Prima di leggere questo articolo provate a fare un breve esperimento: aprite la pagina di Google, digitate il vostro nome e cognome. Cosa dice di voi il web?
Fino a poco tempo fa il detto era "dimmi come mangi ti dirò chi sei": nell'era dei Millennial è ormai più corretto dire dimmi cosa pubblichi e ti dirò cosa dicono di te. La reputation online deve essere costruita molto bene e, allo stesso tempo, monitorata attentamente.
Oggi si può notare come brand reputation e own reputation siano molto simili tra loro, soprattutto nel momento in cui si vuole offrire al mondo digitale la vera visione di noi stessi o, in modo più strategico, quello che desideriamo che gli altri conoscano di noi.
Lo spiega molto bene Michael Fertik, autore di "The Reputation Economy":
“Reputation is becoming more valuable than money or power.”
La digital reputation, la sua importanza, sono lo specchio della società in cui viviamo, più attenta alle dinamiche del mondo social. Il tuo conto in banca può, infatti, migliorare anche attraverso alla tua reputazione online.
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Tutte le nostre azioni, commenti, pubblicazioni e profili social non lasciano più solo un'impronta, ma sono diventati la nostra seconda carta d'identità; i nostri dati sono di dominio pubblico, anche di quelle imprese cui abbiamo appena mandato il nostro curriculum vitae.
In certi casi brand reputation e own reputation presentano le stesse dinamiche, avendo un obiettivo comune: offrire al mercato i contenuti e le informazioni che desideriamo, migliorando o eliminando il più possibile quelle non in linea con chi vorremmo diventare.
Seguendo i consigli di Michael Fertik, si può arrivare a costruire una strategia funzionale.
Un unico profilo, un solo risultato
Un errore commesso frequentemente è quello di creare profili, siti web, con domini o nomi utenti molto differenti tra loro. Il rischio, in questo caso, è uno solo: confondere. Per costruire un'immagine coerente di se stessi è molto importante uniformare la propria presenza nel web.
Un metodo molto semplice ed efficace è quello di iscriversi ai social e costruire il nome dominio del proprio sito web con nome e cognome, nel momento in cui le informazioni contenute in quelle pagine, potrebbero essere strategiche per il nostro futuro.
Sé stessi... ma non troppo
Diverse persone ritengono che basti non pubblicare immagini poco decorose, per essere salvi da qualsiasi giudizio online. Purtroppo spesso non basta. Molti utenti Twitter, ad esempio, si lasciano andare a discussioni molto accese o a cinguettii dal linguaggio o dai contenuti poco eleganti.
Una strategia vincente per non essere indicizzati in modo negativo sui motori di ricerca, potrebbe essere quello di condividere su social network aperti, come Google+ o Twitter, contenuti riguardanti le nostre passioni più interessanti, discutendo con le persone faccia a faccia ma mai online.
Social privacy
Ebbene sì, si può creare la propria privacy anche online. Così come è sempre più opportuno separare la vita lavorativa da quella personale, si possono riprodurre gli stessi schemi anche lungo la nostra vita digitale.
Come ad un colloquio di lavoro dunque, possiamo fare in modo che i nostri profili parlino solo di ciò che preferiamo; come se potessimo decidere di nascere quando vogliamo e di parlare della nostra vita personale nel momento in cui decidiamo noi e non il web.
Il nostro nome è il nostro brand; scegliamo le nostre migliori strategie di digital PR, inizieremo a diventare le persone che desideriamo. Partendo da Google.