Tutti sappiamo cosa sia capitato a Charlie Hebdo e quanto Facebook, Twitter e gli altri social network abbiamo svolto un ruolo fondamentale per veicolare la notizia durante le tragiche ore degli attentati e la protesta che da essi è scaturita (indicizzata grazie all'hashtag #JeSuisCharlie).
Ed è proprio su Facebook che in queste ore un'altra protesta sta montando, indirettamente legata agli attentati di Parigi di una settimana fa.
Tutto nasce da un'iniziativa editoriale del Corriere della Sera, "Tutte le matite del mondo", una raccolta di vignette tematiche sui fatti di Parigi e venduta a 5 euro allo scopo di aiutare, anche economicamente, le vittime degli attentati e la stessa testata giornalistiaca Charlie Hebdo.
Come sono state selezionate le vignette? Su Internet. Il problema è che il Corriere della Sera procede senza chiedere alcuna autorizzazione agli autori stessi, e secondo alcuni anche con un risultato abbastanza svilente per il lavoro degli stessi illustratori, come sottolineato ad esempio da Roberto Recchioni, autore fra gli altri di Dylan Dog, sul suo blog:
"Per realizzare questo volume, che è arrivato in edicola oggi, quelli del Corriere pescano le vignette dal web e le impaginano alla bene e meglio. Con immagini a bassa definizione." (dal blog prontoallaresa.blogspot.it).
Tanti sono i nomi del fumetto italiano coinvolti che hanno scelto Facebook per protestare: da Leo Ortolani, disegnatore di Ratman, a Manuel Fior, autore di graphic novel che vive e lavora a Parigi. Moltissimi sono stati i commenti a sostegno dei fummettisti e illustratori e di condanna per il quotidiano di via Solferino, tacciato di non aver rispettato il diritto d'autore e di aver svilito il loro lavoro, prelevando senza permesso dei contenuti nati per interpretare un sentimento ed esprimere vicinanza a un popolo ed alle sue vittime.
Il Corriere della Sera, dal canto suo, ha risposto con un post scriptum sull'articolo che presentava l'iniziativa poche ore fa:
Post Scriptum (dopo le polemiche): Il ricavato di questa operazione, è bene ribadirlo, sarà devoluto interamente a favore delle vittime della strage e del giornale Charlie Hebdo. Aspettare di avere l’assenso formale di tutti gli autori, a nostro giudizio, avrebbe rallentato in maniera sensibile l’operazione. Comunque sul libro, in seconda pagina, c’è scritto con chiarezza che «l’editore dichiara la propria disponibilità verso gli aventi diritto che non fosse riuscito a reperire».
Eppure, le polemiche ancora non si placano.
Per tempi e modi pare che la redazione del più grande quotidiano nazionale abbia toppato alla grande: sono tanti infatti i casi in cui non viene rispettata la proprietà intellettuale di ciò che è residente in Rete (un tema che avevamo già affrontato anni fa, e per cui ci eravamo confrontati con uno dei massimi esperti italiani di diritto digitale, l'avvocato Massimo Sterpi.
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Un errore fatale, che sta costando molto considerando la portata virale che i social network stanno garantendo al fatto.
Il disclaimer in seconda pagina proposto nel post scriptum che vi abbiamo citato basterà per placare la protesta virale che in queste ore intasa i newsfeed di tutti gli utenti italiani? Voi che ne pensate?
Articolo scritto in collaborazione con DANIELA ODRI MAZZA AKA KIKYO