Il content marketing è ormai una vera e propria disciplina e potenzialmente tutti i marchi e le imprese ne possono trarre benefici. La sostanza però sta nel saper usare la strategia corretta, conoscerne le basi e metterle in atto nel modo che è più coerente sia al proprio scopo che alla propria identità di brand.
Ma qual è la strategia migliore? Abbiamo intervistato per questo Francesco Gavatorta, docente del Corso Online in Content Marketing della Ninja Academy.
1. Qualcuno parla ancora del modello di comunicazione così come delineato da Shannon e Weaver nel 1949. Ha senso prenderlo come riferimento?
Direi assolutamente sì. Non ci sono motivi per considerarlo morto. Semmai dobbiamo considerare le regole proposte da quel modello come punto di partenza per analizzare l'esistente.
Il "remix" che si può ottenere dal miscelare flussi ed elementi contenuti nel principio proposto da Shannon & Weaver può diventare uno stimolo a interpretare gli scenari attuali e provare a prevederne di nuovi, soprattutto ora che il content marketing è diventata una vera e propria disciplina.
2. Prosumer is the new Couch Potato: come è cambiato il ruolo del consumatore negli ultimi anni? E la sua esperienza di navigazione?
Un ruolo più attivo, certamente, che lo vede interlocutore privilegiato per l'azienda anche per ciò che concerne le dinamiche di comunicazione. Oggi il consumatore non è soltanto l'anello che chiude la catena produttiva, ma uno strumento potenziale di coinvolgimento di altri consumatori.
L'esperienza di navigazione, poi, non si limita solo al web in senso lato, ma è più crossmediale: la customer journey può cominciare grazie a uno spot in TV che invita ad attivare shazam sul proprio smartphone, il quale rimanda a un contenuto residente online. Meccaniche nuove, talvolta più immediate per il consumatore stesso che non per chi le elabora.
3. Tutti parlano di storytelling. Come può la mia azienda raccontare e raccontarsi nel modo più efficace?
Il tema è complesso. Ad oggi leggiamo molte interpretazioni del termine, tutte corrette e contemporaneamente tutte sbagliate, frutto della mancanza di una vera e propria definizione condivisa.
Siamo in molti a cercare una strada per costruirla, ma il percorso è tortuoso. Certamente, a parer mio, è sbagliato attribuire a questo termine solo una valenza tattica. Consci di questo, sappiamo che oggi un'azienda ha molti strumenti per impiegare le regole che si fondono nella metodologia dello storytelling: sia di ordine più strategico che tattico. Ma appunto, il tema è complesso e poche righe non bastano ;-)
4. Cosa vuol dire pensare in ottica transmediale?
Più che "pensare", si "sviluppa" secondo una logica transmediale. Per esser concisi: costruire una narrazione transmediale significa creare una storia strutturata su più media, offrendo all'utente punti d'entrata alla narrazione differenti ma complementari, almeno dal punto di vista narrativo. Certo, anche qui le scuole di pensiero sono molte e molto si legge in giro di cosa significhi transmedialità.