Iper connettività, è questo il termine con cui si apre il report The Hyperconnected Economy dell'Economist Intelligence Unit (EIU), promosso da Sap, che descrive con questa parola una caratteristica distintiva della società contemporanea.
Grazie a Internet, tecnologia mobile e molto presto anche grazie all'Internet delle cose, persone, luoghi, organizzazioni e oggetti sono collegati tra loro come mai prima.
Più che una tendenza tecnologica, questa iper connettività è una vera e propria condizione culturale a cui anche le aziende, volenti o nolenti, devono adattarsi.
Cosa significa per aziende, industrie e consumatori l'iper connettività?
Nella prima fase del suo programma di ricerca, l'EIU ha esaminato proprio l'impatto economico dei progressi tecnologici e la risposta delle aziende. I risultati sono sorprendenti perfino per chi crede davvero che Internet sia il futuro anche economico del pianeta.
Nel 2016 il valore dell'industria di Internet, se così è possibile chiamare ancora questo tipo di economia basata non più solo sul prodotto fisico, raddoppierà rispetto al 2010, passando dal 3,4% del Pil, a quasi il 7%.
Già oggi Internet vale a livello globale più delle economie delle industrie tradizionali, come agricoltura o energia. Testimonianza del ruolo fondamentale che svolge nella società moderna questa iper connettività.
Se la crescente adozione di Internet e delle tecnologie mobili sarà un beneficio per tutte le economie, sarà una risorsa particolarmente preziosa soprattutto per l'economia del futuro dei paesi in via di sviluppo. Infatti, nonostante gli investimenti in infrastrutture siano ancora necessari , il potenziale ritorno è notevole. Un esempio su tutti, il lancio delle iniziative di Facebook per portare l'accesso ad Internet in paesi dell'Africa come lo Zambia.
Nei paesi in via di sviluppo, poi, la diffusione sempre crescente di Internet potrebbe risollevare anche la situazione di povertà estrema di circa 160 milioni di persone, contribuendo al miglioramento delle condizioni sanitarie di 2 milioni e mezzo di abitanti e all'accesso all'istruzione di circa 640 milioni di bambini.
Internet e l'economia del futuro
Se l'impatto economico dell'Internet delle cose deve ancora essere determinato, l'iper connettività spinge evidentemente la crescita economica.
Le industrie dei media e dell'editoria sono state il banco di prova dell'impatto dirompente del web e delle nuove tecnologie sulla fruizione dei contenuti e la rivoluzione di questa area è solo un esempio di come tutte le aziende, anche in altri settori, dovranno ripensare radicalmente la propria attività e la propria produzione per adattarsi ad una globalizzazione sempre più accelerata da questa continua connessione.
Questo, naturalmente, è sia un'opportunità che una minaccia per le aziende di tutto il mondo, dato che l'innovazione comporta anche una nuova cultura e nuovi comportamenti dei consumatori, che mutano ed evolvono continuamente i loro valori e le loro aspettative.
Da un lato la crescita del settore Ict ha già portato ad una riduzione dei costi, anche grazie all'adozione delle tecnologie mobili e a modelli di produzione smart, come nel caso della General Motors, dall'altro il suo progressivo sviluppo crescerà esponenzialmente fino al 2020, quando si prevede che il numero di oggetti connessi aumenterà di trenta volte.
E l'Italia come si posiziona nell'ambito dell'Internet Economy?
Secondo il rapporto Fattore Internet, commissionato da Google a Boston Consulting Group, l'Internet Economy ha un impatto diretto sull'economia italiana pari a 31,5 miliardi di euro, equivalente quindi al 2% del Pil, con un valore praticamente allineato a settori importanti come agricoltura ed utilities e più grande della ristorazione. E anche in questo caso, entro il 2015 il valore sarà più che raddoppiato.
Un altro dato interessante è che le piccole e medie imprese che usano Internet attivamente oltre a crescere più in fretta, raggiungono una clientela più internazionale, assumono più persone e sono più produttive rispetto alle aziende non attive sul web.
Sarà Internet, quindi, a salvare le economie mondiali dal tracollo? Forse, ma solo se si sarà in grado di gestire e sfruttare i fenomeni di globalizzazione e al tempo stesso il ritorno della produzione industriale nei paesi sviluppati, con personale altamente qualificato.