Nuovo sistema operativo, nuovo dolcetto in arrivo.
Google ha infatti optato per una partnership col colosso dolciario Nestlè per il lancio della nuova versione di Android, il sistema open-source in dotazione su moltissimi smartphone e tablet giunto all'edizione 4.4.
Si chiamerà Android KitKat e la notizia ha già fatto il giro del mondo a suon di crunch.
Google non è nuova a trovate di questo tipo, del resto anche le versioni precedenti, nei loro nomi in codice, richiamavano a snack di varia natura, da Jelly Bean passando per Frojo, Ice cream sandwich e Gingerbread.
Questa volta però ha deciso di vendere il nome (tenuto segreto sino al lancio della campagna al World Mobile Congress 2013 tenutosi a Barcellona) associandolo ad uno specifico prodotto con tanto di iniziativa promozionale che invita gli utenti a comprare barrette al cioccolato al fine di vincere un tablet Nexus 7.
Sin dalla sua nascita, la decisione di Google di produrre un sistema operativo open-source ha incontrato il favore di critica di settore, programmatori ed utenza. L'idea di concepire Android come gratuito, oltre a fornire lo spazio per una vasta gamma di app free o dal costo esiguo (per chi le scarica ma anche e soprattutto per chi le pubblica), ha sempre dato una connotazione inclusiva e partecipativa del progetto, nel quale ognuno poteva diventare un pezzo di Android e non solo un fruitore.
Ciò non di meno dal punto di vista imprenditoriale, aggiornare e rilasciare al pubblico un sistema operativo è un costo non di poco conto, richiede un sforzo di investimenti notevole e riuscire a finanziarsi senza gravare sugli utenti è da sempre ritenuto un compromesso più che accettabile.
Eppure da quando è stato reso pubblico il nome di Android 4.4 si sono susseguite una serie di recensioni che storcono il naso dinnanzi a KitKat, cerchiamo di capirne il perchè.
Innanzitutto l'idea di vendere in toto il nome ad un'azienda terza, secondo alcuni rischia di svilire e svendere nel suo complesso l'intero progetto Android, rendendolo una sorta di cartellone digitale sul quale leggere lo spot di turno.
Una critica forse eccessiva e volta al pessimismo ma che comunque apre la strada verso una riflessione più profonda in termini di identità di prodotto.
Quello che ci chiediamo è se legare Android a KitKat possa porre in essere una sovrapposizione di identità nella quale lo sponsor si trovi ad essere dominante rispetto allo sponsorizzato.
Le barrette al cioccolato di casa Nestlè sono un prodotto dalla connotazione netta e riconosciuta in tutto il mondo da più di ottant'anni. Uno snack di successo assoluto sempre giovane, che si adatta perfettamente al carattere aperto ed innovativo di Android, un traino di assoluto valore.
Ma rischiano di dominare Android in termini di riconoscibilità e legare il sistema operativo ad una serie di variabili e fail incontrollabili da parte di Google. La multinazionale proprietaria di KitKat infatti è la Nestlè, un'azienda finita nell'occhio del ciclone non più tardi di qualche mese fa per aver distribuito prodotti contaminati da carne di cavallo. Immaginiamoci cosa potrebbe succedere se in un prossimo futuro un qualcosa del genere dovesse avvenire su prodotti relativi all'industria dolciaria : nei panni di Google sareste contenti di aver associato uno dei vostri prodotti di punta ad un qualcosa di "guasto" ?
Sono riflessioni puramente teoriche ma che pongono dubbi sull'idea di legare se stessi a qualcosa che non si è in grado di controllare in toto e la cui immagine rischia di fondersi inesorabilmente con la nostra senza che si abbia il controllo e col rischio che un eventuale danno di immagine per il nostro simbionte ricada anche su di noi.