La notizia è di poco più di due ore fa: Uber Milano opta per una linea aggressiva e di coinvolgimento dei clienti per far fronte a quella che ritiene una aggressione da parte del Comune e dalla lobby dei tassisti, accusati di episodi di violenza ed intimidazione dagli autisti che sono associati alla Uber.
Il comunicato edito sul blog dell'azienda e rilasciato presso gli organismi di stampa denuncia quella che viene definita come un'opera di intimidazione e boicottaggio ai danni di una startup il cui intento è quello di inserirsi nel complicato settore del trasporto privato in una grande metropoli.
Ora sia chiaro che non è nostra intenzione entrare nel merito delle argomentazioni addotte dalla giunta guidata dal sindaco Pisapia che intendono contrastare l'azienda, né prendere le parti di alcuno.
Le controversie di natura legale devono essere risolte nell'ambito della giustizia nelle sedi competenti, non c'è quindi che attendere le decisioni degli organismi preposti al fine di dirimere una palese divergenza di interpretazioni delle norme che regolano il noleggio con conducente e stabilire se vi siano stati o meno comportamenti scorretti.
Ciò che è degno di essere raccontato è la volontà dell'azienda di rendere partecipe i suoi clienti in questa battaglia, farsi forza dei feedback ricevuti attraverso la bontà del proprio servizio al fine di manifestare concretamente quanto Uber abbia diritto di esistere.
In una dimensione che ruota tutta sui social network infatti, Uber invita tutti gli iscritti all'app e più in generale gli utenti a contattare il primo cittadino di Milano attraverso tutti gli spazi possibili, dalla mail passando per il suo account Twitter, la pagina Facebook del comune, fino ad una petizione.
Una operazione di accerchiamento telematico volta a portare in uno spazio più aperto come è il web una questione che altrimenti sarebbe rimasta vincolata ai confini cittadini.