Ormai lo sanno pronunciare anche le nostre nonne, lo troviamo anche sulle etichette della biancheria intima. Di cosa stiamo parlando? Di quello che negli anni novanta era semplicemente il cancelletto sulla tastiera dei nostri primi smartphone: l'#hashtag. Ora l’hashtag è entrato a pieno nella nostra quotidianità virtuale e non.
Gli hashtag oggi sono usati regolarmente da milioni di utenti nei più diversi canali social. Tutto questo grazie a Chris Messina, guru nel mondo social, colui che ha dato vita al modo più immediato, organizzato e veloce di condividere i nostri contenuti sui social media.
Rivoluzionario? Geniale? Fatto sta che abbiamo contattato Mr. Messina su uno dei suoi canali preferiti, Twitter e gli abbiamo chiesto cosa pensa e come si sente ora il papà dell’hashtag a otto anni da questa incredibile invenzione:
"Come mi sento ora? Eccitato, emozionato,umile e ottimista"
Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire chi ha inventato l’hashtag e perchè. Nella bio di Twitter , Chris Messina si definisce come l’inventore dell’hashtag. Avvocato, Consulente, ex UX Designer di Google, Messina usò l’hashtag con l’intento di raccogliere conversazioni riguardanti BarCamp, una rete internazionale di non conferenze aperte relative alle tecnologie e al web.
Siamo nel 2007 a San Francisco. Proprio qui il primo hashtag della storia fa capolino su Twitter, stravolgendo le basi stesse del microblogging per eccellenza.
Messina era ben cosciente delle potenzialità di quell’unione tra simbolo e parola. La sua vera ambizione, secondo quanto riportato in un post sul suo blog risalente al 2007, era infatti quella di migliorare la user experience relativa al tracciamento di contenuti relativi ad uno stesso argomento in particolare su Twitter.
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Non tutti però accolsero l’hashtag come meritava. Evan Williams, uno dei padri fondatori di Twitter, etichettò come eccessivamente tecnica, e quindi non adatta ai propri utenti, l’ascesa al potere dell’hashtag. Chris Messina si vide così negata la possibilità di introdurre l’hashtag nel microblogging in modo più strutturato.
Nulla però fermò la marcia dell’hashtag verso il successo. Siamo a San Diego nell’ottobre 2007. Nate Ritter, imprenditore nel settore ICT, si trova, suo malgrado, a ricoprire il ruolo del primo utente ad utilizzare un hashtag per una finalità di pubblico servizio. L’hashtag #sandiegofire utilizzato da Ritter, durante il live twitting di un incredibile e spaventoso incendio, rappresenta il momento zero nella gloriosa vita del cancelletto.
Intuito? Non proprio. Abbiamo twittato con Nate Ritter per capire come si sentisse ad essere stato il primo ad utilizzare un hashtag e lui stesso ci ha confermato che è stato proprio Chris Messina, che seguiva la sua diretta dell’incendio, a suggerirgli di utilizzare l’hashtag #sandiegofire nei suoi tweet e facilitare così la raccolta di tutti i contenuti relativi all’evento in corso. "E stato un importantissimo esempio di citizen journalism grazie all'uso dell’hashtag", confermò Messina.
Conclusione della storia? Attualmente Twitter si è dotato di una guida completa ed esaustiva su come utilizzare l’hashtag, e la vincente intuizione di Chris Messina è stata fatta passare come fervida creatività degli utenti, ovvero l’hashtag non è altro che una creazione organica e spontanea degli utenti del microblogging.
Una bella storia, non trovate?