“Dopo quattro meravigliosi anni di lavoro come amministratore delegato di Groupon, ho deciso di passare un po' più tempo con la mia famiglia. No, scherzo: sono stato appena licenziato.
Se vi state chiedendo il motivo, vuol dire che non siete stati abbastanza attenti”.
Questo è il messaggio inviato a tutti i dipendenti di Groupon dal suo ormai ex CEO Andrew Mason.
Peccato, perché in effetti inizialmente il giochino avevano funzionato bene: nel 2010 Mason ha ricevuto, e rifiutato, un'offerta di 6 miliardi di dollari da Google. La formula di Mason è sembrata subito semplice e convincente: mettere assieme proposte di sconti per prodotti e servizi. Ne avrebbero guadagnato tutti: i compratori che risparmiavano, i venditori che ampliavano il loro bacino di offerta, e Groupon intascava una percentuale su ogni transazione.
Purtroppo da quando è sbarcata in Borsa nel 2011 Groupon ha chiuso un solo trimestre in utile e i suoi titoli hanno perso il 77% bruciando 800 milioni di valore di mercato.
Sucharita Mulpuru, esperta di e-commerce per Forrester Research, non è molto sorpresa del crollo di Groupon:
“Il problema non è se Groupon fosse appetibile per i compratori: lo è. La questione è come creare un flusso costante di offerte da parte dei commercianti”.
È proprio su quest'aspetto, secondo Mulpuru, che Mason ha fallito.
“Ha sempre pensato che il cliente di Groupon fosse Mario Rossi che compra i coupon. Ma non è così. Il vero cliente è il commerciante. Groupon si è concentrato sulla persona sbagliata”.