Il tema dell'innovazione nella Pubblica Amministrazione non è mai semplice da trattare. Parlare poi di social media e piattaforme partecipative al servizio del cittadino può diventare quasi tabù.
Poco a poco, però, singoli politici (ricordate i sindaci su Facebook?) o organizzazioni amministrative virtuose hanno incominciato a 'mettersi in gioco'. E allora possiamo incominciare a chiedercelo: quali sono le reali prospettive italiane in tema di PA 2.0?
Il Rapporto e-Gov Italiano 2010, scaricabile gratuitamente qui effettuando il login e di cui potete trovare un executive summary qui, chiarisce alcuni dubbi. Ma diventano inoltre veramente interessanti i risultati di uno studio dal titolo eloquente: "Comuni 2.0. Utilizzo dei social network nei comuni italiani di medie e grandi dimensioni".
Il progetto, realizzato dall'Università di Modena e Reggio Emilia insieme al Comune di Reggio Emilia, è nato con l'obiettivo di indagare proprio l'utilizzo dei social media da parte delle pubbliche amministrazioni locali, cercando di tracciare una mappa dei comuni italiani 2.0. Quali sono stati i risultati emersi?
Le conclusioni principali verranno presentate e discusse Martedì 12 Aprile 2011 in una conferenza aperta a tutti a Reggio Emilia. Per avere qualche interessante anticipazione abbiamo avuto il piacere di intervistare il Prof. Fabrizio Montanari, docente di Organizzazione Aziendale presso l'Università di Modena e Reggio Emilia e responsabile scientifico del progetto.
Buongiorno, può parlarci di come è nato il progetto?
Il progetto è nato in parte all'interno di alcune attività che stavamo svolgendo sul tema dei social media e della politica 2.0 in OPERA, unità di ricerca interna al dipartimento di Comunicazione ed Economia dell'università, in parte da un costante confronto con la pubblica amministrazione di Reggio Emilia, con cui poi abbiamo effettivamente collaborato per avviare e portare a termine lo studio.
L'idea di base è che i social network stanno cambiando non solo il mondo delle tecnologie in sé ma in generale la realtà sociale, politica ed economica del nostro Paese e del resto del mondo. Dunque tutte le organizzazioni, dalle aziende alla pubblica amministrazione, sono certamente interessate a questi fenomeni di grande rilievo.
Può già darci qualche statistica relativa all'analisi?
Il lavoro è durato circa un anno ed ha coinvolto un team composto da una decina di persone.
All'inizio abbiamo mappato i comuni italiani compiendo una prima importante decisione: visto il numero molto elevato abbiamo optato per considerare 'solo' quelli di medio-grandi dimensioni, con una popolazione maggiore di 15.000 abitanti. In tutto abbiamo contattato 709 comuni inviando loro un questionario elettronico. Esso è stato integrato con un'analisi qualitativa condotta direttamente sui social content, in particolare per quanto riguarda Facebook, YouTube, Twitter e Flickr.
Abbiamo registrato un buon tasso di risposta (29% della popolazione complessiva) che ha portato ad un campione finale di 206 amministrazioni che ben rappresentano la realtà comunale italiana e che ci ha permesso di trarre delle conclusioni di interesse nazionale.
Quali sono queste conclusioni? In generale, quali sono i risultati più interessanti e significativi?
Per prima cosa abbiamo rilevato un dato che forse va controtendenza rispetto all'immaginario collettivo: negli ultimi 3 anni circa la metà dei comuni rispondenti ha investito in progetti relativi ai social media. In particolare, le prime tre piattaforme per investimento di tempo e denaro sono state Facebook, YouTube e GoogleMaps. Con sorpresa Twitter resta fuori dalla top 3. Il social network però è presente quando si parla dell'utilizzo congiunto di più piattaforme, essendo Facebook-Twitter-YouTube-Flickr la 'combinazione' maggiormente scelta.
Gli investimenti non sono stati però troppo importanti: la media è poco più di 3 su una scala da 1 a 7. Gli sforzi maggiori sono stati fatti dalle città capoluogo di provincia. L'intento è in generale quello di aumentare il grado di interazione comune-cittadini e di avvicinare le nuove generazioni alle amministrazioni pubbliche.
A livello pratico i comuni hanno attivato servizi ad hoc, erogati esclusivamente attraverso le nuove piattaforme?
No, a livello di servizi erogati non ci sono state grandi novità: i comuni utilizzano i social media soprattutto per dare informazioni ai cittadini su cultura, trasporti, assistenza, etc. Tutti servizi che venivano già assicurati, anche se in modalità e con mezzi diversi.
Quello che invece è cambiato è principalmente l'organizzazione interna e del lavoro dei dipendenti: aumentano per esempio la quantità di attività da svolgere e l'autonomia a loro richiesta, la capacità di coordinamento. Si sente una grande necessità di formazione adeguata e, a volte, di introdurre nuove figure professionali.
Siete anche riusciti a tracciare qualche possibile scenario futuro?
Gli sviluppi futuri saranno probabilmente di due tipi: aumenterà la necessità di formazione e di competenze specifiche richieste ai dipendenti interni. Inoltre, per ora molti servizi offerti attraverso i social media sono avviati senza utilizzare specifici indicatori di efficacia/efficienza. In futuro nascerà forse il bisogno di lavorare anche sulla definizione di indici di performance adeguati.
In generale, abbiamo rilevato che i comuni vogliono continuare a investire su progetti sui social media, confermando le scelte fatte in questi ultimi tre anni.
Grazie professore!
Grazie a voi! Colgo l'occasione per invitarvi tutti alla giornata di presentazione della ricerca: avremo così modo di parlare meglio di quello che ci siamo detti e di molti altri risultati che sono emersi.
Sembra quindi che anche l'Italia si stia attivando per migliorare le attività e le politiche di e-government partendo proprio dai comuni, le prime amministrazioni ad essere in contatto diretto con il cittadino. Sicuramente i progetti avviati, le potenzialità e la voglia di fare sono ottimi punti da cui partire: speriamo di potervi aggiornare a breve con novità rilevanti in tema di PA 2.0, made in Italy of course!