L'annuncio è uno di quelli clamorosi, che nessun media può esimersi dal coprire: Donald Trump scende in campo per le presidenziali americane, bollando Obama come una "Cheerleader" e sfidando ufficialmente tutta la scuderia dei candidati repubblicani alla nomination 2016. L'hashtag ufficiale, #MakeAmericaGreatAgain, fa leva sul sogno di tanti americani di vedere il proprio paese tornare ai fasti di un tempo, dopo la discussa era-Obama. Il sentiment intorno all'hashtag, è in larga parte positivo:
Il giorno dell'annuncio ufficiale, affidato a instagram e Twitter, i social media sono letteralmente impazziti. Su Facebook 3,4 milioni di persone hanno condiviso per ben 6,4 milioni di volte la notizia, dati che fanno balzare Trump in vetta alla Social-Hit Parade dei candidati alla Casa Bianca, dopo Hillary Clinton (10,1 milioni di condivisioni).
A Jeb Bush per far meglio non è bastato un grande speech e una campagna elettorale che inizia con un'immagine fresca e rinnovata, a partire dal cognome di famiglia che scompare dai cartelloni, dove campeggia solo "Jeb!". Per lui "solo" 850 mila messaggi su Facebook.
Ted Cruz, il candidato in quota Tea Party, raccoglie 5,5 milioni di citazioni da oltre 2 milioni di utenti. Poco sopra quota 1 milione di post, si attesta invece il Sen. Marco Rubio, volto fresco e telegenico della nuova generazione di candidati "latinos", che paga tuttavia il recente calo di consensi dovuto alle sue posizioni troppo morbide in materia di immigrazione.
Del resto si sa: Trump è una Tweet Star (può vantare oltre 3 milioni di follower) e le sue opinioni (su politica, sport, società, cultura pop etc..) sono sempre seguitissime. Basterà al vecchio Donald il fatto di essere una celebrità per avere reali chance nel 2016? Se lo sono chiesti anche gli utenti di Google, le cui domande più ricorrenti dopo l'annuncio sono state: "Donald Trump è repubblicano?" e subito dopo "Quanti anni ha Donald Trump?".
Ce lo siamo chiesto anche noi e abbiamo sentito il parere autorevole di Alessandro Tapparini (opinionista per America24, Sky TG24, The Post, Il Foglio, Libero e co-conduttore e co-autore di "Country Nation" su Radio Popolare Verona), che ci ha risposto così:
«La sua parte di "buzz" Donald Trump l'aveva creata anche nelle presidenziali del 2012, sfidando il Presidente Obama a rendere pubblico il proprio certificato di nascita, e poi paventando, anche allora, una propria candidatura presidenziale poi mai concretizzata. Non pago, aveva tenuto nella "sua" New York una serie di surreali "consultazioni" con ciascuno dei candidati repubblicani reali o anche solo potenziali (memorabile il suo summit in pizzeria con Sarah Palin), per poi finalmente sciogliere la riserva dando il suo sostegno ufficiale proprio a quel candidato contro cui si era inizialmente dichiarato disposto a candidarsi egli stesso: Mitt Romney. Come è andata a finire poi, lo sappiamo bene!»
Nonostante l'effetto esplosivo sui social, la realtà sarebbe dunque ben diversa per il magnate americano, la cui distanza dai gusti dall'elettorato conservatore rimane il principale gap da colmare: un sondaggio post-annuncio della Monmouth University dà un impetoso 18% di favorevoli alla sua discesa in campo contro il 57% di elettori nettamente contrari. Ad oggi la percentuale più bassa di ogni candidato alle primarie del GOP.