Connessione. Su questo principio Larry Page e Sergey Brin, studenti dell'Università di Stanford, fondarono Google nel 1998. La Teoria delle Reti, secondo la quale l'indicizzazione doveva avvenire in base ai link, è stata un'intuizione geniale.
Da essa, il motore di ricerca più famoso al mondo ha iniziato la sua espansione, arrivando ad affermarsi a tutto tondo, dall'editoria online alla mappatura delle strade, dal mercato mobile a progetti avveniristici come la Google Car e i Google Glass.
Come tutti gli imperi, tuttavia, il colosso di Mountain View sta conoscendo fortune alterne, come nel caso dei sunnominati device ottici o di Google+, il social network mai realmente decollato.
Uno e trino
Lentezza. In una recente intervista a Mashable, l'ex Chief Financial Officer Patrick Pichette ha svelato quello che secondo lui sia stato il tallone d'Achille dell'azienda. Durante il processo di crescita, l'abitudine dei due fondatori di prendere ogni decisione in compresenza con il CEO Eric Schmidt ha rallentato drasticamente le possibilità di sviluppo.
L'indisponibilità di uno dei tre elementi comportava inevitabili rinvii nelle riunioni al vertice, e anche nel caso il trio riusciva a riunirsi, i lunghi dibattiti e la necessità di trovarsi in completo accordo frenavano le possibilità di sviluppo di Big G.
Per questo, nel 2011 si è verificata una redistribuzione dei ruoli, con Page con la carica di CEO, Schmidt direttore esecutivo con un ruolo prettamente di consulenza e Brin semplice "co-fondatore", con l'incarico di sviluppare i nuovi prodotti come gli occhiali virtuali e la macchina che si guida da sola.
Ripartire dall'ABC
Semplificazione. Perseguendo questo obiettivo, nel 2015 Larry Page ha annunciato la nascita della holding Alphabet. Sotto questo conglomerato, Google si è riorganizzata in settori, concentrandosi sulla tecnologia e altre aziende per seguire biotecnologie (Calico), investimenti finanziari (Google Capital e Google Venture) e ricerca (Google X Lab e Nest Labs).
In questo modo Google si è concentrata sulle attività digital-web per cui è universalmente famosa: motore di ricerca, app Android, Youtube, mappe (Maps) e advertising (Ads).
Grazie a questa decisione, a febbraio Google è riuscita a privare Apple del titolo di "azienda più redditizia del mondo", con un valore di mercato pari a 550,6 miliardi di dollari, contro i 529,1 della Mela.
Google to the Future
Fortuna. Big G ha creato la sua intuendo e sfruttando le potenzialità della Rete, intesa come un libero scambio di informazioni e di valore, che hanno gettato le basi tanto del web come attualmente lo conosciamo quanto del mondo mobile, grazie all'impronta prettamente open source di Android.
Nell'ultimo anno i suoi fondatori sono stati in grado di aggiornare questo approccio, riorganizzando le proprie "maglie" per lasciar crescere in autonomia nuovi progetti in società indipendenti, rinnovando così il proprio focus nelle attività digitali.
In questo campo, è sempre più forte la minaccia di competitor come Facebook e Amazon: il primo trattiene sempre più utenti tra le pagine del social, creando una "rete nella Rete" sempre più ricca di servizi, il secondo dominando il mercato delle transazioni digitali. Entrambi dimostrano che la creazione di nuovi standard è sempre possibile.
LEGGI ANCHE: Google Ideas si trasforma e diventa Jigsaw
Questo non scoraggia Big G, che ha intrapreso iniziative sorprendenti, come ingaggiare Chris Poole, fondatore di 4chan, per dare un nuovo impulso a Google+.
Dando infine uno sguardo ai progetti resi noti dalle società riunite sotto Alphabet, si ha la conferma che se i Google Glasses si sono rivelati un proiettile a salve, le cartucce da sparare sono ancora molte. Tra queste vale la pena di menzionare Loon, progetto di connessione LTE tramite palloni aerostatici, le lenti a contatto per diabetici, e Tango, che riproduce la percezione spaziale umana.