Un tempo erano semplicemente chiamati testimonial. Le facce che dall'inizio della storia della televisione popolavano gli schermi e catturavano l'attenzione di milioni di occhi per vendere ogni tipo di prodotto. Oggi si chiamano influencer.
La sostanza non cambia. Ciò che invece cambia sono i media che vengono utilizzati.
Da testimonial a influencer
Chi si ricorda di Chef Tony? Il mitico cuoco che promuoveva i coltelli tagliatutto Miracle Blades?
La televisione ha fatto scuola: calciatori, star di Hollywood, soubrette e cantanti. Da sempre li vediamo promuovere ogni genere di prodotto in qualche modo legato alle loro professioni. Fatta eccezione per Kevin Costner.
Cosa è cambiato?
I social media sono entrati di diritto a far parte del gioco e i testimonial sono diventati influencer. Si tratta di vere e proprie web-star intercettate dalle aziende per promuovere i brand.
Non sono più personaggi famosi che diventano testimonial, sono persone normali che diventano influencer. Personaggi in grado di influenzare una cerchia più o meno ampia di persone e condizionarne scelte, gusti e impressioni.
I canali di queste moderne star del web sono i social media: Facebook, Instagram e Youtube, ma anche il caro vecchio blog.
Le aziende si sono accorte del potenziale di questi nuovi personaggi pubblici e pagano cifre impressionanti per coinvolgerli nelle loro campagne. Parliamo di somme che vanno dai cinque ai dieci mila euro per post sponsorizzato fino a centinaia di migliaia di euro per campagne più strutturate.
Cos'è l'influencer marketing?
L'influencer marketing non è altro che il coinvolgimento di personaggi influenti del web in campagne promozionali. Le modalità possono essere differenti: invito ad eventi, post sponsorizzati con annessi product placement, paid shouts e così via.
Instagram in particolare è diventato l'ambiente ideale di questo nuovo micro-universo per una serie di motivi.
Ha un engagement sui post 60 volte più ampio rispetto a Facebook e 120 rispetto a Twitter. È un social in forte crescita, con 300 milioni di utenti attivi, 75 dei quali attivi ogni giorno. Infine, coinvolge una fascia di popolazione giovane e ricettiva e l'uso di immagini e video lo rendono di immediata fruizione.
Molti brand contattano utenti in vista, con un seguito importante, per sponsorizzare prodotti e servizi. Questo metodo di coinvolgimento ha più o meno la stessa logica dietro i Facebook ads. La differenza fondamentale sta nella presentazione dei prodotti, che risulta molto più coinvolgente e nativa.
Instagram non ha ancora aperto a tutti la possibilità di sponsorizzare i post. Ma anche se dovesse farlo, l'esperienza utente è comunque diversa. Ricorrere agli influencer risulta spesso un metodo più efficace, legato al referral più che al semplice content o native advertising.
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Chi sono gli influencer?
Il settore che ha avviato il filone d'oro sui social network è sicuramente quello del fashion. Partendo dai famosi blogger come Chiara Ferragni e Mariano Di Vaio, è cresciuta una generazione smisurata di fashion blogger o instagramers.
Queste personalità influenti hanno creato un vero e proprio impero dietro al loro nome. E i cachet per coinvolgerli in campagne social sono ormai proibitivi per molti piccoli brand.
Ovviamente più ampio è il reach più sale il cachet.
Lo stesso avviene per gli Youtuber di successo: Il più conosciuto e pagato al mondo passa il tempo a giocare e recensire videogiochi. È svedese, si chiama PewDiePie ed ha oltre 30 milioni di persone iscritte al suo canale YouTube. Il suo guadagno? Circa sette milioni di dollari l'anno. In parte ricavati da Youtube ads e in parte da iniziative private con aziende.
Altro esempio è Smosh, una coppia di amici con la passione per i video che grazie ai lori sketch comici hanno un seguito di oltre 20 milioni di persone. Anche per loro vale lo stesso discorso: quando milioni di occhi guardano i tuoi video, i brand non vedono l'ora di farne parte.
Ma su Instagram account da circa 500 mila followers ricevono quotidianamente offerte da utenti, brand e nuove aziende per sponsorizzare un prodotto o una pagina.
Dietro ad Instagram si sta sviluppando un mercato immenso, in parte motivato dal fatto che la celebre piattaforma, acquistata da Facebook per un miliardo di dollari, non ha ancora iniziato a monetizzare. È però possibile scovare pagine Instagram in vendita per 400.000 dollari, segno che il potenziale non manca.
Cosa sta cambiando?
Nuove piattaforme, nuova audience e nuove dinamiche. Queste sono tre variabili che oggi i marketers di tutto il mondo devono considerare.
In un mondo dove si inizia a comunicare su Snapchat, postare foto su Instagram e fare live video su Periscope, siamo ancora sicuri che i soliti metodi di social media marketing funzionino?
Come dicono i Millennials: "Facebook è roba vecchia". Allora iniziamo a preoccuparci di cosa dirà la generazione Z.