Immagine tratta da www.primissima.it
Protagonisti del Social Movie per un giorno
Sabato 26 ottobre 2013 ha avuto luogo Italy in a Day, esperimento cinematografico collettivo su scala nazionale ispirato all’originale Life In A Day di Ridley Scott, diffusosi su Youtube nel 2010 e definito come il primo Social Movie, o Crowdsourced Movie, per eccellenza.
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C’è chi parla di cinema dal basso, di definitiva decomposizione del pianeta cinema per come si è conosciuto e vissuto per tanti decenni, o forse - più verosimilmente - di una prima svolta dovuta alla comparsa nella vita degli italiani dei social media, della condivisione di foto, video, musiche, pensieri, modi di vivere nei post di Facebook, nei caricamenti di Youtube, di Vimeo, di Instagram o nei 6 secondi di Vine.
Gli scatti e le riprese che quotidianamente facciamo circolare in rete a ritmi vertiginosi di crescita esponenziale, però, sembrano soffrire tutti della stessa problematica. Immaginiamo un web senza motori di ricerca: i contenuti, per quanto vengano condivisi, non saranno ordinati secondo precisi schemi di indicizzazione, restando pertanto “a se stanti” e privi di quel senso conferito dall’esser parte di qualcosa di più grande, dall’essere tassello di un enorme mosaico universale.
L'oceano profondo del web 2.0
Certo, il punto del web 2.0 attuale è proprio questo: un continuo autoalimentarsi dei social network tramite le interazioni delle communities di utenti che, generando contenuti, diventano essi stessi parte attiva nei processi creativi. Tuttavia sembra faticoso pervenire a un significato profondo, a un filo conduttore della gran matassa che è la rete.
Su Life in a Day MacDonald e Scott avevano cercato di dipanarla a partire dallo svolgersi dei momenti della giornata, paragonandola alle tappe della vita: le ultime ore prima dell’alba, il risveglio ed i suoi rituali, il giorno, la sera.
A fianco a questi: il miracolo della nascita, il mistero dell’amore, la morte. Il messaggio è di cercare di trasmettere, con un certo taglio enciclopedico, tutto il campionario della “cultura umana”, morte inclusa, imbrigliando nella colonna sonora e nello schermo una celebrazione laica della vita, una chiave di lettura per le meraviglie e le contraddizioni del nostro tempo.
Illustri antecedenti e ambasciatori
Prodotto da Indiana Production e Rai Cinema, con Gabriele Salvatores al timone della regia, Italy in a Day si pone dunque come un ambizioso poema audiovisivo che vuole dare la possibilità di mostrare al mondo intero, e non soltanto ai propri fan e ai propri follower, la quotidianità degli italiani.
Una cosa è certa: il progetto non è originale, dato che oltre all’idea lanciata da Scott ha in seguito avuto luogo nel 2011 Britain in Day, organizzato dalla BBC e diretto da Morgan Matthews, quindi il Giappone che ha poi replicato l’esperienza in memoria del primo anniversario dello tsunami del 2011.
Marco Cohen, fondatore della Indiana Production, evidenzia l’importanza degli ambasciatori di tale iniziativa, la quale conta personaggi noti come Rosario e Beppe Fiorello, Luciana Littizzetto, Gianna Nannini, Christian De Sica, Micaela Ramazzotti, Nicola Savino e l’astronauta Luca Parmitano, promettendo inoltre che il video sarà completato entro il prossimo anno.
Anche stavolta l'abbiamo provato di persona per voi: tramite la partecipazione del Centro Culturale Kolbe di Mestre, abbiamo infatti filmato l’esibizione della Polifonica Benedetto Marcello impegnata a sostenere il progetto di musicoterapia “Met - Music Education Teraphy” che, per la prima volta in Italia, verrà applicato in un reparto di Pediatria e di Neonatologia.
Estratto del video girato per Italy in a Day
Video, liberatorie e burocrazia
Una prima impressione è scaturita subito da un dato di fatto: i filmati potranno essere utilizzati solo se verranno debitamente compilate e firmate le liberatorie dagli autori dei video, dalle persone riprese (genitori e tutor, se minorenni) e dai responsabili per i luoghi delle riprese, con tanto di numero di documento identificativo richiesto. Inoltre l’account Twitter di Italy in a Day aveva richiesto di avvertire tutti i partecipanti nel caso di riprese ad eventi con molte persone, o di non riprenderne il volto. Molti filmati saranno probabilmente scartati solo per non aver osservato tali disposizioni.
Totale fogli liberatorie: 15 pagine, senza contare le 26 del Codice Etico del Gruppo Rai. Diciamo che, quanto meno di primo acchito, la partecipazione in questo modo non appare poi così facile e istantanea: chissà quanti avranno rinunciato solo alla vista di tanta burocrazia.
Tempistiche, modalità e parole chiave
Per il resto, è richiesto di caricare entro il 17 novembre 2013 sul sito ufficiale dell’iniziativa filmati di massimo 15 minuti ciascuno, girati solamente durante il 26 ottobre stesso. Si potevano utilizzare videocamere o cellulari in orizzontale, purché con risoluzione 1280x720, in formato originale e ovviamente corredati di liberatorie.
Tutti i selezionati per il montaggio finale saranno citati come co-autori del film accanto al nome di Gabriele Salvatores, entrando a far parte del primo documentario social della storia italiana.
Per dipingere il volto dell’Italia in un giorno, il regista premio Oscar ed il suo team hanno chiesto ai partecipanti di suddividere i video per domande, precisamente: “Cosa ami?”, “Di cosa hai paura”, “In cosa credi?” e “Qual è la tua Italia?”. Volendo assicurarsi poi una fotografia realistica e completa, la produzione ha già stretto accordi con ospedali, carceri, militari in missione e italiani all’estero.
Gabriele Salvatores, immagine tratta da Invidia.it
Un'idea futuribile per un quadro in evoluzione
“Raccogliere milioni di sguardi, vite, punti di vista, per scomporli, ricomporli, orchestrarli sull’ossatura cronologica delle 24 ore di un giorno prescelto: ho avvertito da subito il fascino dell’alto potenziale creativo, innovativo e perfino sociale del progetto. Un film da centinaia di filmati mandati dalla gente è un’idea futuribile, eccitante”, ha sottolineato Salvatores.
Guardare ciò che le masse avranno deciso di riprendere non potrà forse farci scorgere, dopotutto, una sorta di panoramica dell’inconscio “collettivo”, di mente nazionale al di sopra di ogni credo, religione o politica?