Nel 2011 Apple diventa l’azienda con maggior valore al mondo. Un anno fa il Ceo la definiva “una gigantesca startup”, che oggi conta circa 50000 dipendenti. Quali sono gli insegnamenti per una startup del trentennio di guida di Steve Jobs?
1.Vision
“Vuoi trascorre il resto della tua vita vendendo acqua zuccherata, o vuoi una possibilità di cambiare il mondo?”, per cirarlo. La risposta suggerisce di essere preparati. Cosa significa? Prevedere il futuro. Ovvero studiare il mercato, imparare a (ri)conoscere i progetti che in virtù di esso stanno in piedi, organizzarne al meglio la stratega di inserimento. Il contesto della nostra vision non è prevedibile, in realtà, perchè viviamo un mondo di sorprese: l’unico modo per prevedere il futuro è crearlo.
2.Mission
Corrisponde in gran parte all’idea. Essa è frutto di diversi fattori: motivazione, genio, tecnica, maturità, serendipity, cultura del fallimento. Su questo si è lungamente speso pochi giorni fa Guy Kawasaki sul suo profilo Google+, in un post intitolato “Cosa ho imparato da Steve Jobs”.
3.Team (+ scelta di Mentor, Partner ed Investitori)
Una caratteristica particolare della leadership di Jobs aveva a che fare con la sua smisurata ambizione: sosteneva il bisogno di doversi confrontare con persone professionalmente sempre superiori. Secondo una scuola di pensiero (si veda: G. Kawasaki, L’arte di partire bene), non andrebbe scartata l’ipotesi di scegliersi candidati con grossi punti di forza pur avendo forti punti deboli.
Infatti, un team in possesso di competenze elevate e diversificate è esattamente ciò di cui ha bisogno la startup, perché ha scarse risorse a partire dai membri che la costituiscono. Non c’è spazio per gli esuberi e farsi spaventare dai punti deboli corrisponde ad una tendenza alla mediocrità.
Quando Apple entrò nella fase corporate, diede vita al Fellows Program, per cui dipendenti particolarmente straordinari per contributo tecnico o carismatico all’interno del mondo informatico ottengono un riconoscimento dall’azienda, per mezzo dei quali, cioè, si rende capace di realizzare i suoi obiettivi.
Lo scopo finale è che “Apple non costituisce grandi team per lavorare su ogni singolo prodotto, piuttosto assume poche persone, ma molto intelligenti, in grado di lavorare su diversi progetti e di spostarsi da un progetto all’altro in base alle esigenze”.
Ma se state accarezzando narcisisticamente i vostri difetti, chiedetevi: sono perfettamente qualificato? Valuto gli altri rispetto a standard superiori di quelli utilizzati per me stesso? Se le risposte non sono affermative, meglio mettersi a lavorare: un team perfetto è ciò che renderà possibile la realizzazione dei punti 1 e 2.
4.Competitors
“Sfortunatamente, la gente non si sta ribellando contro Microsoft. Non conoscono niente di meglio”: l’insegnamento in questo caso sta nel sapersi far riconoscere dai propri clienti all’interno del mercato che conquistiamo.
Il posizionamento consiste nel saper individuare e scegliere la propria nicchia a cui dare risposte concrete sulla base del valore del prodotto o del servizio che offriamo e sulla capacità che abbiamo di fornirlo. Generalmente pensiamo di dimostrare la nostra conoscenza n materia sui nostri bei assi cartesiani in cui la nostra impresa si trova sempre in alto a desta (forse perché il mercato è grande e non ci sono competitor?).
Quando avremo imparato il senso di questa istruzione, allora sarà possibile affermare qualcosa come "Presto esisteranno due tipi di persone: quelle che useranno dei computer e quelle che useranno Apple”. Il nostro business plan prevederà dettagliatamente tale analisi.
5.Packaging e tecniche di pitching
Basta vedere le presentazioni dei prodotti a Cupertino per farsi un’idea completa della cultura aziendale di Apple sotto la guida di Jobs. La capacità di parlare in pubblico e tenere una presentazione secondo particolari modalità corrispondono in questo caso all’importanza per il design, la forza dei risultati di qualità ottenuti, l’attenzione per la giusta capacità di presentazione e persuasione sono sempre stati in perfetta sintonia con il prodotto.
Jobs ha insegnato ad usare la fantasia, a sognare grazie all’applicazione tecnologia. Bisogna riconoscere come abbia cercato nel proprio caos interiore, tutte quelle regole da ribaltare, assumendosi un grande rischio.
Generalmente i manuali che insegnano ad ottenere dei risultati sostengono la tesi inversa: cioè dare importanza alla funzione, non alla forma e studiare i background dei grandi imprenditori di sempre per scoprire che non erano nati per creare un’azienda da svariati miliardi di dollari, oltre a riproporre un metodo già collaudato.
Jobs ci ha lasciati con un consiglio diverso: esserci. Essere le persone giuste al momento giusto.
Mi piace poter lasciare il discorso aperto, concludendo questo post con lo spot omaggio della Apple, nella versione italiana doppiata da Dario Fo: Think Different.