Il connubbio tra content marketing digitale e il cosiddetto Internet delle cose (in inglese Internet of Things, abbreviato in IoT) sta aprendo le porte a un mondo di opportunità per brand e consumatori. Dispositivi indossabili, app, sensori: prendiamo spunto dall'articolo di Rusty Weston su Ogilvydo.com per capire come il content marketing può utilizzare l'IoT per acquisire (e coinvolgere) clienti. Lo facciamo rispondendo a tre domande.
Cosa significa "Internet delle cose" per i Content Marketer?
Raccogliere dati per un content marketer è una grande opportunità di creare contenuti personalizzati per il proprio cliente e, di conseguenza, migliorare lead generation e brand awareness. Ma bisogna procedere con cautela. All'interno di un rapporto di fiducia, in cui privacy e tutela dei dati sono messi al centro della relazione azienda-cliente, il flusso di dati raccolto attraverso l'IoT sono elementi preziosi per rendere la propria strategia di marketing più efficace, confezionato su misura sul proprio target.
Content marketing: quale può essere uno scambio vantaggioso fra aziende e consumatori?
I brand hanno bisogno dei dati dei consumatori sia per capire se la propria offerta è adeguata al target, sia per offrire contenuti "cuciti" sull'esigenza dei propri clienti. A loro volta, i consumatori esigono contenuti utili e "sfruttabili", ovvero insights da cui trarre indicazioni, informazioni e spunti di analisi. In questo rapporto di scambio, app e dispositivi indossabili possono fare la loro parte. Ecco alcuni esempi di cui parla Weston nel proprio articolo:
- Babolat Play, una racchetta che si connette ad una app per registrare dati sul proprio gioco;
- un dispositivo come Fitbit Flex in grado di dirti quanto hai dormito, quanto lontano hai camminato e quante calorie hai bruciato nel corso della giornata;
- un'app che migliora sensibilmente la vita domestica come il termostato Nest.
Cosa può andare male?
Come già detto prima, privacy e tutela dei dati vanno messi al centro e non ci devono essere ombre: se un cliente decide di dare a un'azienda i propri dati personali, deve esserne chiaro l'utilizzo. Soprattutto, deve avere qualcosa in cambio per cui valga la pena di rinunciare a un pizzico di privacy.
Quello della raccolta dei dati è un tema spinoso, lo sappiamo bene: ma in un rapporto di fiducia e di correttezza i dati possono rappresentare un plus per entrambe le parti in gioco.
Lo scambio non funziona quando non si riesce a interpretare le esigenze del target, compromettendo anche la privacy. Weston presenta due esempi:
- un dispositivo indossabile che avvisa tutti le palestre nei dintorni che tu sei un po' fuori forma, ma molto determinato a perdere peso: in quel caso, il rischio di essere invasi da richieste di iscrizioni è alto;
- un sensore nell'automobile che avvisa la tua compagnia di assicurazione (e pure le altre) che sei un guidatore irresponsabile.
Sono casi paradossali, improbabili ma non impossibili.
In conclusione...
Per avere un sunto del discorso, può tornare utile l'infografica di Rusty Weston con le sei regole per una content strategy basata su un flusso di dati utili per il vostro cliente.
E voi? Che ne dite? Trovate che l'IoT possa essere realmente utile per una strategia efficace di content marketing?