Trasferirsi all’estero per lavoro ormai per gli italiani è diventata quasi una norma, obbligata o no. Ci si trasferisce per cercare prospettive lavorative migliori di quelle che offre il nostro paese, oppure per esigenze della multinazionale per cui si lavora. In entrambi i casi l’integrazione nel paese ospite, accettarne la mentalità, la cultura e le usanze diventa di fondamentale importanza se si vuole evitare che un’opportunità si trasformi in un’esperienza forzata.
Ecco alcuni semplici consigli e avvisi per non restarne completamente spiazzati.
Tutto il necessario per lavorare: passaporto, visti, assicurazione sanitaria
La maggior parte delle mete, in questo periodo, sono i paesi del medio oriente o le capitali dei paesi emergenti. D’obbligo è il passaporto da richiedere presso il comando di polizia dove si ha la residenza. Una volta inoltrata la domanda con le foto, passano in media 20 giorni per ritirarlo. In alcuni paesi è obbligatorio il visto di lavoro, per questo aspetto potete consultare il sito Vistionline.it. È bene munirsi di un’assicurazione sanitaria internazionale che copra eventuali necessità. In genere di visti e assicurazione si occupa l’azienda, ma sono informazioni utili se partite accompagnati dal partner o come lavoratori autonomi.
Salari, fisco e tenore di vita
Sempre più persone sottovalutano questo aspetto. Ogni paese ha il proprio regime fiscale ed è bene informarsi per tempo soprattutto se si vuole avviare un’attività in proprio. Stessa cosa per il tenore di vita e i salari. Questi ultimi saranno proporzionati agli standard locali perciò meglio non illudersi di poter fare “lo Zio d’America”.
Management
I principi universali del Management non esistono. Ci sono delle buone pratiche da applicare e relativizzare in base al paese in cui ci si trova. Un comportamento che in un’azienda francese è considerato ottimale, può essere distruttivo in un’azienda brasiliana. Ad esempio se in Italia il caporeparto o addirittura il principale gira tra le linee di produzione di una fabbrica, in Italia è visto di buon occhio, in Messico questa cosa metterebbe tutti gli operai in allarme.
Cultura, Tradizioni, società
È inutile porsi in totale antagonismo con una cultura e con delle tradizioni che non condividete. Ricordate sempre che siete ospiti e lo sarete per molto tempo. Rispetto non vuol dire condivisione in toto. Bisogna cercare di capire, di comprendere e modificare ad hoc determinati comportamenti senza ovviamente mortificare ciò in cui si crede. Non è relativismo, è semplicemente buon senso.
Non lasciate solo il partner
Se il partner decide di condividere con voi questa scelta, non lasciatelo solo, a maggior ragione se vi segue senza un lavoro. Il suo impatto con la nuova cultura sarà molto più incisivo rispetto al vostro. Dovrà vivere la routine, dovrà crearsi una routine. Cercate di condividerla e di crearla assieme.
Queste sono solo delle pillole. Se avete esperienza dirette da raccontare o semplicemente altri consigli aspettiamo i vostri commenti.