Trenininja! Lasciate stare le Frecce, prendete uno Shuriken!
Hear, O Internet
Rieccoli! Non contenti di essere ancora attuali a distanza di 16 anni, due degli autori del Cluetrain Manifesto hanno inaugurato il 2015 elaborando altri 121 indizi sul Web.
David Weinberger e Doc Searls questa volta si rivolgono a tutto il Popolo di Internet, e non principalmente alle aziende, ma questo non vuol dire che imprenditori e professionisti non debbano drizzare le antenne (wi-fi ovviamente).
Sin dall’introduzione, i due comunicatori esaltano le doti della Rete, mettendoci però in guardia contro i tre grandi pericoli. Il primo lo conosciamo già dalla loro precedente opera, e sono i Folli, le aziende che cercano di utilizzare Internet senza comprenderne le dinamiche.
LEGGI ANCHE: Cluetrain Manifesto: la tua comunicazione è fuori moda? [PRIMA PARTE]
I due nuovi entranti sono invece i Predoni, che mirano a saccheggiare dati e soldi dei navigatori più inesperti, e… Noi. Siamo Noi a dover sfruttare il dono della connessione per confrontare le nostre individualità, non per livellarle, consumando tutto il “oh-so-tasty junk food” virtuale che ci viene incessantemente propinato dalle altre due categorie.
Ecco dunque 121 tesi pronte all’uso per ispirare e responsabilizzare il vostro uso di Internet, appena sfornate e condite con un buon numero di link, caratteristica assente nella precedente edizione del Cluetrain Manifesto.
Cluetrain manifesto, la carica dei centoventuno
La “Carica dei Centoventuno” travolge innanzitutto con l’organizzazione dei contenuti, raggruppati in tre sezioni e quindici temi che offrono uno spaccato caldo e appassionato, ma non per questo meno impietoso, dell’attuale condizione del Web.
Qualunque brand voglia parlare al Popolo di Internet, deve innanzitutto considerare di essere un attore tra tanti, desiderosi di connettersi per diffondere i propri messaggi, siano essi di natura commerciale o meno.
Le prime tesi ci ricordano infatti che Internet siamo noi, connessi. Il protocollo alla base del suo funzionamento non prevede altro che la possibilità di scambiarci dei dati, dei bit. Documenti? Social network? Marketing? Porno? Sono tutte possibilità valide, che non devono diventare usi esclusivi, dacché “ottimizzare l’Internet per uno scopo lo de-ottimizza per tutti gli altri” (tesi 15).
La destrutturazione della rete, alla ricerca della sua autenticità, prosegue evidenziando Internet non è fatto di contenuti, perché nessuno si mette alla tastiera con questo intento. La Rete non è un mezzo, non più di quanto lo sia una semplice conversazione: ogni messaggio, ogni link, porta con sé una piccola parte del creatore, frutto di quel paradosso dell’animo umano che porta a condividere generosamente per essere egoisticamente considerati.
Farsi notare: in certe situazioni è più importante che in altre.
Marketing raccapricciante
Già nel 1999 era stato detto che “I mercati sono conversazioni”. Partendo da questa base, i due autori ricordano che, come in ogni dialogo che si rispetti, una delle prime necessità è conoscere l’interlocutore, spingendo le aziende a presentarsi (letteralmente) in modo consono e veritiero. La comunicazione non è più verticale, per cui la voce del business non può più imporsi, ma deve imparare a chiacchierare con gli internauti, senza avanzare la pretesa di essere ascoltato.
Le priorità delle aziende non sono quelle del Popolo della Rete: termini come “big data” sono estranei alla logica delle persone, mentre altri come “consumatori” risultano fastidiosi. “Ogni volta che ci chiamate “consumatori” ci sentiamo come mucche davanti alla parola “carne” (tesi 57).
Allo stesso modo, mascherare le aziende da persone e le pubblicità da news, non sono altro che le ultime “raccapriccianti” trovate dei pubblicitari: quando vengono svelate provocano disagio nel lettore, e quest’ultimi sono sempre più smaliziati.
App e privacy
Gli ultimi due temi forti sono le app e la privacy.
Qual è la differenza tra un mondo di pagine Web e un mondo di app? Forse che il primo è un mondo di connessioni e il secondo un ammasso di programmi? Quale dei due presenta uno spazio aperto di discussione e quale invece uno spazio privato in cui nulla viene creato ma tutto è gestito?
Anche uscendo da questi spazi proprietari la nostra attenzione è comunque monopolizzata dai big players. Google, Amazon, Facebook, Apple ci attraggono come buchi neri grazie al network effect della Rete: molti la usano perché molti la usano.
“Quando non ci sono alternative competitive, dobbiamo essere oltremodo vigili, per ricordare a questi Titani della [Silicon] Valley i valori della rete che sono stati la loro fonte di ispirazione” (tesi 82).
Se è difficile sfuggire a questa polarizzazione, per i privati come per le imprese è necessario affrontare il Web con consapevolezza e civiltà. Dare valore ad ogni pezzetto di privacy che gestiamo, nostra o dei nostri clienti, è un buon inizio.
Flic o floc?
Internet è sorprendente
Nonostante tutto, il web rimane un luogo meraviglioso, ci ricordano Searls e Weinberger: “C’è un sacco di musica in più nel mondo” (tesi 96).
La conoscenza e i legami sono le due possibilità più importanti, e sono gratuite. Possiamo approfondire tutto: amicizie, argomenti ludici e professionali, offerte commerciali e perfino i discorsi dei politici!
Le aziende che vogliono navigare in rete col vento in poppa non devono semplicemente parlare il linguaggio degli internauti, ma stare dalla loro parte e “vivere i valori che vogliono che Internet promuova” (tesi 114).
Prendiamo per esempio il Copyright: un diritto sicuramente utile, ma non un obbligo. I New Clues, ad esempio, sono Open Source, per cui sono consultabili e riproducibili liberamente, a patto di indicarne la fonte: http://cluetrain.com/newclues.
Non masticate l’inglese? Centoventuno è una cifra che fa girare la testa? Gradite una lettura ragionata delle nuove tesi?
Tenete sottomano (sottomouse?) l’homepage di Ninjamarketing per seguire le evoluzioni del discorso intorno al Cluetrain Manifesto e ai New Clues!
Il prossimo appuntamento è per venerdì, con l’ultimo articolo della serie: Cluetrain Manifesto: la tua comunicazione è fuori moda?