Yoani Sanchez, come molti dei "nuovi eroi" della società dell'informazione - come Julian Assange o Aaron Swartz - è un personaggio controverso.
Sì, perchè dietro ogni storia di ribellione al sistema dominante (che sia imperialista, comunista, delle multinazionali o delle lobby di potere) c'è una storia di complotti internazionali, di interessi contrapposti, di ideali e di ambizioni.
E anche nella storia di Yoani, la blogger cubana diventata un simbolo della libertà di espressione attraverso i mezzi digitali, questi ingredienti non mancano.
Qualcuno, dichiaratamente filo castrista, dice che sia sovvenzionata dagli americani e da altri poteri liberisti, altri che sia una voce sincera e indipendente che chiede un necessario cambiamento nell'isola caraibica che vede ancora al potere dopo oltre 50 anni una dittatura militare familistica (oggi è Raul Castro, fratello di Fidel, a governare il paese).
Ora io non lo so dove stia la verità, non sono in grado di farmi su due piedi una opinione univoca su una questione tanto complessa che ha risvolti geo-politici di non poco conto.
Quello che ho capito e sentito, partecipando all'avento organizzato da MCU, la corporate university di Banca Mediolanum, è che le parole di Yoani veicolate attraverso il suo blog Generazione Y e il suo account Twitter sono in grado di toccare i nervi scoperti del regime cubano.
Lo hanno visto tutti quelli che hanno seguito lo stream dell'evento grazie all'hashtag #askyoani - tra cui alcuni blogger invitati come Stefano Epifani, Guido Scorza, Alessio Jacona, Camillo Di Tullio, Riccardo Scandellari, Futura Pagano, Massimo Melica, Matteo Flora - che hanno potuto notare la mole incredibile di account twitter che si sono mobilitati dall'estero per disturbare il live stream. Lo hanno visto i presenti all'evento che hanno assistito al flash-mob filo-castrista inscenato da una ventina di ragazzi romani di fronte all'Auditorium Conciliazione.
Sono parole semplici che pesano come macigni, quelle che scrive e pronuncia Yoani Sanchez nel suo blog e agli eventi a cui partecipa.
Parole semplici come "libertà", "amore", "sogni", "speranza", "cambiamento", quelle pronunciate da Yoani Sanchez anche a Roma, intervistata dal direttore marketing di Banca Mediolanum Oscar Di Montigny, parole dette con la dolcezza e la forza di una donna straordinaria, che raccontano le difficoltà e le contraddizioni di un paese in una rivoluzione ormai sclerotizzata, che non riesce - sicuramente anche a causa dell'ostracismo fortissimo del mondo capitalista - a dare ai propri cittadini un futuro migliore.
Io sono stato a Cuba e amo profondamente il popolo cubano, e apprezzo lo straordinario progresso fatto in alcuni ambiti come l'istruzione e la sanità reso possibile dalla rivoluzione cubana, una epopea straordinaria, e chi mi conosce sa quanto sia in grado da sempre di emozionarmi.
Ma preferisco Che Guevara a Fidel Castro, l'ideale rivoluzionario alla sua pratica storica.
E ho visto con i miei occhi i ragazzi dell'Havana - grafici, creativi, studenti, docenti - non avere il coraggio di esprimere liberamente la propria opinione sul regime. Ho sentito la loro malinconia nel non avere la possibilità di ampliare la rete dei loro contatti e delle loro collaborazioni professionali grazie al Web, ma soprattuto non avere la speranza di raccontarselo e quindi di immaginarselo un futuro diverso.
Forse senza la libertà di "essere", qualunque conquista sociale non è in grado di riempire il vuoto esistenziale dell'anima.
Forse è questo il dilemma irrisolvibile di Cuba.
Yoani mi ha ringraziato per essere un blogger e per credere nel potere rivoluzionario della tecnologia: "La tecnologia mi a ha reso libera" è uno dei suoi motti preferiti.
E se è vero che non esiste un'etica della tecnologia - che non può considerarsi buona o cattiva in sè, ma solo in relazione al suo utilizzo -, è anche vero che senza Internet e i social media oggi non avremmo la possibilità di partecipare a nostro modo alla costruzione di noi stessi e del mondo che desideriamo avere intorno.
Per questo auguro a Cuba e a Yoani che possano beneficiare sempre di più del potenziale di liberazione ed espressione dei mezzi digitali.
Cuba libre! che lo sia ancora e per sempre.
Mirko Pallera @mirkopallera, direttore responsabile Ninja Marketing