Il prossimo 3 luglio 2015 si celebreranno i trent’anni dall’uscita di un capolavoro assoluto della cinematografia, punto di riferimento per tutti quelli che sono cresciuti e si sono formati durante i favolosi anni ’80 e ’90. Stiamo parlando, se non si era capito, di Ritorno al Futuro, film diretto da Robert Zemeckis e interpretato dall’attore simbolo degli 80’s, Michael J. Fox.
Il 2015, però, non è solo l’anno nel quale il film compirà sei lustri, ma anche quello nel quale è ambientato il secondo capitolo della saga, quando la DeLorean conduce i protagonisti trent’anni nel futuro per salvare il figlio di Martin.
Realizzando Ritorno al Futuro II gli sceneggiatori hanno avuto la possibilità di creare un futuro lontano, dominato dalle tecnologie digitali. Nel film fanno la loro apparizione oggetti e tecnologie all’epoca futuristiche, oggi divenute realtà, come lo schermo della tv formato mosaico capace di proiettare più canali contemporaneamente, il video telefono, il bio carburante prodotto con i rifiuti, il riconoscimento facciale, le scarpe che si allacciano da sole e la giacca che si adatta alla propria taglia, la serratura con l’impronta digitale e, infine, quello che tutti abbiamo desiderato almeno una volta nella vita: lo skateboard fluttuante che, dopo il lancio fake dell’anno scorso con protagonista Christopher Lloyd, è stato realmente inventato da due ricercatori americani che, in questo momento, stanno cercando fondi su Kickstarter.
E pensare che nel 1985 Internet non aveva ancora rivoluzionato il mondo, altrimenti chissà quanti altri oggetti avrebbero potuto prendere forma nel film; probabilmente gli stessi che ora utilizziamo nella vita quotidiana, dominata e supportata dalla tecnologia.
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Dopo trent’anni, grazie alla diffusione del web, l’uomo ha sviluppato dispositivi che ci consentono di essere sempre connessi, semplificandoci nettamente la vita.
Benvenuti nell’epoca dell'IoT, acronimo inglese di “Internet of Things”, con il quale s’indica l’estensione di Internet agli oggetti di uso comune, come gli elettrodomestici, i macchinari industriali, le auto, gli orologi.
Fino a pochi anni fa la connessione ad Internet era subordinata all’utilizzo di un computer desktop o portatile, connesso alla linea telefonica con un cavo fisico. Poi, verso la fine degli anni ’90, sono arrivati i primi cellulari che consentivano di leggere e inviare email, il Wi-Fi, i palmari, gli smartphone, i tablet, fino ai dispositivi indossabili di ultima generazione. Scienze come la robotica, la domotica, così come il concetto stesso di Smart City, non avrebbero potuto svilupparsi come invece hanno fatto senza l’intuizione di sfruttare le potenzialità di internet applicandole a oggetti e dispositivi.
Recentemente, Goldman Sachs ha redatto un rapporto molto interessante sullo stato della IoT, nel quale vengono evidenziati i progressi che il settore tecnologico ha compiuto negli ultimi mesi ed i futuri sviluppi, ipotizzando una crescita del numero di oggetti connessi a Internet di circa 10 volte entro il 2020.
La banca d’investimenti con sede a Manhattan è pronta a scommettere che la vita delle persone, il modo in cui lavoriamo, consumiamo e produciamo cambierà radicalmente nel giro di pochi anni, in particolare in relazione ai seguenti campi di applicazione.
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Oggetti indossabili
Il 2014 è l’anno della wearable technology, della tecnologia indossabile, e tutti gli indicatori fanno pensare a un boom del settore nei prossimi anni. Dai Google Glass, primo prodotto sviluppato dalla Big G nel campo della realtà aumentata, agli smartwatch prodotti dalle due case produttrici che hanno cambiato il modo in cui intendiamo la telefonia e l’utilizzo di internet in mobilità, ovvero la Samsung, con il Samsung Gear, e la Apple, con l’iWatch, presentato durante il Keynote di lancio dei nuovi iPhone 6 e iPhone 6 Plus. Particolare attenzione stanno suscitando gli utilizzi di questi dispositivi nell’ambito medico e nel fitness, grazie a una serie di app dedicate.
Automobili
In un articolo realizzato dal nostro Andrea Frascoli (aka Koogaku) abbiamo segnalato una serie di innovazioni nel settore automotive figlie di nuove tecnologie. Sistemi come l’intelligent drive e lo Smart assistant, ad esempio, aumentano il confort e la sicurezza alla guida, grazie a sensori che rilevano il comportamento di chi è alla guida, una sorta di assistente virtuale capace di accorgersi se il pilota è stanco oppure distoglie lo sguardo dalla strada, e di stimolarlo attraverso notifiche luminose o sonore.
Anche la Apple ha compreso appieno l’importanza di integrare sempre più funzioni all’interno di un’automobile, per affiancare chi guida offrendo tutto quello di cui ha bisogno. Grazie a Apple CarPlay, infatti, è possibile avere in auto tutte le funzioni dell’iPhone, Siri compresa, per un’esperienza di guida estremamente appagante. Infine, i primi prototipi di self-driving car, con Google impegnata in prima linea con il suo modello presentato durante l’estate, un’auto elettrica capace di trasportare due persone da un punto A ad un punto B senza l’intervento di un pilota.
Case
Questo vettore si candida a trainare il mercato della IoT, con uno sviluppo sempre più importante e massiccio della domotica. Non è un caso che anche Google si sia attivata da questo punto di vista, acquistando lo scorso gennaio per 3,2 miliardi di dollari Nest Labs, azienda fondata dal creatore dell’iPod Tony Fadell e che produce termostati e rilevatori di fumo controllabili attraverso Internet, che a sua volta ha acquistato quest’estate per 550 milioni di dollari Dropcam, startup impegnata nello sviluppo di sistemi di monitoraggio video della casa. Trasformare un’abitazione in un sistema centralizzato controllabile attraverso un dispositivo portatile e di facile utilizzo può realmente migliorare la vita delle persone.
Città
Con lo sviluppo di una pianificazione urbanistica di nuova generazione, che prevede una rete di infrastrutture solide e ben funzionanti e l’utilizzo delle nuove tecnologie digitali, le città possono trasformarsi in enormi Hub attraverso i quali trasferire informazioni e fornire servizi ai cittadini. Purtroppo il ruolo delle istituzioni e della politica nella nascita e nello sviluppo delle smart city rappresenta un’incognita, anche se l’Unione Europea si è impegnata a investire ingenti somme in progetti di città intelligenti, con una particolare attenzione all’ecosostenibilità e alla riduzione degli sprechi.
Industria
Nuovi software, macchinari più intelligenti e personale adeguatamente formato possono significare per le industrie riduzione dei costi di produzione e di manutenzione, maggiore efficienza energetica e razionalizzazione della spesa e l’inizio della cosiddetta quarta rivoluzione industriale.
Il rapporto di Goldman Sachs mette in evidenza i vantaggi e le vulnerabilità della Internet of Things che, in un modo o nell’altro, si appresta a cambiare il mondo. Tra i pro vengono indicati i costi sempre più contenuti della componentistica, come i chip, che in circa 10 anni hanno dimezzato il prezzo iniziale, maggiore efficienza sia dal punto di vista economico sia da quello ambientale, come nel caso studiato di Verizon, la compagnia telefonica americana che ha ridotto di 55 milioni di Kwh il consumo di elettricità (pari a 66 milioni di chilogrammi di gas serra in meno immessi nell’atmosfera) attraverso l’introduzione di sensori e punti di controllo collegati in modalità wireless in 24 data center, maggiore produttività in minor tempo, nuove opportunità di lavoro per nuove figure professionali e per quelle aziende in grado di inserirsi con competenze e tecnologie all’avanguardia. Nei contro a guidare la classifica è soprattutto la questione sicurezza, che va a braccetto con il tema della privacy. Uno studio compiuto da HP, infatti, dimostra come il 70% dei più comuni device che utilizzano la IoT presentano vulnerabilità relative alla sicurezza.
Goldman Sachs, però, ci invita a non commettere gli errori che hanno caratterizzato lo sviluppo e la diffusione di Internet e della telefonia, rallentato da dubbi etici spesso figli di una visione poco lucida della questione.
Il futuro è qui, bisogna solo farsi trovare pronti. Ci riusciremo? Staremo a vedere.