Con questo countdown non voglio mettervi ansia, nemmeno fretta. Ma aggiornarvi sulla situazione degli indirizzi IP mondiali. Che stanno per finire, evidentemente! La notizia era nota (a dirlo proprio Vincent Cerf, uno dei padri della rete e dell’attuale tecnologia IPV4), non sto scoprendo nulla. Ma con alta probabilità finiranno proprio oggi pomeriggio.
I calcoli iniziali avevano previsto l’assegnazione degli ultimi blocchi nel 2010, ma grazie ad alcuni interventi come il “riciclo” di vecchi indirizzi e l’introduzione di nuove tecnologie come il Dhcp, Nat, ecc. si è riusciti ad arrivare fino a febbraio di quest’anno.
Oggi pomeriggio, tra qualche ora, ci sarà l’Arpageddon, ovvero la fine della connettività web che abbiamo sempre conosciuto. In pratica, da oggi pomeriggio non ci saranno più indirizzi IP disponibili per chi vorrà connettersi alla rete mondiale. L’indirizzo IP è il numero identificativo che viene assegnato ad ogni dispositivo che vuole navigare su internet. Data la sempre più crescente richiesta di banda da parte delle sempre più diffuse tecnologie di connessione (PC, smartphone, palmari), questi indirizzi stanno per esaurirsi.
IPV4 e IPV6, cosa cambia?
Il problema sta nella compatibilità dei due protocolli. Il passaggio di testimone è un’impresa tutt’altro che semplice. Cambiare la tecnologia di base sulla quale operano milioni e milioni di reti e computer, infatti, avrebbe portato al caos più totale; per ovviare a ciò, l’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, l’ente internazionale che si occupa della gestione di Internet) ha introdotto diverse tecnologie dedicate alla convivenza tra l’IPV4 e l’IPV6, per un passaggio graduale al nuovo sistema (SIT, Simple Internet Transition).
Non voglio annoiarvi troppo (anche perché poi vi aggiungo i link per approfondire il tema) ma in definitiva, non è stata ancora sviluppata una tecnologia che riesca a far dialogare il vecchio e il nuovo con una compatibilità piena.
Anzi, nel lungo periodo potrebbero verificarsi casi di incomunicabilità tra apparecchi dotati di indirizzo IPV4 e altri con indirizzo IPV6. E su questo stanno lavorando molti "grandi nomi" (Google, Facebook, ecc) del web.
La situazione in Italia
Chi sta veramente utilizzando l'IPv6 in Italia? Il RIPE (Regional Internet Registry europeo) ha usato il metodo delle stelle, lo stesso utilizzato per indicare gli alberghi migliori o i ristoranti più raffinati. La classificazione mette in evidenza i LIR, i Local Internet Registry, ovvero operatori di telecomunicazioni, internet service provider, content provider, reti della ricerca, grosse enterprise, internet exchange che non solo mettono a disposizione dei loro utenti indirizzi IPv6, ma che li usano e li propagano correttamente nella rete.
La prima stella è semplice: è assicurata se si è ottenuto un pool di indirizzi IPv6 da RIPE. La seconda stella si guadagna se gli indirizzi sono noti a tutte le altre reti che compongono internet, diventando parte della cosiddetta full routing table, la tabella globale di tutti gli indirizzi dell'internet mondiale che serve ai router per capire dove mandare i pacchetti dei dati per arrivare a destinazione.
In Italia i LIR a 4 stelle sono 27 su un totale di 446. Ma attenzione, il 77% del totale non ha nemmeno una stella, ovvero non ha ancora richiesto indirizzi IPv6!! I nomi dei 27 sono pubblicati sul sito di RIPE e in questa lista mancano tutti i grossi operatori sia fissi che mobili. Si può infatti fare il confronto con l'elenco di tutti i LIR che operano in Italia. Un atteggiamento di attesa non giustificato che potrebbe lasciare l'Italia al palo.
Perché il resto del mondo non resta a guardare. Ed è possibile che noi dobbiamo essere sempre follower??