Cum laude è una tipica espressione latina, usata soprattutto nel mondo anglosassone come più alto titolo di riconoscimento accademico. Ma la laude è anche uno dei più tipici componimenti della poesia italiana delle origini, una ballata sacra che richiama la tradizione più alta dell'ingegno italiano.
Nell'intuizione del giovane Ezio Lauricella, Cum Laude è diventato l'oggetto del desiderio femminile per eccellenza: una borsa.
Completamente made in Italy, creato con attenzione alla tradizione artigianale nostrana e senza perdere di vista la sostenibilità della produzione per il territorio siciliano, il brand siculo è tutto improntato alla customer satisfaction, al marketing 3.0 e alla responsabilità ambientale.
Proprio questo ha permesso a Cum Laude di ottenere il consenso di personalità dello spettacolo e del cinema come Rocío Muñoz Morales, Ornella Muti e Caterina Balivo, che hanno prestato il loro volto per la campagna social, ispirata all'idea di unicità, per una prima collezione di pezzi unici creati con pregiati materiali italiani, decorati con stoffe di kimono giapponesi in seta degli anni '60.
Il punto di forza di queste creazione è il mix tra materiali rigorosamente ecosostenibili, come la canapa e la seta, e colorazioni naturali estratte da tè nero, melograno e zafferano.
La voglia di miscelare innovazione e tradizione, culture differenti e la bellezze dei territori, rende le linee uniche nel loro genere, lavorate a mano, nel pieno rispetto della tradizione artigianale italiana per dare continuità all'abilità manuale ancora esistente, in controtendenza rispetto a tutte quelle multinazionali che hanno scelto di delocalizzare le produzioni e attività aziendali.
LEGGI ANCHE: Il futuro del fashion è in codice con Made with Code
Cum Laude ha fatto invece propria l'idea di una moda etica, che dal lato del consumatore diviene garanzia di alto standard qualitativo, quello tipico del made in Italy.
Per capire in che modo è possibile fare business senza perdere di vista i principi etici della sostenibilità ambientale e sociale, abbiamo fatto qualche domanda a Ezio Lauricella, Founder di Cum Laude, che ci ha spiegato anche il reale valore di un nuovo consumatore, più consapevole e attento, lontano ormai dalla ricerca del semplice status symbol.
Artigianato, made in Italy e Sicilia, in che modo hai cucito questi elementi in una borsa?
È semplice mettere insieme dei sinonimi. Noi sosteniamo le lavorazioni tipiche artigianali e quelle più innovative che rappresentano la linfa del nostro il made in Italy. La Sicilia è una terra di risorse, ricca di creatività, da cui partono idee innovative che vanno a rappresentare opportunità per i giovani e per il territorio.
Mantenere un legame con il nostro territorio, significa per noi sicurezza dei prodotti, comunicazione trasparente, condivisione di valori, sviluppo economico e culturale del territorio.
A tal proposito abbiamo in cantiere un’idea strana quanto affascinante, di forte impatto sociale per il nostro territorio e per il rilancio delle nostre tradizioni: nella nostra prossima collezione ci piacerebbe realizzare delle borse utilizzando come ornamenti i pizzi e i ricami realizzati a mano dalle anziane donne siciliane.
Questo ci permetterà di creare un team variegato, di conferire un ruolo educativo ai nostri anziani (spesso senza progettualità e in isolamento a causa dei rapidi cambiamenti culturali e tecnologici), di accrescere le competenze di gruppo e di tramandare ai giovani la manualità di un prodotto realizzato a mano di grande valore, anche culturale.
Quanto è importante oggi rivolgersi ai mercati orientali se si vogliono valorizzare le doti artigianali italiane?
Forse non siamo pienamente coscienti del nostro appeal in questi Paesi, dovremmo cavalcare le nostre eccellenze anziché rincorrere le economie di scala.
Quando la maggiore qualità si traduce in nuovi valori per i consumatori, la redditività dell’impresa può senza dubbio aumentare. Per chi vuole puntare sul vero made in Italy, è essenziale rivolgersi a mercati maturi che abbiano immediata percezione del valore aggiunto di un prodotto.
Per questo stiamo anche valutando la possibilità di aprire uno showroom a New York. Esiste un confine sottile tra il consumo, la moda, l'estetica e l'etica. Negli USA, ad esempio, vi è molta sensibilità sulla connessione esistente tra questi aspetti che vengono considerati da una fascia di consumatori sempre più ampia alla riscoperta di una tradizione artigianale che nella società contemporanea risulta quasi scomparsa.
Spero che l’aumentata conoscenza delle questioni correlate alla sostenibilità da parte dei consumatori impongano ai brand della moda di non rischiare la propria reputazione, e anzi di assecondare questo desiderio crescente di informazioni attraverso una maggiore trasparenza.
Presto dovremo inevitabilmente cambiare, per scelta o per necessità
Cum Laude non è solo lusso, ma innanzitutto eticità e sostenibilità. Chi è quindi il vostro cliente tipo?
Il target a cui ci rivolgiamo è libero da schemi mentali, non semplifica la propria immagine in nome del miraggio dell’appartenenza ad uno status sociale illusorio.
Fino a qualche tempo fa il lusso coincideva con il sogno inaccessibile, oggi questo rapporto è mutato, e svincolatosi dalla capacità di spesa si lega maggiormente ad istanze espressive. È proprio qui che nasce l’incontro tra il lusso e lo stile di vita.
Le nostre borse hanno un passaporto che ne traccia la storia, ad oggi ogni nostra cliente sa di possedere una borsa “limited edition” con determinate peculiarità insite nel prodotto stesso e non nell’alone di fascino di prodotti stereotipati di campagne pubblicitarie milionarie.
Abbiamo deciso di veicolare linguaggi, non di marchiare animali da allevamento.
Il business degli accessori è uno dei segmenti a più alto tasso di crescita nel fashion e anche il più appetibile per eventuali acquisizioni. Si può scendere a compromessi o la strada per il successo passa attraverso la coerenza con la propria mission?
Il nostro è più di un fashion brand, è un'idea sostenibile, è il sogno di una terra che non si lasci inaridire dalle logiche della globalizzazione.
Fin dall’inizio ci siamo dissociati dai meccanismi del mercato di massa, ogni mattone del nostro castello lo abbiamo posizionato noi accuratamente. Barattare la nostra mission svuoterebbe il nostro percorso di significati.
Il danaro può essere uno strumento per realizzare un sogno, ma non può comprare il tuo sogno; a grandi “imprese di costruzioni” che ci propongono grattacieli stereotipati, preferiamo saggi artigiani che abbelliscano le finestre del primo piano.
In Italia la politica ha già tradito la propria mission, quindi se vogliamo dare e darci un esempio, dobbiamo ripartire da noi.
Una scelta strategica di marketing molto chiara che vi ha ripagato con migliaia di follower e una serie di testimonial vip. Quando il customer empowerment può considerarsi la scelta giusta?
Quando si ha l’umiltà di saper ascoltare.