Siamo arrivati al fatidico momento. Ieri notte al Superdome di New Orleans è andata in scena la sfida sportiva che tutti attendevano tra i Baltimore Ravens (vittoriosi) ed i San Francisco 49ers per il Super Bowl n°47.
Oltre all'evento sportivo è andata in scena una sfida tra i brand di tutto il mondo. Hanno speso più di 4 milioni di dollari per 30 secondi di spot durante la diretta della manifestazione e hanno proposto ad una platea di oltre 120 milioni di spettatori le loro nuove campagne pubblicitarie. Dunque..
Qual è stato il risultato dei brand?
Non molto brillante: si assiste a ritmi lenti, fuori sincro con l'attenzione di chi guarda; sorprese e colpi di scena annunciati e poi più banali delle aspettative. Sin dai primi manuali di comunicazione, ci hanno sempre ripetuto che la pubblicità non deve mai tirare da sola le proprie conclusioni. Mai essere ovvia: eppure questo SuperBowl è uno dei più espliciti nel tono di voce usato dai brand. Anziani che fanno i bagordi fino all’alba sgranocchiando Taco Bell, uomini che superano leopardi, sfigati che quasi vendono l’anima al diavolo per una nuova Mercedes. Ma un imprevisto ha risvegliato l’audience e soprattutto i creativi in ascolto: un blackout elettrico ha interrotto la visione della partita e degli spot per 34 minuti. Un plauso ad Audi, Mondelez e P&G, i brand più reattivi nell’ovvio riversarsi dei tifosi su Twitter, attratti da #SuperBowlBlackout. Ma adesso, spazio agli spot!
Il meglio
Asking Amy – Best Buy
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Uno spot non solo veloce e ritmato al punto giusto, ma perfettamente in linea con lo storico brand value di Best Buy improntato al servizio incondizionato della forza vendita. Da Cannes al Super Bowl, la coerenza paga.
Coca Cola Cameras
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Nulla di nuovo sotto il sole e sotto le telecamere di sicurezza.
Whisper Fight – Oreo
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Si continua a mettere in risalto gli aspetti ritualistici connessi al consumo dei biscotti: quest’anno Oreo battezza Instagram come media mainstream per l’engagement dei consumatori, grazie al claim Choose your side on Instagram @oreo. Una menzione speciale per la proattività durante il blackout:
La grafica è stata "disegnata, scritta ed approvata in pochissimini minuti", racconta Sarah Hofstetter, presidente di 360i - la digital agency di Oreo. Tutte le decisioni sono state prese in tempo reale dal momento che marketer e creativi erano asserragliati in una social media room di proprietà dell'agenzia a Manhattan.
YourBigIdea.co – Go Daddy
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Originale nella sua risonanza con i veri comportamenti di consumo di startupper, innovatori, inventori sparsi per il globo. Efficace.
Wish Granted – Kaley Cuoco
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Degno di nota per aver guadagnato più di 13 milioni di views su Youtube, grazie ad una early release pre-partita.
Get Happy – VW
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Lo sapevamo che sarebbe stato difficile bissare l'impresa di The Force. Specie quando il pubblico decide di giocare la carta razzista e polemizzare sull'accento giamaicano. Come se essere considerati un popolo felice e sorridente sia un problema. Tornando allo spot, direi che è stranamente forte e debole al tempo stesso.
Mirage – Coca Cola
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Anche quest’anno Coca Cola compie uno sforzo narrativo influenzato in real time dagli spettatori (l’anno scorso ricorderete i due Orsi Polari tifosi). Quest’anno vediamo il cast di Django, Lawrence d’Arabia e l’entourage di Katy Perry sfidarsi nella corsa ad una mega bottiglia di Coca Cola. Anche in questo caso, si sono sentite polemiche sul razzismo implicito nello spot. Un territorio delicato per Coca Cola, reso ancora più incerto dalla concomitanza col blackout elettrico che ha cannibalizzato l’hashtag #CokeChase.
Lifeguard – Axe
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Un meta-stereotipo. Oggi va bene, ma continuiamo così e tra 5 anni la comunicazione Axe diventerà un frattale pronto a collassare su sé stesso.
Blackberry — "Z10"
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Divertente ed (auto)ironico.
Farmer - Ram Trucks
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Copy splendido. Voce ipnotica. Payoff universale. Stranisce l’utilizzo delle foto, ma in termini di magnetismo e memorabilità, abbiamo il nostro vincitore della serata.
The Next Big Thing
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Esilarante. Colpisce ed affonda gli spot visti finora e, in generale, le ultime mode della pubblicità. Crowdsourcing low-cost, mandare tizi nello spazio, sfruttare successi globali made in Korea. Morale positivo della favola Super Bowl? Speriamo che “the next big thing” arrivi soprattutto nei reparti creativi.
Il peggio
Audi Prom
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Perfect Match - GoDaddy.Com
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Goat for Sale – Doritos
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Eccoci al sesto anno di crowdsourcing Doritos. Il sonno della creatività genera mostri? In ogni caso, ecco tutto quel che c'è da sapere sulla "capra"! Nozioni gratis per far vedere quanto ci si tiene aggiornati sulla pop culture:
- Il regista vincitore del contest vince 1 milione di dollari più l'occasione di lavorare con Michael Bay sul prossimo set dei Transformers
- La capra si chiama Moose ed ha una gemella che si chiama Kudzu
- Appartiene all'amico e co-sceneggiatore del regista, Brian Callner
- Moose non urla veramente.
Fashionista Daddy – Doritos
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Leggermente meglio della capra, ma il livello amatoriale lo si percepisce e non in un buon modo.
Concept – Calvin Klein
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Caramelle per gli occhi femminili. Tant’è, ma è un peccato non intravedere più la coolness che contraddistingueva il brand anni fa. Pari merito con Bar Refaeli!
Morning Run – Milk Processor Education Program
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Solo a me da fastidio, a fine spot, la mancanza di baffi da latte su The Rock?
Congratulations Jared – Subway
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Subway rimette al centro della scena Jared, il ragazzo che ha perso non so quanti chili mangiando solo da Subway. Fino a quando mungeranno la mucca di una delle vere brand stories più di successo? Richiamate The Rock, qui avanza del latte.
Brotherhood – Budweiser
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Christian the Lion in versione alcolica.
Whole Again - Jeep
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"Half the Battle"? Troppo presto dopo Halftime in America di Chrysler. Un atroce exploit dei sentimenti umani, che per di più calca lo stesso solco già visto nel 2012.
Get Cracking – Wonderful Pistachios
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Ti piace vincere facile? L’unica cosa degna di questo spot è che, proprio come i pistacchi, vorresti fermarti subito ma non ci riesci.