L'F-commerce, tra le ultime (in ordine temporale) trovate di Facebook, viene visto da molti come uno dei possibili derivati dell'E-commerce. L'F-commerce ricalca i modelli di social commerce, ovvero l'utilizzo di social media e/o online media che supportano interazioni sociali e contributi degli utenti, al fine di favorire la vendita e l'acquisto di beni e servizi online.
Facebook, con i suoi circa 700 milioni di utenti, potrebbe rappresentare un mercato potenziale enorme, tanto da spingere alcuni analisti ad ipotizzare che nei prossimi cinque anni il valore delle transazioni eseguite via Facebook sarà maggiore di quello di Amazon.
Fondamentalmente l'F-commerce è composto da quattro aspetti:
- Trial, o campioni di prova mirati all'acquisizione di nuovi clienti;
- Customer Loyalty, aumentare la fidelizzazione e, quindi, la probabilità che i clienti tornino ad acquistare;
- Customer Advocacy (passaparola), i cosiddetti "apostoli", clienti che non solo acquistano, ma diffondono feedback positivo a proposito dell'azienda;
- Customer Experience, probabilmente l'aspetto più importante di tutti, ovvero quello che permette di integrare le strategie di CRM e customer care in un'ottica veramente sociale.
Dal punto di vista degli utenti, l'acquisto via Facebook ricalca le dinamiche sociali dello shopping in real-life: si chiedono consigli agli amici e si condivide l'esperienza.
Abbiamo intervistato, al riguardo, Salvatore Molisso, amministratore unico della Namiti srl (azienda napoletana impegnata nel settore e-commerce), che attraverso il brand plares.it ha firmato la realizzazione di molti e-commerce di successo nazionali ed internazionali, curandone anche la gestione, la comunicazione e il web marketing.
Dall’intervista sono emersi particolari molto interessanti, approfondimenti e case histories su cui poter riflettere.
Come viene visto l'F-commerce dalla sua azienda? Minaccia vs Opportunità?
"Innanzitutto la prima riflessione che va fatta è piu in generale su Facebook, che ormai solo in Italia, conta 20.9 milioni di utenti, confermandosi come l’undicesimo Paese al mondo per numero di iscritti. Si tratta di un numero vastissimo di potenziali clienti. Quindi per la nostra azienda e per i nostri clienti rappresenta senz’altro un’opportunità, da implementare, però, in virtù della natura dei prodotti offerti".
"Del resto, tutti amano fare shopping chiacchierando con gli amici sui pregi e difetti dei prodotti che usano. Ed è un assunto ormai noto che le opinioni degli amici e dei conoscenti hanno un impatto motivazionale molto forte sul processo decisionale di acquisto. Quindi l'idea di cercare di trasferire i discorsi fatti nella piazza reale nella grande piazza di Facebook è corretta tecnicamente ed è stata questa l’intuizione alla base della creazione di F-commerce".
Continua Molisso:
"L’ f-commerce è solo uno degli ultimi nati nella grande famiglia dello shopping sociale, una realtà crescente che mixa l’ormai classico shopping online con gli elementi del social networking. Non si tratta solo di acquistare un prodotto, ma di riproporre le relazioni sociali online.
In questo contesto si inserisce l’f-commerce che puo rappresentare sicuramente un’ opportunità, ma molto dipende da come si svilupperà nel futuro. Al momento è ancora presto per pensare a numeri interessanti in termini di fatturato, almeno per il mercato italiano".
Cosa vogliono sapere le aziende “clienti” rispetto a questo nuovo strumento? Sono preparate al riguardo? Sanno cos'è?
"Le aziende clienti cercano sempre di implementare e migliorare il loro business e quindi ben vengano tutti gli strumenti in grado di accrescere il giro di affari e la riconoscibilità del brand".
"A fronte di aziende che non esitano ad innovare, ci sono aziende ancora restie ad innovare e a rinnovarsi. Sono ancora numerose, infatti, le aziende legate ai classici e tradizionali canali di vendita, promozione e distribuzione che vedono anche solo gli e-commerce in maniera scettica. Figurarsi l'F-commerce!
Da questo punto di vista, tranne alcune eccezioni, l'Italia è un paese conservatore. In linea di massima le aziende clienti non sono molto preparate al riguardo e in alcuni casi non sanno nemmeno di cosa si tratti".
Qual è la percentuale di quelle che lo hanno usato?
"In Italia sono ancora irrisori i dati e le percentuali sul numero di aziende che hanno usato l’e-commerce.
E’ già difficile trovare business-case di successo italiani nell’ ambito dell’ e-commerce a parte un paio di realtà che conosciamo tutti, quindi mi risulta difficile dare dati sul f-commerce".
Alcuni dati sul f-commerce italiano possono essere estrapolati facendo riferimento ad un’altra piattaforma di social commerce, Blomming, una delle prime aziende italiane a offrire servizi di social commerce, che vanta oltre 6000 shop creati in poco più di un anno dal lancio, dei quali più di 3300 hanno anche una vetrina su Facebook. Non a caso Blomming è stata insignita tra i quattro “Cool Vendors” nel settore e-commerce 2012 da Gartner.
In Italia, uno dei casi di maggiore successo è rappresentato dall’azienda Freddy. Mentre nella top ten degli f-commerce mondiali i primi tre posti sono occupati, rispettivamente, da Lady Gaga, Justin Bieber e Starbucks.
Qual è la risposta in termini di visite e/o ricavi?
"Anche solo le semplici pagine business di Facebook possono portare visitatori al sito. Stando ai numeri, il rapporto stilato nel gennaio 2012 da eMArketer, denominato Facebook Commerce: Reaching Shoppers Where They Socialize, che richiama al suo interno un sondaggio di Coremetrics, afferma che i rivenditori hanno calcolato che solo l’1,6% delle vendite provengono dai social network".
Molisso ci ha elencato alcuni dei vantaggi di Facebook e dei potenziali clienti del f-commerce:
- Gli utenti di Facebook spendono più del doppio degli utenti che non utilizzano Facebook. Senza considerare il fatto che una ricerca recente di Social Labs afferma che il 50% delle persone che visitano siti di e-commerce lo fa dopo essersi autenticata su Facebook;
- Se un utente mette un like ad una pagina è automaticamente interessato ai prodotti/servizi offerti e quindi:
- La probabilità che effettui un acquisto è del 51%;
- La probabilità che riacquisti di nuovo è del 28 %;
- La probabilità che parli in modo positivo del brand sale al 41%.
Ma questi sono solo numeri che non tengono conto della portata sociale e del valore del brand, dati impossibili da quantificare perché immateriali.
Come si collega al panorama di aziende napoletano? e in Italia?
"Le maggiori aziende italiane ormai hanno sviluppato una visione digitale che considera Facebook non come un canale a sé stante, ma come un canale parallelo al web o al mobile.
Le potenzialità di Facebook sono state intuite dalle grandi aziende del lusso italiane, da sempre molto attente alle nuove tendenze".
Di certo le aziende napoletane, che non peccano di originalità e spirito di iniziativa, non staranno a guardare.
Aspettative future?
"Il futuro dell’e-commerce non può che essere in crescita, soprattutto in Italia dove c'è ancora molto spazio. L'f-commerce, a mio avviso, non sarà alternativo all'e-commerce tradizionale, ma uno degli ulteriori canali da implementare insieme alle classiche strategie di web marketing per lo sviluppo dell'e-commerce.
Fermo restando che il sito (inteso come piattaforma), i contenuti ad esso collegati, la presentazione dei prodotti e navigabilità, restano fondamentali e sono e saranno il punto cardine di una strategia di lungo termine di successo".