È di qualche giorno fa la notizia del ritrovamento di quattro statue raffiguranti i boss della Banda della Magliana nel giardino davanti il Palazzo della Civiltà Italiana all’Eur, Roma.
Si tratta di quattro busti in polistirolo che raffigurano, come indicato anche da alcuni cartelli posti sotto di esse, il “Dandi”, il “Freddo”, il “Libanese” e il “Nero”, come venivano soprannominati nel film “Romanzo Criminale”, ossia Enrico De Pedis, Maurizio Abbatino, Franco Giuseppucci e Danilo Abbrucciati.
Indignazione e proteste dei cittadini non hanno tardato a farsi sentire, così fonti di Eur Spa hanno fatto sapere che si tratta di un’installazione promozionale per una fiction che andrà in onda su Sky dal titolo “Romanzo Criminale”, come l’omonimo film di Michele Placido tratto dal libro del giudice Giancarlo De Cataldo.
Eur Spa ha precisato che “la società mette regolarmente a disposizione, a fronte di un ritorno economico, i propri spazi, sia interni che esterni, per eventi di varia natura che vanno dalle riprese di film, sceneggiati televisivi, spot e quant'altro”.
Le accese polemiche suscitate hanno trovato concorde anche il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, il quale è intervenuto definendo l’operazione promozionale “un’iniziativa di cattivo gusto”.
Le statue sono quindi state rimosse.
Non c’è dubbio però, che anche se la loro permanenza è stata breve, l’impatto e il clamore che hanno suscitato sono stati di gran lunga superiori a qualsiasi classica operazione pubblicitaria basata sulla cartellonistica stradale.
La notizia è infatti rimbalzata da un’agenzia di informazione all’altra, interessando naturalmente blog, forum e siti web con continui link di rimando, ed è apparsa su molti quotidiani locali e nazionali.
La fiction avrà così un’ampia vetrina a livello nazionale per una singola operazione pubblicitaria effettuata in un’unica città, nonostante sia solo una parte della promozione che la società Spot & Film Srl attuerà.
Su YouTube è poi comparso un video girato in notturna e intitolato “Libanese uno di noi”. Nel filmato si vedono alcuni uomini incappucciati scendere da un furgone bianco e installare dei busti al grido “Libanese uno di noi”, riferendosi così al soprannome di Franco Giuseppucci, uno dei boss della banda della Magliana.
Prescindendo quindi dal tatto e dal buongusto della trovata pubblicitaria, l’obiettivo di attirare l’attenzione e far parlare di sé con un costo veramente minimo e un’eco fortissima è stato senz’altro raggiunto.
Quest’iniziativa di Guerrilla Marketing è quindi evidentemente riuscita, avendo ottenuto massima visibilità con una minima spesa.
Come in questo caso infatti, con uno stanziamento pubblicitario limitato, l’investimento si basa sull’impatto, l’immaginazione, sulla psicologia degli individui (promotori essi stessi per primi della risonanza dell’evento attraverso le loro proteste), e non sul denaro.
Però, alla fine di tutto, molti di noi qui a ninja ci chiediamo. Ma vale davvero la pena "inneggiare" alla delinquenza più spietata per fare un'ottima azione di guerrilla? Qui siamo divisi sulla risposta. Voi che ne pensate.?
Artciolo di Reikamina