Ogni azienda è solita analizzare in maniera approfondita il suo andamento nel tempo per valutare la sua performance passata e per prevedere le possibili direzioni dell’andamento futuro.
Una startup, proprio perché è un’impresa in fase di validazione del suo modello di business, ed è dunque soggetta a maggiore incertezza, dovrebbe analizzare e interpretare il suo andamento nel tempo per capire in quale fase si trova e quali potrebbero essere le future traiettorie di sviluppo.
Il tipico e auspicabile modello di crescita delle startup è quello cosidetto a “bastone da hockey”. Si tratta cioè di un andamento che prevede una crescita lineare molto contenuta nei primi tempi (può trattarsi di mesi o di anni), per poi esplodere improvvisamente in una crescita esagerata nella parte finale, così come è osservabile dal grafico sottostante. Spesso gli eventi che determinano l’esplosione della crescita sono imprevedibili e fuori dal nostro controllo, quindi anche la fortuna ha un ruolo importante in questo processo.
La curva tipica delle startup
Paul Graham ha analizzato nel dettaglio il percorso delle startup lungo questa curva, mettendo in evidenza una serie di momenti cruciali, soprattutto dal punto di vista emotivo dei founder, che se superati con tenacia e fortuna permettono di raggiungere la “terra promessa” e cioè il momento in cui la crescita prende il volo e l’impresa inizia a cavalcare il successo.
Gli step della curva
1. Secondo Paul Graham le startup partono sull’onda dell’entusiasmo, tutti sono iper-motivati e le aspettative sono alle stelle.
2. Il primo crollo motivazionale avviene quando l’effetto novità svanisce e resta invece soltanto il lavoro duro da svolgere.
3. Segue un lungo momento di piattezza definito il “passaggio del dolore”, qui gli startupper sono soli, assaliti dai dubbi, i risultati tardano ad arrivare e bisogna mantenere la concentrazione per non rischiare di abbandonare il progetto. La maggior parte degli startupper cade vittima di questo momento.
4. Ma non finisce qui. Anche il rilascio di primi miglioramenti al prodotto potrebbe non essere sufficiente per lo slancio verso la crescita e diventa così facile demoralizzarsi facendo fatica a vedere la luce in fondo al tunnel.
5. Dopo qualche tempo qualcosa sembra cambiare, arrivano i primi altalenanti segnali di speranza, ma non è ancora abbastanza, la startup stenta a decollare.
6. Improvvisamente accade qualcosa di inaspettato. I numeri cominciano a migliorare nettamente, il mercato comincia a prendere sul serio il prodotto e i risultati non tardano ad arrivare, finalmente la “terra promessa” è stata raggiunta.
7. La crescita prosegue inesorabile e a questo punto è possibile dichiarare il successo della startup. La tenacia dimostrata nei momenti di difficoltà è stata l’ingrediente principale per il raggiungimento dell’obiettivo. A questo punto è possibile consolidare oppure pensare a una exit strategy.
A cosa serve analizzare una curva di crescita?
Innazitutto va detto che non esiste una singola metrica universale per misurare la crescita. Qualcuno pone le vendite sull’asse verticale di questo tipo di curva e altri i visitatori, dipende dal tipo di startup e da quale sia l’elemento chiave da misurare per determinare l’andamento nel tempo.
Analizzare una curva di crescita ci aiuta a capire a che punto siamo, ci permette di guardarci alla spalle e capire se abbiamo costruito qualcosa, se c’è bisogno di un cambiamento di rotta nella strategia, se le richieste degli utenti siano effettivamente sensate o se dobbiamo proseguire per la nostra strada.
Ciò che è più importante è comprendere bene quali solo le leve della crescita, ossia quelle variabili che se influenzate impattano positivamente o negativamente sullo sviluppo della startup.
Una volta compreso saremo certamente più consapevoli di cosa il futuro ha in serbo per noi.
E la tua startup che curva ha?