Sarà #UberGIVING in 20 città in 11 paesi Europei, mercoledì 9 settembre, dalle 10.00 alle 18.00, giorno in cui Uber, in partnership con la Croce Rossa Italiana, raccoglierà spazzolini, borse, detersivi e tanti altri beni necessari per offrire materiali e supporto ai migliaia di profughi arrivati in tutta Europa nelle ultime settimane.
Come funziona #UberGIVING
Forse ci soffermiamo troppo poco sulla parola sharing della sharing economy. Possiamo utilizzare le enormi potenzialità delle tecnologie a nostra disposizione per fare del bene.
E così anche una comunità ampia come quella di Uber, che conta decine di migliaia di driver e milioni di utenti in tutto il mondo, può dare un decisivo contributo per aiutare le realtà e gli individui che cercano di far rete per rispondere a questa emergenza umanitaria di così grandi proporzioni.
Aiutare il prossimo, in questo caso, è davvero facile come usare un'app. Di questo si tratta, infatti: per partecipare a #UberGIVING, mercoledì 9 settembre apri l'app di Uber e seleziona GIVING .
L'auto più vicina verrà a ritirare il materiale che hai messo a disposizione senza alcun costo.
Quali oggetti posso donare?
Questa è la domanda giusta!
Uber provvederà a ritirare i materiali richiesti dalla CRI, quindi prepara una borsa con prodotti per l'igiene, abbigliamento, calzature, schiuma da barba e lamette; puoi trovare maggiori informazioni sul sito della Croce Rossa Italiana.
Le donazioni verranno consegnate a un centro locale della Croce Rossa e distribuite alle persone che ne hanno maggiormente bisogno.
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Ogni paese coinvolto in #UberGiving potrà raccogliere beni di prima necessità differenti. Così, per esempio, nei Paesi Bassi, Uber chiede agli utenti di donare soprattutto sacchi a pelo, che saranno inviati alle migliaia di profughi che arrivano attualmente in Grecia, molti dei quali dormono in strada.
Se Uber e Croce Rossa muovono l'Europa
Dopo aver dichiarato l'intenzione di tornare sulle strade di Roma con il servizio low-cost per aiutare il sistema di trasporti urbano durante i giorni del Giubileo, Uber fa parlare ancora di sé con questa campagna per gli aiuti umanitari.
Non è semplice marketing etico, troppo urlato per un'operazione che invece è tanto delicata da apparire appena sussurrata. Piuttosto un modo, come si diceva all'inizio, per far comprendere a tutti, attraverso gesti semplici e spontanei, quanto sia semplice vivere la sharing economy.
Un modo per mostrare le mille sfaccettature e i possibili utilizzi di un servizio che sembra voler continuare a far parlare di sé più per i valori positivi che intende investire, che per le polemiche o le sentenze dei tribunali.