Quando si pensa ad una startup, il senso comune ci porta ad immaginare un gruppo di geek che sviluppano app o un giovane imprenditore con un biglietto d’aereo pronto per volare negli Stati Uniti alla ricerca di fortuna nella terra promessa della Silicon Valley.
Esistono però anche delle realtà diverse, in cui l'innovazione nasce nei laboratori di ricerca e cresce all'interno di incubatori d'impresa universitari, dove la cultura imprenditoriale si sposa con le skills tecniche, per dare vita a startup high tech.
Abbiamo introdotto questo discorso grazie all'editoriale di Emil Abirascid, special guest del mese per la nostra Categoria.
Per addentrarci meglio in questi mondi abbiamo intervistato Marco Cantamessa, professore di Innovation management and product development al Politecnico di Torino, nonché Presidente di I3P, Incubatore di Imprese Innovative del Politecnico di Torino.
Come abbiamo visto in un precedente post, I3P è stato fondato nel 1999, quando ancora in Italia non esistevano incubatori universitari. Da 12 anni I3P supporta lo sviluppo di imprese science-based fornendo spazi attrezzati, consulenza di business e un network sia tecnico che manageriale. Nel 2011, I3P ha avviato un programma di incubazione dedicato alle startup digitali: TreataBit. Gli aspiranti imprenditori hanno a disposizione, oltre alla consulenza di business dei professionisti di I3P, uno spazio di co-working in cui sviluppare i loro progetti e interagire con gli altri team imprenditoriali.
All'interno dell'incubatore stanno dunque crescendo startup legate al mondo della rete, di cui Ninjamarketing ha già parlato, come la piattaforma di streaming video Wim.Tv e la software house dedicata ai social game manageriali SportSquare.
In I3P non mancano però spinoff del Politecnico di Torino, ovvero startup nate proprio nei laboratori di ricerca, come Nesocell, che produce isolanti termici a basso impatto ambientale, o Bionicatech, operante nell’ambito dei materiali per implantologia orale e chirurgia ortopedica.
Vediamo allora, con il prof. Cantamessa, quali sono le differenti modalità attraverso cui un'idea e un progetto di ricerca possono trasformarsi in una startup.
In cosa consiste il trasferimento tecnologico?
"Consiste nel trasferimento della conoscenza dal mondo della ricerca verso il mercato per realizzare un prodotto che le persone possano usare e che le imprese abbiano convenienza economica a produrre. Si tratta di un processo complesso, in quanto accademia ed industria hanno interessi che sono non dico divergenti, ma comunque ortogonali tra di loro. In alcuni casi il punto di mediazione lo si trova per via contrattuale, attraverso un brevetto, altre per via istituzionale, creando uno spinoff accademico."
"La conoscenza legata alla tecnologia si caratterizza in quanto è una conoscenza soprattutto tacita, legata al know how delle persone. Quindi è difficile da trasferite. Nel caso più semplice il ricercatore può passare i diritti di proprietà industriale. In questo caso esistono strutture accademiche dedicate, ovvero gli uffici di trasferimento tecnologico, che supportano i ricercatori nella brevettazione e vendita della propria idea. In altri casi invece il ricercatore può aver scritto un brevetto, ma poi per poterlo usare deve lavorarci ancora alcuni anni a stretto contatto con le persone dell'impresa che poi la sfrutteranno. Questo passaggio tra persone diventa dunque cruciale."
"Esistono poi settori molto avanzati, in cui non esiste una domanda sufficiente e dunque non vi sono aziende in grado di cogliere i risultati di ricerca. In questo caso è possibile creare uno spinoff accademico, ovvero una nuova società che, a partire della ricerca scientifica, porta un oggetto molto innovativo ad uno stadio di maturazione sufficiente per essere attrattivo per l'industria."
Qual è il ruolo delle istituzioni pubbliche nel supporto all'innovazione?
"Su questo tema io ho una visione liberale: il pubblico e le istituzioni formative devono fare tutto quello che il mercato non è in grado di fare. Quando poi il mercato diventa pronto, devono fare un rapidissimo salto indietro. Quindi devono dare nuovi stimoli per invogliare le persone a buttarsi in campi nuovi, non in termini di committenza, ma in funzione della realizzazione di un prodotto veramente nuovo da vendere in tutto il mondo."
"Questo è dunque il ruolo dell'istituzione pubblica come attore direttamente impegnato nei processi di innovazione. C'è poi un altro ruolo fondamentale, che è quello di rendere le istituzioni economiche e di mercato nel nostro Paese veramente funzionanti. Questo purtroppo non sempre viene fatto. A livello locale ci sono molti vincoli. L'esperienza che noi abbiamo avuto in I3P è che i vincoli della crescita delle imprese nuove sono straordinariamente alti. Le startup avranno molta difficoltà a decollare, fin tanto che nel nostro Paese l'incentivo all'evasione sarà forte come è adesso o fin tanto che, per alcuni aspetti deteriori dell'economia italiana ma anche per la forte pressione fiscale, l'incentivo principale per un'azienda sarà quello di dotarsi di un bravo commercialista, non di fare un progetto di innovazione. E' dunque necessario un lavoro di sinergia per stimolare le persone e dare loro degli strumenti per realizzare un'attività imprenditoriale innovativa."
Esistono specificità locali che favoriscono l’innovazione in Piemonte? In quali settori?
"Il Piemonte è sempre stata una regione manifatturiera, legata alla capacità di realizzare degli oggetti fisici. Attualmente gli studi demografici ci hanno mostrato come Torino abbia dentro di sè persone del terziario avanzato e un grosso parterre di persone ancora legate alla fabbrica. Da un lato dunque Torino non è più una città manifatturiera, perché la maniffatura low cost se ne sta andando da un'altra parte; dall'altro non è sufficientemente forte nel campo dei servizi avanzati, legati ad esempio ad Internet, perchè i numeri sono ancora da élite. Dunque le potenzialità di sviluppo derivano dalla possibilità di coniugare questi due tipi di professionalità, ad esempio inserendo intelligenza negli oggetti, in quell'ambito emergente definito Internet of Things."
"Il connubio tra oggetti fisici e intelligenza, nel medio termine, potrà consentire di sfondare nel settore degli edifici intelligenti e della domotica. Si potrà portare dell'intelligenza nel settore del mobile, ad esempio per rendere gli ambienti di vita più fruibili da persone con problemi di disabilità o anziani. Si potranno rendere più intelligenti le automobili o i sistemi di controllo del traffico. Sono tutti contesti in cui c'è ancora della manifattura, non è tutto software che viaggia sul cloud, ma non è neanche la vecchia tecnologia. In quest'ambito Torino ha molto da dare."
Diventare imprenditori: le opportunità delle StartCup regionali
Abbiamo dunque visto come sia possibile innovare sfruttando le specificità locali e i risultati della ricerca accademica. Gli incubatori universitari sono nati proprio per favorire tale processo e per fornire aiuto a tutti gli aspiranti imprenditori nei differenti ambiti della ricerca, dal biomedicale, al cleantech, fino alle ICT e al Web 2.0.
Tutti coloro che hanno un'idea di business possono dunque rivolgersi agli incubatori universitari della propria regione e, in particolare, partecipare alle business plan competition regionali, ovvero le StartCup.
Ad esempio l'Incubatore del Politecnico di Torino, assieme ad altri attori piemontesi quali lo Staff cultura d'impresa e del lavoro dell'Università degli Studi di Torino, a 2i3T, l'Incubatore di Imprese dell'Università degli Studi di Torino e a Enne3, l'Incubatore di Impresa del Polo di Innovazione di Novara, hanno organizzato anche quest'anno il concorso StartCup Piemonte Valle D'Aosta. Entro il 20 aprile è possibile inviare le proprie idee di business online, per poi essere selezionati per ricevere supporto nella seconda fase della competizione, ovvero il concorso dei business plan che si conclude il 18 luglio.