono in un secondo momento.
Parliamo di startup in Italia: quali sono secondo te le reali difficoltà che il contesto italiano riserva a questo particolare tipo di imprenditoria? E parallelamente quali sono, se esistono, i vantaggi?
Di problemi se ne possono elencare fin troppi, cito quelli che secondo me sono più importanti:
- trovare sviluppatori giovani, che abbiano conoscenze delle tecnologie usate in questo mondo e che non aspirino a diventare dei consulenti.
- creare un piano di opzioni.
- il mercato delle exit. Su questo punto ci si potrebbe scrivere un libro.
Indica tre startup italiane da tenere d’occhio.
1. Coderloop
2. Continuityapp
3. Iubenda
Indica tre caratteristiche di una startup vincente.
1. Uno sviluppatore geniale.
2. Uno sviluppatore geniale.
3. Un founder visionario con un innato senso del prodotto.
Indicaci velocemente le best practices che ogni startupper dovrebbe seguire nell'approcciare un investitore.
Un imprenditore dovrebbe andare dagli investitori quando non ha bisogno di tirare su un round. Dovrebbe cercare di sviluppare una relazione e far capire all’investitore come lavora nel tempo. Investire su un imprenditore che hai visto per 6 mesi mentre sviluppava il prodotto in una stanzetta senza pagarsi è molto diverso che investire su un business plan arrivato via email.
Nella tua carriera credo si imponga come costante un certo pragmatismo virtuoso, una spiccata tendenza al "passare ai fatti". Come sintetizzeresti il tuo modus operandi traendone un insegnamento per gli aspiranti startuppers che ci leggono?
Su questo devo ancora migliorare sinceramente, faccio tante cose e una critica che mi faccio è di essere poco focalizzato.
Però una cosa che ho sempre fatto e cerco di trasmettere a tutti è il “JFDI” (acronimo per "Just Focus and Do It" o "Just Freakin' Do It", NDR). Se hai un’idea che ti sembra interessante e divertente, invece di andare a bussare da tutti gli investitori della terra chiedendo soldi per tirare su un’azienda, falla. Scrivi un prototipo di notte. Impara a programmare, o vai nelle università e negli user groups a cercare un co-fondatore. Non andare a fare l’aperitivo ma fai dei mockups. Spendi 500€ per farti fare una UI da qualcuno trovato su Dribbble.
E soprattutto, non ti lamentare quando 6 mesi dopo esce una cosa identica dicendo “eh, ma io l’avevo pensata prima”. Eh, mentre tu pensavi loro lavoravano tutte le notti per farla.
Sappiamo che dietro la facciata da nascente celebrity del mondo startup pulsa un purissimo spirito hacker: raccontaci della tua ultima impresa, SaveMyInbox.
Volevo solamente imparare ad usare API di terzi, visto che all’università ho sempre e solo imparato roba veramente inutile.
Ho usato le tecnologie più facili ed immediate esistenti ed ho quindi tirato su in pochi giorni un’applicazione con:
- Ruby e Sinatra
- Haml e Saas
- jQuery
- API di Dropbox
- API di Gmail
L’applicazione è molto semplice, scorre tutte le ultime email ricevute su Gmail, se trova degli allegati li salva sul server, li carica sulla Dropbox dell’utente e poi li cancella dal server. Ci sono decine e decine di feature che devo ancora implementare, ma le vacanze di natale sono finite troppo presto.
Sempre proseguendo sul sentiero dell'hacking, dicci la cosa più geek che ti viene in mente in questo istante.
Ecco se poteste aiutarmi sarebbe fantastico. Sto cercando una sveglia che svegli solo me, senza svegliare la mia fidanzata. Sto provando a svegliarmi presto per poter lavorare sui miei progetti, ma la sveglia alle 6 non è proprio digerita dalla mia dolce metà.
Per ora ho trovato solamente il Lark Up ma sono finiti...
Ancora hacker culture. Una delle tue ultime imprese, concepita insieme a Max Ciociola (fondatore di Musixmatch) è l'evento HackItaly. Di cosa si tratta, a chi è rivolto e qual è la sua missione?
HackItaly è un evento che cercherà di promuovere gli sviluppatori italiani nel mondo. Vogliamo scovare i veri hacker italiani e far conoscere loro l’ecosistema delle startup, vogliamo che creino mashups e piccoli hacks che siano pronti in un giorno. Vogliamo celebrare il ruolo dello sviluppatore come punto fondamentale dell’ecosistema.
Ecco, dopo questo manifesto possiamo parlare dell’evento :)
Il primo sarà a Milano il 5 febbraio ed è praticamente sold out. Vedrà moltissime aziende portare le loro API ed i loro evengelist per aiutare i 70 sviluppatori presenti nella giornata, e diversi sponsor di peso tra cui Nokia e Microsoft che regaleranno smartphones ai migliori hacks.
Startupper si nasce o si diventa?
Si nasce. Ti posso dire chi dei miei compagni di classe probabilmente diventerà un imprenditore.
Quanto vale nel mondo startup una “buona idea”?
Se non eseguita, zero. Mettiamola così: vale di più un’idea mediocre eseguita benissimo, che non un’idea geniale eseguita male.
A proposito cito un passaggio di Getting Real
Il primato nel mondo startup rimarrà americano o vedi altre nazioni farsi avanti?
Secondo me l’America è abbastanza difficile da battere in questo ambiente, non vedo altri contendenti in gara al momento.
Sei un under-30 che ha già concretizzato molto. Che consigli vuoi dare ai tuoi coetanei che ci leggono per raggiungere i propri obiettivi ed essere protagonisti del proprio futuro?
Il consiglio è il solito, fate quello che vi piace. Vedo troppi giovani che si lamentano “eh, ma io vorrei fare questo, però...“
La vita è una e non c’è tempo per perderla appresso ai desideri di altri. Non è facile, ma la soddisfazione non è lontamente paragonabile.
Stefano, grazie per essere stato con noi su Ninja Marketing.
Per i lettori: ora è il vostro turno. Quali sono le vostre domande per Stefano Bernardi? Scrivetele nei commenti!