300.000. É questo il consistente numero degli aspiranti imprenditori nell'Italia della crisi.
Il sondaggio è stato condotto da Italia Startup, l'associazione, formata da imprenditori, studenti, investitori, ricercatori, industriali, startupper, enti e aziende, che si struttura come una piattaforma indipendente e collettiva dove raccogliere i progetti e le strategie per creare anche nel nostro Paese un ecosistema imprenditoriale competitivo, in collaborazione con Human Highway, società esperta in soluzioni di ricerca.
200.000 euro per gli aspiranti imprenditori
Pur partendo dalla premessa ipotetica di una cospicua eredità dallo "zio d'America", l'analisi rivela che il 18,8%, degli intervistati desidera supportare un’iniziativa imprenditoriale: il 16,5% degli aspiranti imprenditori vorrebbe utilizzare i soldi per un proprio progetto, mentre il 2,3% li impiegherebbe in un’impresa di amici e conoscenti.
D'altra parte, l'idea di lanciarsi nel complicato mondo del business, per oltre il 40% del campione non è solo l'improvvisata risposta ad un sondaggio poco realistico, ma fa riferimento ad un progetto già ben definito o ad attività avviate.
Altro aspetto positivo emerso dall'indagine è senza dubbio la precisa individuazione del settore di intervento dell'idea di business: ben l’82,6% ha rivelato di averlo già identificato, nel settore commerciale (27%), nella ristorazione (21,3%), nel turismo (21,4%). Il 25% dei giovani imprenditori, in particolare quelli con una età compresa tra i 24 e i 35 anni, sono attratti invece dall’informatica e della new economy, mentre il 33,7% , aspira a creare impresa nel settore manifatturiero.
Dove reperire il capitale?
Ritornando alla premessa proposta nel sondaggio, cioè ricevere una cospicua somma di denaro, è facile identificare come fattore inibitore di questa potenzialità imprenditoriale inespressa, la mancanza di fondi e la difficile reperibilità di finanziamenti per dare vita al proprio progetto.
Anche la complessa congiuntura economica del momento assume un ruolo importante nel bloccare la spinta propulsiva dell'iniziativa imprenditoriale personale in favore, invece, di meno rischiose (in linea teorica) prospettive di investimento quali l'acquisto della prima casa o l'estinzione di un mutuo.
Crowdsourcing, venture capital e business angels
Passando dalle ipotesi alla realtà quotidiana degli aspiranti imprenditori, una volta individuata l'idea vincente e stilato un business plan coerente, la maggiore difficoltà con cui scontrarsi rimane la scarsità di capitale iniziale e una sostanziale estraneità ai meccanismi di crowdsourcing e venture capital, oltre che la reale problematicità dell'accesso a finanziamenti e agevolazioni pubbliche.
Una possibile alternativa ai complicati percorsi burocratici tipici dell'economia italiana per accedere ai fondi, è quella dell'iniziativa privata, attraverso la creazione del rapporto startupper-business angel: un finanziatore privato può mettere a disposizione, oltre al capitale necessario a far partire l'impresa, il know how tecnico e manageriale, nonché una rete consolidata di contatti, alla ricerca di un profitto ma anche di nuove sfide personali, rivestendo un ruolo attivo nella gestione del business, oppure semplicemente fornendo gli strumenti necessari alla startup.
Per dare solo un'idea dell'enorme potenziale del sistema del finanziamento privato abbinato ad iniziative imprenditoriali vincenti, che spesso si struttura in veri e propri business angel network, è sufficiente ricordare alcune grandi realtà che in un modo o nell'altro sono state finanziate da capitali privati in fase di startup, come Facebook, Dropbox, Yahoo e Amazon.
Che ci sia o meno un angel, l'unica alternativa concreta alla instabile situazione economica, quindi, è trasformare le proprie idee in realtà produttive, con tanto lavoro, un pizzico di fortuna e molto ottimismo.