Molti conoscono Makkox per le vignette su Il Post. In questi giorni è uscito il suo ultimo lavoro, albo autoprodotto dal titolo Ladolescenza. Un volume di 48 pagine di grande formato, che raccoglie storie già pubblicate in varie riviste e siti web più un inedito. Un'opera immediatamente sostenuta dal passaparola in rete, che ha visto le prime 200 copie (quelle in versione deluxe) andare esaurite in pochi giorni. Giusto il tempo di pubblicare sul blog che l'albo (ancora disponibile nella seconda versione al costo di 10 €, con tanto di autografo e disegnino-dedica compresi) era stato pensato, realizzato e che era in vendita direttamente sul web .
Ma come è nato questo progetto? Come può vivere il fumetto tra la carta e il web? Ce lo racconta direttamente Makkox.
Ho letto la presentazione de Ladolescenza sul tuo blog. Usi una metafora molto concreta, fai il paragone con un artigiano che crea il suo bel mobiletto. Perché hai deciso di autoprodurre questo volume? E' stato come fare una specie di punto della situazione del tuo lavoro fino ad oggi? O si tratta più che altro di un amore appassionato per il fumetto su supporto cartaceo?
Molte cose assieme, come quasi sempre. Prima tra tutte l'amore per l'alta qualità, e non è metafora, è proprio amore. Quando mi trovo davanti a un prodotto dell'ingegno e delle mani in cui è percepibile l'attenzione per la qualità, estesa anche ai punti più nascosti, mi commuovo. Le vignette sul web (che pure è un medium sulla cui qualità di fruizione non s'ha controllo, dipende da quale monitor usi, quale risoluzione) ricevono da parte mia una cura e un'attenzione elevate. Sto attento a produrle nella dimensione in cui verranno pubblicate in modo che non subiscano ingrandimenti o riduzioni che le rovinerebbero. Sto molto attento ai colori, alla compressione jpeg, e m'incazzo se qualcuno le riutilizza modificando questi valori.
Ma se sul prodotto web ho possibilità di controllo totale, almeno in prima edizione, per le mie storie cartacee non è così. Gli editori, per svariate ragioni, t'impongono vincoli sul medium. Ho pubblicato storie su riviste. Alcune di queste adottavano una carta veramente pessima. La cosa non m'è andata giù perché, disegnando su tavola grafica digitale, il mio lavoro prende vita solo in fase di stampa, solo in quel momento vedrò l'originale, prima è un file. E qui veniamo ad un altro fattore: io amo la carta, la stampa su carta, non necessariamente solo il fumetto su carta. Ho lavorato e lavoro da quasi venticinque anni con le tipografie; non è un caso.
A questo punto immagino ti sia evidente da cosa nasce l'albo Ladolescenza. Nasce da una necessità sensoriale, non da un progetto economico. Soddisfa un senso di mancanza, anche se ammetto che il fattore economico non è estraneo all'insieme. Più prosaicamente infatti, aggiungo che oggi in Italia gli editori - a parte per quei tre quattro fumettisti che son stelle o quelli che lavorano ai bonelliani - non pagano un autore di fumetti in misura sufficiente a compensare lo sforzo profuso per creare una storia di 100 o 200 pagine. Non c'è mercato, i numeri son bassi, il guadagno si perde nella filiera, e così l'autore che vende ipoteticamente 5.000 copie di un fumetto con prezzo di copertina 10 € (e sarebbe un successo da TG di prima serata vendere tutte quelle copie) incassa 3.500 € netti per un lavoro che gli ha portato via un anno. Follia. E, dopo questa prima edizione italiana, dovrebbe sperare di essere notato all'estero per entrare in mercati più redditizi. Un percorso duro e per niente certo.
Restando al conto economico, nel mio caso ho prodotto 1.000 albi su due tipologie di carta. 800 li vendo a 10 € e 200 a 30 (questi ultimi sono stampati su carta pregiatissima e li personalizzo con un piccolo disegno acquerellato). Dovessi venderli tutti incasserei quanto un editore potrebbe corrispondermi per un albo da 10.000 copie vendute in libreria. O per 5 libri che di copie ne vendessero 2.000 (cifra che sembra più ragionevole, ma occorre dire che un albo a fumetti in Italia vende mediamente tra le 300 e le 1.000 copie), ma per fare 5 libri occorrono 5 anni o poco meno. Ad oggi, quando scrivo queste righe, è passata una settimana dalla messa in vendita dell'albo. Le copie pregiate erano finite già mercoledì scorso, in tutto se ne sono andati 500 volumi, la metà di quanto stampato.
Ultima cosa: iniziative così come la mia non precludono al mercato editoriale classico. Se un editore nota il tuo prodotto fatto in casa, e lo considera buono, ti proporrà di metterlo nel suo catalogo e produrlo per la libreria. A quel punto non t'interessano più così tanto la cura maniacale dell'edizione o il congruo compenso. Queste cose a cui tenevi le hai già soddisfatte.
Non solo autoproduzione ma anche auto-distribuzione della propria opera. Il libro infatti si acquista direttamente dal tuo sito, dove si trovano le istruzioni che accompagnano gli utenti passo passo fino alla ricezione del pacchetto a casa! Trovi che questo tipo di meccanismo sia funzionale per te? Pensi che un sistema simile sia applicabile ed utile alla nascita di nuovi progetti nel mondo del fumetto?
Non so se questo metodo possa dimostrarsi funzionale anche per altri che producono fumetto. Dev'essere presente l'ambizione a produrre anche oggetti, quali sono i libri. Il libro si vende come intero, non solo come contenuto: è un prodotto totale. Comunque non consiglierei a un aspirante fumettista di intraprendere questa strada. Lo consiglierei più a un fumettista già un minimo affermato. Affermato anche nel web, ovviamente, quindi è connesso il concetto di community.
Le motivazioni per un autore già maturo che magari ha un percorso editoriale cartaceo già intrapreso? Questo modus è diverso proprio come sensazione nel momento creativo. È primitiva, ecco. E libera. Ci si sente come quando si gira per casa nudi. E poi riporta al fare totale, al fare proprio, non a quello in cui si è singola parte di un processo al di fuori di sé. Al fare di bottega. S'è come ebanisti, e come ebanisti occorre lavorare. Con cura per la qualità e con personalità. Internet è adatta a due prodotti: il cheap e l'introvabile personalizzato di alta qualità. Il cheap necessita di numeri enormi per essere redditizio, mentre al prodotto di nicchia, ancor meglio se custom, bastano pochi pezzi per produrre guadagno.
Altro motivo per cui non lo consiglierei a un esordiente è che per questo tipo di impresa economica (perché anche di questo si tratta) occorre una discreta autorevolezza e notorietà. Insomma occorre avere un pubblico vasto e confidare con una certa sicurezza che una percentuale sufficiente di questo pubblico sia disposta all'acquisto del tuo prodotto. Ciò dipende dalle tante cose dette fin qui sul prodotto, ma molto dipende anche dal tipo di rapporto che hai avuto nel tempo con la tua audience web e da quanto ti sei sputtanato con altre imprese del genere. Un rapporto informale fatto di dialogo e confronto e onestà di parola, di sentimento, quello che io chiamo l'uno-a-uno. Questo per me è il risultato fondamentale per avere un buon ritorno, ma non è qualcosa di programmabile in funzione della vendita: o si è così o non lo si è. Il web è una bestia che annusa il falso e l'ipocrisia.
Particolare che molti scafati si chiederanno a questo punto: come si fa per pubblicare una cosa così senza essere casa editrice e ottenere un codice IBAN per il proprio libretto? La tipografia con cui lavoro è anche editore regolarmente registrato e ha raccolto questo diffuso tipo di richiesta, non esistono solo fumettisti vogliosi di autoproduzione, quindi appone la propria egida editoriale al vostro prodotto, inoltre vi fa avere un codice IBAN. Tutto alla modica cifra di 100 euro e null'altro a pretendere come diritti sull'opera etc. Io mi son trovato bene così.
Rimanendo su internet, la blogosfera ha regalato nuova linfa al fumetto italiano e tu hai dedicato creatività e passione in vari progetti. Da ultimo il tuo - frequentatissimo - spazio su Il Post. Quali pensi che siano i pregi del fumetto in digitale? E quali i difetti?
I pregi sono l'assoluto svincolo da limiti di spazio, dimensione, tematiche, colore, linguaggio: in pratica l'Eden. Puoi essere letto in tutto il mondo a costo zero. Puoi produrre volumi inimmaginabili per la stampa di storie e pubblicarle con un click. Qualcosa che i ragazzi che fotocopiavano fanzine negli anni '70 non potevano neanche sognare. In più si può vendere le proprie cose ai propri lettori, e parlargli anche! Vabbe', quest'ultima cosa molti la rifuggono, si tratta di indole.
Inoltre la comunicazione con gli editori classici: puoi mandare il tuo materiale in visione a decine di case editrici senza il problema della restituzione degli originali come s'aveva un tempo, infatti l'autore, all'epoca prima dell'Internet, era perlopiù costretto a girare di editore in editore con una cartella di lavori sotto il braccio. Tempo perso spaventoso!
Il difetto del fumetto digitale, cioè del fumetto nel web, è che seppur si parli della rete come di una grande memoria-archivio in cui tutto si conserva, le cose evaporano alla vista, all'attenzione, alla presenza; s'accatastano nell'oblio del molto, del troppo di cui nulla viene distrutto. Internet è sempre ora, oggi, a volte ieri, ma l'anno scorso è già era geologica remota. La carta conserva di più in questo senso, perché è sintetica: occorre scegliere cosa valga la pena stampare. La carta è memoria selettiva. Credo che in queste peculiarità ci sia il modo di procedere affiancato e comunicante dei due media.
Vi interessa saperne di più? Per chi è a Roma, giovedì 21 aprile 2011 c'è la presentazione de Ladolescenza presso la Fumetteria Quattrodita via dei Reti 42, a partire dalle ore 19.00 [Nota: per visualizzare il link dell'evento è necessario essere loggati su Facebook].