Che il Ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini, abbia bizzarre considerazioni circa il mondo universitario non è, ahimé, una novità.
Ma, entrando più nello specifico, qual è il suo pensiero riguardo all'indirizzo in Scienze della Comunicazione?
Inutile, dice lei. Anzi, passatemi un suo termine: un'amenità.
Lo dichiarava qualche sera fa in trasmissione a Ballarò.
Insomma, studiare Comunicazione non aiuterebbe, a suo parere, a trovare lavoro. Così come, ai suoi occhi, appaiono superflui e improduttivi i cosiddetti comunicatori creativi, sia pure considerati specialisti.
Contraddittoria? Fosse per lei, eliminerebbe tutto.
Zac! Via! Ormai la parola "tagli" risulta essere più utilizzata di "ciao" o che so "buongiorno" nelle sue ordinarie e alquanto non creative - anzi, oserei distruttive, conversazioni quotidiane.
Gli studenti universitari del famigerato indirizzo non ci stanno. Una in particolare, Simona Melani, le fa il verso (in tutti i sensi, a questo punto) e le scrive una lettera in cui chiede di essere rimborsata economicamente per ogni singolo euro speso durante i suoi anni di studi - inutili, va ricordato. La cifra si aggira intorno ai 20mila euro, contando sia i danni morali che quelli materiali. Scommetto che ci state facendo un pensierino anche voi.. ;-)
La lettera, aperta a tutti e fatta circolare grazie ad un singolare passaparole sui principali social network, ha suscitato particolare attenzione e, sperando che non abbia fatto orecchie da mercante, dovrebbe essere giunta anche sotto lo sguardo critico e miscredente di Ms. Gelmini. Quello che c'è da chiedersi è: perché tutto questo accanimento, a maggior ragione quando i dati parlano chiaro? Secondo i dati AlmaLaurea, i laureati in Comunicazione del 2004, a cinque anni dalla laurea, lavorano nell'87% dei casi, contro la media nazionale che si ferma ad un più basso 82%. E i neolaureati triennali del 2008? Anche loro, non sono sotto ai ponti: lavorano nel 49% dei casi contro il 42% nazionale.
Il Ministro dell'Istruzione non è stata comunque l'unica ad elargire giudizi negativi a tal riguardo. Come ci ricorda Giovanni Boccia Artieri nel suo articolo, già in passato Maurizio Sacconi, Bruno Vespa nonché l'ex premier Romano Prodi si erano fermamente schierati contro gli studi in Comunicazione. Elemento comunque imprescindibile per il mondo della politica. Evidentemente, visto l'andazzo generale in Italia, chissà perché, non ci stupisce più di tanto questa loro considerazione. Tantomeno la mancanza di reazioni da parte della politica e dell'università, compensate da quelle, numerosissime, degli utenti sui più svariati social media.
Di seguito il video della singolare dichiarazione a Ballarò:
Per finire col sorriso e l'amaro in bocca al tempo stesso, la open letter di Simona Melani:
“Gent.ma Ministro Gelmini,
ho 25 anni, sono laureata in Scienze della Comunicazione e mi sto specializzando in pubblicità.Molte volte mi sono sentita dire, un po’ per scherzo e un po’ sul serio, che il mio era un corso di laurea “facile” e che un mio trenta in Sociologia o non valeva neanche la metà di un 25 preso da uno studente di giurisprudenza in diritto penale o di un 18 in Anatomia.
Ho risposto sempre con il sorriso sulle labbra a chi dubitava dell’utilità dei miei studi: ho risposto lavorando di giorno e studiando di notte, ho risposto trovando sempre degli ottimi lavori, senza raccomandazione e nei quali ho messo a frutto i miei studi.
Dall’aria che tira, mi pare di capire che su un’eventuale Arca di Noè, non ci sarebbe spazio per noi poveri professionisti della comunicazione. Non per me, né per i creativi, né per gli stagisti che a centinaia lavorano nelle aziende dell’impero mediatico del Presidente del Consiglio. Noi non serviamo, le nostre lauree non servono.
Sono inutili anche tutti quei comunicatori, esperti di immagine creativi e chi più ne ha più ne metta che in questi anni non solo hanno permesso l’aumento esponenziale del fatturato delle aziende del Presidente del Consiglio, ma che lo hanno anche supportato nella sua discesa in campo e che studiano le sue mosse e quelle del suo partito.
Le sue parole a Ballarò, poche e passate forse in sordina ai più, “abolire le lauree inutili in Scienze della Comunicazione” sono state come un colpo di pistola. Se lo dice il ministro, mi sono detta, sarà vero. Io mi fido delle istituzioni, sa?
E allora come mai permettete il proliferare di università private che chiedono 30.000 euro per un master in comunicazione?
O è truffa o è circonvenzione d’incapace. In entrambi i casi, un reato.Ho frequentato l’università pubblica, il mio corso di laurea è stato autorizzato dal ministero da lei presieduto. Quindi io sono stata truffata dallo Stato. E pretendo un risarcimento.
Ho fatto un breve calcolo: 5 anni di tasse, di affitto – sono una fuorisede – di libri, di abbonamento ai trasporti, bollette e spese varie fanno circa 10.000 euro. Se a questo ci aggiungiamo il danno biologico – studiando la notte e lavorando di giorno, il mio fisico ne ha risentito – e i danni morali e materiali arriviamo a 20 mila euro. Che ho intenzione di chiedere all’Università di Palermo e al Ministero dell’Istruzione. Io in cambio chiedo l’annullamento della mia laurea e mi impegno a reinvestire i soldi del risarcimento in una bella laurea in giurisprudenza. E in un biglietto A/R per Reggio Calabria. Sa com’è… per l’abilitazione.
Sono certa che, nell’eventuale causa, Lei mi fornirà tutto il supporto e l’appoggio possibili. Cordialmente,
Simona Melani”
Sicuramente non si può negare che, nel settore ci siano precarietà e stipendi più bassi.
Ma, forse, ragionandoci su: a chi/cosa attribuire la colpa di tutto ciò se non a questi continui e imperterriti giudizi negativi che si protraggono ormai da anni?
Non è ora di essere positivi e propositivi a riguardo e innescare una rivoluzione comunicativa che possa portare a conseguenze e risultati più soddisfacenti per tutti?
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