Meglio Pepsi o Coca-Cola? Qualunque sia la risposta, non è detto che il vostro cervello sia d’accordo.
Creare un prodotto per la tua impresa o comunicare un messaggio che attragga il pubblico non è facile come bere un bicchier d’acqua.
Non basta creare qualcosa di utile e interessante; un’azienda, per avere successo, deve puntare in alto ed emergere nel mercato.
Come realizzare tutto questo? Commercianti, guru ed esperti del settore non sempre tengono a mente un elemento che, in diversi casi, si è dimostrato una strategia vincente. Il neuromarketing.
Disciplina che deriva dalla neuroetica, adotta gli assunti tipici delle neuroscienze per capire e prevedere l’impatto che l’attività di marketing ha sulle diverse aree cerebrali dell’uomo.
Neuromarketing: l'esperimento Coca-Cola vs Pepsi
Neuroetica e marketing, se applicati al business, possono portare in alto la tua azienda: il neuromarketing dimostra che il più delle volte il nostro comportamento è guidato da processi automatici che avvengono al di fuori della nostra consapevolezza.
Un tipico esempio è quello dell’esperimento diretto dal ricercatore Read Montague: “Coca-Cola vs Pepsi”.
Risalente al 2004, mette a confronto le due note aziende con l’obiettivo di capire se e quanto gli aspetti culturali influenzano il giudizio degli utenti.
Sessantasette erano i soggetti sottoposti al test, il cui unico compito era quello di degustare un bicchiere di Coca Cola e uno di Pepsi in due situazioni sperimentali differenti: la prima senza conoscere la marca di entrambe le bibite; la seconda, invece, conoscendone solo una.
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Il risultato di questo test fu tanto interessante quanto inatteso: quando i soggetti non conoscevano i brand, manifestavano una chiara preferenza per la Pepsi e si riscontrava il loro un’attivazione della corteccia prefrontale ventromediana. Al contrario, quando essi erano a conoscenza della marca, il 75% sosteneva di preferire la Coca Cola. Inoltre si notava un incremento dell’attività cerebrale che riguardava regioni legate all’autostima e alle emozioni positive.
I ricercatori arrivarono dunque alla conclusione che l’essere a conoscenza della marca aveva una grande influenza sulle risposte comportamentali e sull’attività cerebrale degli individui.
Il giudizio dei partecipanti era, dunque, guidato da ciò che essi avevano condiviso con il brand e dalle aspettative associate all’immagine che le due bibite si erano create attraverso anni di campagne pubblicitarie.
NeuroMarketing: un esempio di business vincente
Coca Cola è riuscita a costruirsi nel tempo, un logo, un immagine e uno storytelling aziendale in grado di garantire grandi promesse. Questo è stato il centro della loro strategia business per molti anni, non solo ottimi ingredienti quindi, ma realizzare delle promesse. Promesse che hanno coinvolto un gran numero di consumatori e che hanno generato in loro un sentimento positivo verso il marchio. Coca-Cola si è così trasformata, agli occhi degli utenti, in un lovemarks.
Neurobusiness, spingi il tuo brand verso nuove frontiere
Il caso Coca-Cola vs Pepsi è solo un esempio di come il binomio marketing/business sia approdato su nuove frontiere, prima del tutto sconosciute.
Il successo del neuromarketing è garantito dal fatto che numerose aziende investono tempo e denaro al fine di adottare i principi tipici delle neuroscienze per progettare e realizzare le proprie strategie e i piani di azione. Infatti il loro contributo non è per niente da sottovalutare data la grande capacità che hanno di influenzare le scelte di consumo.
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Per un’azienda investire in questi strumenti non significa solo dover sostenere un costo, ma anche e soprattutto ottenere un ritorno, a livello affettivo ed economico, non indifferente da parte dei propri clienti. Che sia questa la strategia migliore di business per ottenere ottimi risultati economici e di fedeltà da parte dei clienti?
La formula magica non esiste, ma noi impariamo e conosciamo il mondo attraverso le esperienze e ci comportiamo di conseguenza. Comprendere questi processi fornisce un utile punto di partenza per ogni strategia di branding.