Giusto qualche settimana fa era a Cernobbio al Forum Ambrosetti, eppure lo stesso Andrea Visconti intervistato in quella occasione come promettente startupper italiano ora tira le somme: Sinba, la startup fintech che ha fondato con l'amico e socio Alessandro Bava, non può sopravvivere.
Non ha aspettato neanche che trascorresse l'ultimo anno, l'ultimo dei cinque secondo cui un'azienda è considerata (legalmente e fiscalmente) una startup innnovativa. Sinba è fallita. E Visconti ha realizzato un video con una fiaba, per spiegare ai suoi 2 figli perché l'azienda di papà ha chiuso.
Abbiamo proposto a Visconti di raccontare brevemente qualcosa di Sinba ai nostri lettori.
Cos'è (era) Sinba
«Sinba è un'app che serve per pagare nei negozi senza fare coda alla cassa. Siamo nati nel 2013 con l'obiettivo di restituire tempo alle persone, perché potessero fare ciò che amano. Ci siamo resi conto che gli smartphone e l'app economy permettevano di migliorare il processo d'acquisto e abbiamo sviluppato un'app che consentiva di scansionare i codici a barre dei prodotti all'interno dei negozi, in modo tale da creare un carrello virtuale nell'applicazione e poter già imbustare i prodotti da acquistare».
«In questo modo non serviva più passare dalla cassa per pagarli, ma potevano essere pagati direttamente usando il telefonino, sul quale poi appariva un codice (qr code) che veniva letto da un piccolo totem situato in una corsia preferenziale della barriera casse, che stampava lo scontrino e scaricava il magazzino. Insomma, una specie di telepass dei pagamenti, dove per pagare non serve fare coda come al casello, ma si ha una corsia preferenziale come per il telepass dove basta rallentare per pagare e uscire dal punto vendita portandosi a casa i propri acquisti».
I soldi mai arrivati da Shark Tank e l'ultima chance con Donadon
Nel 2015 abbiamo vinto 250 mila euro al business talent show di Italia 1 Shark Tank. Un altro nostro investitore è stato H-Farm, che insieme a 2 business angel hanno messo 115 mila euro (di cui circa la metà in servizi, ndr)».
«Di noi hanno parlato un po' la tv, radio e giornali, e non ci piaceva l'idea di far parlare di noi solo quando le cose andavano bene, ma abbiamo voluto metterci la faccia (il mio socio tramite iPad perché nel frattempo i è trasferito in Belgio) anche nel momento di difficoltà, per raccontare il nostro punto di vista sul fallimento».
Perché una Fiaba
«L'idea di scrivere una fiaba è nata perché avendo due bimbi piccoli non sapevo come spiegare loro che l'azienda di papà era fallita, e la fiaba mi sembrava il linguaggio migliore per spiegarglielo. Poi ne abbiamo fatto un video perché il video è un linguaggio più semplice da capire e seguire anche per noi adulti».
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