Continua la nostra intervista al dott. Antonio Allegra, Italian Market Director Stickers & Cards di Panini S.p.A, che commenta il successo del brand sui social network.
Qui la prima parte dell'intervista.
Panini è stato uno dei primi brand a comprendere l’importanza della customizzazione del prodotto. Potrebbe citarci qualche esempio?
Credo che l’esperienza principale di customizzazione del prodotto portata avanti da Panini sia il progetto MyPanini™, nato a metà degli anni 2000: la possibilità per il collezionista di realizzarsi da solo, grazie ad un sito dedicato e a degli strumenti di personalizzazione facili ma allo stesso tempo completi, la propria figurina Panini.
Col tempo il servizio si è arricchito con la possibilità di progettare e realizzare anche l’album così da avere una raccolta Panini interamente customizzata e stampata esattamente come le “vere” figurine Panini.
Correva l’anno 1999 e una lungimirante Panini si dota di un dipartimento New Media. Evoluzione o rivoluzione del marketing?
La nascita della divisione New Media nel gennaio 1999 – divisione che all’inizio si chiamava Business Development e anche da questo fatto si capisce come veniva vissuto il progetto – fu originata da una lungimiranza di visione della direzione generale del Gruppo che, andando anche al di là del semplice aspetto marketing ma ragionando in termini di evoluzione del business nel suo complesso, vedeva nel web e nel multimedia in generale un’area strategica da presidiare e su cui investire in prospettiva.
Oggi, la divisione fornisce supporto alle 12 filiali del Gruppo Panini oltre che ai partner e i distributori, e sviluppa prodotti e servizi, anche B2B, sui mercati di tutto il mondo.
"Non importa in che cosa si è primi. Ciò che conta è esserlo, perché le persone si aspettano che tu lo sia”, così dichiara Ben Welsh, Executive Creative Director di M&C Saatchi Sidney. Quanto è vera per lei questa affermazione e in che cosa Panini si può dire pole position?
Affermazione per quanto mi riguarda, condivisibile, che va ben al di là della semplice frase ad effetto. In Panini questo concetto si coniuga con l’altro, simile e complementare, del fare comunque una cosa prima possibile: se è giusta avremo acquisito un vantaggio competitivo, se è sbagliata potremo partire prima per rimediare al nostro errore e ripartire.
Panini oggi mi sembra in pole position come strumento, “scusa”, base di partenza per condividere e rendere partecipi gli altri delle nostre passioni e lo stiamo vedendo in maniera importante in occasione di questi Mondiali FIFA e del successo che sta avendo questa collezione non solo in termini di prodotto venduto ma anche di “utilizzo” in senso più ampio – e penso ad esempio ai tifosi olandesi (e non solo) visti sulle tribune delle partite “abbigliati” come una figurina Panini.
Sale la febbre Panini su Facebook: una star planetaria, come Mario Balotelli che si chiede “Why always me” e si tagga in una foto assieme a uno speciale album Panini e Luca Argentero, l’attore sex symbol italiano che posta una sua immagine mentre attacca una figurina all’album: che cosa significa “condividere” al giorno d’oggi?
Le figurine Panini sono di fatto un social network ante litteram, una passione che è bella nel momento in cui è condivisa grazie allo scambio (e non solo).
Gli esempi citati di Balotelli – con la pagina dell’Italia dell’album Panini completata solo con sue figurine (e oltre 200.000 like in poche ore, oltre ad un fortissimo riscontro sui media mondiali) - e Argentero – che ha anche twittato una sua figurina Panini offrendosi come 12mo uomo a Prandelli – sono sintomatici della vicinanza “di spirito” tra le figurine Panini ed i social network, strumenti complementari per “condividere”
Un’ultima domanda: chi vincerà i mondiali?
La scaramanzia mi impedisce di rispondere…;)