Fotografo, comunicatore, artista, provocatore, visionario, sono solo alcuni dei termini utilizzati per descrivere uno dei personaggi più interessanti e noti degli ultimi tempi. Oliviero Toscani, fotografo, è conosciuto per le sue immagini forti e dirette, ma forse ancor di più per lo shock che esse creano, puntualmente, qualsiasi sia il loro soggetto.
Come comunicatore ha fatto della provocazione un metodo, un modus operandi che non lascia scampo e non risparmia niente e nessuno, che si tratti di temi caldi di attualità, cultura o religione. La provocazione per lui non rispecchia un atteggiamento negativo, è anzi un modo per produrre interesse e stimolare reazioni creative e non scontate.
Sul suo sito si legge: "Il lavoro di Toscani è stato esposto alla Biennale di Venezia, a San Paolo del Brasile, alla Triennale di Milano e nei musei d’arte moderna e contemporanea di tutto il mondo. Ha vinto numerosi premi come quattro Leoni d’Oro, il Gran Premio dell’UNESCO, due volte il Gran Premio d’Affichage, e numerosi premi degli Art Directors Club."
Nato professionalmente sul finire degli anni '60, inizia molto presto a collaborare con riviste di pregio e a curare campagne pubblicitarie per marchi noti della moda. Con le sue campagne per Benetton raggiunge la notorietà anche tra i non addetti ai lavori e il suo nome è sulla bocca di tutti per lo scalpore destato dalle sue immagini.
Ricorderete tutti la famosa foto del 1991, realizzata per il brand Benetton, che ritraeva una suora e un sacerdote che si baciano, esempio vincente di shockvertising: un concept che è stato usato e abusato da altri fotografi. E' stato infatti ripreso nella campagna Unhate (chi non ricorda i billboards che ritraggono il Papa che bacia l'Imam del Cairo?) ideata da Fabrica, che, nonostante non avesse più l'impatto emotivo della storica campagna di Toscani a cui è palesemente ispirata, si è guadagnata recentemente il premio Press Grand Prix al Festival della creatività di Cannes.
Campagna di Oliviero Toscani per Benetton del 1991
Ma questo artista così noto e controverso, pluripremiato e osannato da molti, cosa pensa del suo lavoro e della creatività? Proviamo a scoprirlo in questa breve intervista:
Secondo lei chi è il creativo oggi, e come si è evoluta questa figura nel corso degli anni?
Non esiste il "creativo", esiste un progetto, un idea e come conseguenza della qualità del come è realizzato può essere considerato creativo. La creatività dipende dal risultato finale di un lavoro. Autodefinirsi un creativo, o direttore creativo è una presunzione che denota la totale mancanza di creatività.
Come definisce se stesso ed il suo lavoro?
Io sono un fotografo, non mi sono mai definito diversamente.
Toscani e Sgarbi alla presentazione del Calendario 2011 del Consorzio Vera Pelle Italiana Conciata Al Vegetale
Con l'avvento del digitale com'è cambiata la fotografia firmata Toscani?
Con l'avvento della penna biro com'è cambiata la letteratura? E' soltanto cambiato il mezzo, nella sostanza non è cambiato nulla. E' certamente più veloce e purtroppo, da quello che vedo in giro, si produce più spazzatura.
Si riferisce all'uso di Photoshop e del fotoritocco?
In realtà il ritocco nella fotografia è sempre esistito: una volta si usava il ritocco con il pennello, c'era comunque un intervento tecnologico, seppur "artigianale", oggi sostituito dai programmi di fotoritocco.
Lei li ha mai utilizzati?
No, sicuramente le mie foto non si basano sul ritocco
Preferisce l'autenticità?
La fotografia è il risultato di una tecnologia, non è autenticità: ad essere autentico è il risultato finale. Ognuno può giungere a quel risultato nel modo che preferisce, c'è chi crede sia meglio ricorrere al fotoritocco, chi no. Poi si giudicherà il risultato, se interessante o meno, aldilà di come è stato realizzato.
La foto perfetta deve colpire il cuore o il cervello di chi la guarda?
Lei crede sia possibile scollegare il cuore dal cervello? Non è possibile separare l'aspetto razionale o irrazionale di una persona, ed una foto deve coinvolgere entrambi.
I committenti per i quali ha lavorato le hanno dato, nel brief, delle precise indicazioni, o le hanno lasciato ampia, se non totale, libertà?
Un lavoro non può mai essere totale libertà. Analizzo, osservo, giudico ciò che devo fare, parlo con il committente di turno, è importante creare un rapporto ed un dialogo. Ogni buon lavoro dipende dall'intelligenza del committente, ci vogliono committenti intelligenti, con cui dialogare e discutere, questo è l'unico modo per evitare un lavoro mediocre.
Articolo realizzato in collaborazione con Anna Sergio.