Gabriele Costamagna, CEO di SportSquare, è appassionato di calcio, ma di un calcio un po’ particolare: quello che si gioca davanti allo schermo di un computer e in cui l’utente non è uno spettatore passivo ma il manager della propria squadra. Sto parlando di videogiochi come Hattrick e Football Manager, ovvero i cosiddetti “manageriali” che spopolano ormai dalla fine degli anni Novanta in tutto il mondo.
Negli ultimi dieci anni però ne sono accadute di cose nel mondo dei videogiochi, una tra tutte l’emergere dei social game, quei giochini integrati nei social network o negli smartphone in cui gli utenti, piuttosto che in complesse sfide, sono impegnati a coltivare il proprio orticello.
Gabriele ha così pensato di svecchiare i buoni vecchi manageriali e di inventarsi una versione tutta nuova; quella in cui il manager della squadra non è solo nella propria sfida, ma supportato dai suoi amici di Facebook che possono diventare parte del team. È nato così SoccerSquare, il primo social game manageriale per Facebook rivolto ai più di 3 miliardi di appassionati di calcio nel mondo.
Vuoi partecipare alla sfida? Ti colleghi all’applicazione, customizzi il tuo avatar, scegli lo sponsor che finanzierà la squadra, infine assumi gli amici come assistenti per aiutarti a costruire la tua cittadella sportiva. Ogni giocatore è così impegnato assieme al proprio team, non solo nella gestione della squadra, ma anche nella costruzione del ristorante che aiuta ad aumentare gli incassi e della palestra delle cheerleader che sono un toccasana per il buonumore dei giocatori.
Naturalmente per tutto ciò è necessario un budget che i manager possono guadagnare facendo pagare i biglietti agli spettatori delle partite virtuali, ma anche acquistando direttamente monete e banconote. Se ai micro-pagamenti si aggiunge poi l’in-game advertise (realizzato attraverso la sponsorizzazione delle squadre e altre forme di product placement integrate) ecco che SoccerSquare ha identificato anche il proprio revenue model.
Dalla viralità all’engagement
L’idea c’è, il modello di business pure, ora manca quindi solo una cosa: la community di utenti. Per costruirla Gabriele ha deciso di sfruttare la potenzialità virale di Facebook. Sviluppare un’applicazione all’interno di un social network con 750 milioni di utenti, li rende infatti tutti virtualmente raggiungibili, soprattutto se, per avere successo nel gioco, è necessario costruire la squadra invitando gli amici. Come ci racconta Gabriele “attraverso il passaparola in 2 mesi SportSquare ha raggiunto i 20.000 utenti e sta crescendo di 400 utenti al giorno. Il 50% sono Italiani, gli altri sono soprattutto Indonesiani, Colombiani, Cileni, Greci e Malesiani.”
La viralità ha così consentito la diffusione internazionale dell’applicazione, mentre per stimolare la sfida e raggiungere le 400.000 partite giocate è stata introdotta una tecnica di engagement e fidelizzazione costituita dai campionati: “ogni nazione ha il suo campionato. Il giocatore parte dalle serie inferiori e poi con le promozioni può arrivare alla serie A. Poi ci sono le partite di Coppa nazionali e la Champions League, le amichevoli e i tornei a cui gli utenti possono partecipare sia come giocatori, sia come spettatori.”
“Si è creata così una community composta da utenti che hanno dai 15 ai 70 anni. Ci sono nipoti che insegnano ai nonni come giocare e che si sfidano e interagiscono nella nostra pagina Fan. Questi feedback degli utenti sono fondamentali, quindi noi siamo sempre molto presenti online.”
Il team imprenditoriali: sviluppo, management e interaction design
A crescere però non è stata solo la community di videogiocatori, ma anche la startup di Gabriele. L’idea di SoccerSquare è infatti nata nel marzo 2011 durante l'edizione torinese di StartupWeeked, arrivando terza. “Inizialmente eravamo solo tecnici e ci siamo dedicati allo sviluppo della parte di back end. Mancava la parte di managment, ma in questo ci ha aiutato I3P, Incubatore di Imprese Innovative del Politecnico di Torino, presso cui siamo attualmente incubati.”
“Dopo il lancio della versione beta, ci siamo però accorti di aver fatto un errore, ovvero di aver sottovalutato la parte di front end. Realizzare un gioco e far sì che le persone entrino e capiscano quello che si può fare è infatti molto complicato. Abbiamo per questo cominciato a lavorare con The Doers, uno studio di interaction design di Torino, che ci aiuterà nel miglioramento della user journey.”
“La cosa più importante di questi primi mesi di lavoro è stato dunque il core team che si è creato. Lavorando assieme abbiamo commesso degli sbagli che però ci hanno consentito di imparare dai nostri errori e di non farne più in futuro quando svilupperemo i prossimi giochi.”
"SoccerSquare è infatti solo il primo di una serie di giochi di sport manageriale che svilupperemo con Sportsquare Games. E non dovrete nemmeno aspettare molto per la versione dedicata al cricket (sport con 2 miliardi di appassionati), al baseball o alla pallavolo, visto che gran parte del lavoro del team è stato finalizzato a rendere la parte di back end altamente scalabile."
Curiosi di scoprire quando potremo cominciare a sfidare videogiocatori indiani in campionati di cricket? Beh, allora seguite @sport_square.