Abbiamo scoperto il salotto (Facebook), il corridoio (Twitter), la sala da pranzo (LinkedIn): la quarta stanza della nostra casa dei social network è la cucina, Instagram.
Forse siamo stati influenzati dalla mania di fotografare e condividere le proprie pietanze, certo: ma non solo. Perché Instagram è un social network dove condividiamo uno sguardo, una forma originale per definire cosa vediamo, schermandolo attraverso filtri che rendono "artistico" un attimo andando a caratterizzare la nostra identità.
Come quando serviamo un particolare cibo, appunto: dal tiramisù fatto con i pavesini al posto dei savoiardi, fino al ragù dove un tocco di creatività porta lo chef ad aggiungere una punta di peperoncino. Prepariamo il nostro piatto e lo facciamo degustare fieri della nostra unicità. Ok, una foto su Instagram non è solo questo, è molto di più: ma in una casa dove stanza per stanza troviamo funzioni e specificità diverse, ecco che la cucina può essere lo spazio dove si trovano le affinità maggiori con il gesto di "Instagrammare" un proprio attimo.
Il linguaggio di Instagram è fatto di gesti comuni: il selfie, la cattura del frammento che ci sembra degno di nota, la narrazione dello spazio e del tempo secondo l'iconografia e l'immagine. Proprio come in una cucina, dove la nostra originalità si esprime attraverso la bollitura dell'acqua, il salare a piacere, pelare e rosolare: gesti & comportamenti condivisi e diffusi, che uniti all'unicità della nostra vision generano contenuti e spunti unici e irripetibili.
La nostra pietanza è la foto, ovviamente. E la community di followers che troviamo su Instagram le persone che spizzicheranno dal nostro vassoio.
Ora voi direte: ma in sala da pranzo non si tiene una certa formalità? Certo che sì. Infatti quando ci proponiamo a tutto tondo, presentando la nostra realtà, offriamo uno spaccato degno della migliore etichetta: per questo quando si decide di mangiare insieme agli ospiti, ci spostiamo di stanza (e di social network). Lo sguardo soggettivo, personalizzante, per certi versi intimo, lo teniamo nelle retrovie, dove sappiamo di poter esprimerci, paradossamente visto il contesto, senza filtri. Gli unici concessi sono gli infiocchettamenti del nostro contenuto: il resto, dev'essere fatto come ci sentiamo.
Instagram è insomma una cucina abitabile, con tanti ingredienti (i nostri contenuti) e libri di ricette, stoviglie, utensili (le personalizzazioni offerte dall'app) a nostra disposizione. C'è anche volendo un tavolo, dove entra chi decide di scoprire cosa si nasconde dietro la formalità della nostra sala da pranzo e preferisce guardarci senza schermature. Dove anche il neofita può scoprirsi talento culinario, se applica la sua individualità; dove chiunque può diventare un MasterChef, anche senza sapere cosa significhi "mantecare".
Rimango solo due stanze da scoprire, nella casa dei social network: restate per noi per scoprire dove ci porterà Emanuela Goldoni!
NELLE PUNTATE PRECEDENTI:
La casa dei social network: spazi autentici o non luoghi digitali
La casa dei social network: Facebook, come un soggiorno
La casa dei social network: Twitter è un corridoio
La casa dei social network: LinkedIn è una sala da pranzo