La Generazione Z comprende i nati tra i tardi anni '90 e i primi Duemila. Sono la generazione a cui guardano i marketer, poiché rappresentano la prossima forza di consumo.
Per questo già ora molte aziende stanno sperimentando nuovi metodi per comunicare, che tengano conto tanto del loro background culturale e sociale quanto delle ultime e prossime tecnologie.
Una interessante prospettiva di analisi parte facendo un "tap" sull'app Snapchat, che ai teenager si sta già rivolgendo con successo.
Parlare alla Generazione Z
Snapchat permette di chattare, ma soprattutto di condividere immagini e video con altri utenti. La peculiarità sta nel fatto che i contenuti sono visualizzabili solamente per un numero limitato di secondi.
L'enfasi su filtri, lenti e più in generale sugli effetti per personalizzare i contenuti visuali, fornisce un primo indizio sulla Generazione Z: non sono incline ai contenuti testuali, soprattutto se prolissi e formali. Simboli e immagini sostituiscono le parole al punto che le conversazioni possono avere luogo a suon di selfie.
La Generazione Z è nata in un mondo spontaneamente ricco di informazioni. Per necessità hanno sviluppato non tanto l'abilità di approfondire, quanto quella di discernere. I marketer devono imparare che non è necessario contestualizzare pedantemente un soggetto, ma fornire costantemente nuove fette di contenuti, seguendo tendenze e novità che mai come nel prossimo futuro saranno mutevoli e globali.
Narrare sensazioni
Attenzione! Questo non significa che i teenager sono superficiali, ma piuttosto di gusti difficili. I contenuti efficaci devono essere come le ciliegie: una tira l'altra. Questo è appunto il meccanismo alla base di una app di messaggistica istantanea come Snapchat, che si riverbera anche nella terza funzione, quella relativa alle storie.
Si tratta di contenuti disponibili per 24 ore a tutti gli amici dell'autore, andando così a formare un'identità fluida costruita non tanto sul senso univoco e l'elaborazione quanto su sensazioni e narrazioni che lasciano spazio all'intuizione. L'interfaccia stessa dell'app si basa sul tocco e sull'immediatezza piuttosto che su clic e menu.
La sfida per i brand è quella di innovare il marketing esperienziale, facendo sfoggio di creatività e puntando più che mai sull'effetto wow.
LEGGI ANCHE: Francesco Catalano: il marketing esperienziale e l'interior design [INTERVISTA]
"Noi" Generazione Z
Evan Spiegel, uno degli autori di Snapchat, ha spiegato come la sua app risolva sul nascere l'annoso problema che molti utenti social affrontano ogni giorno: mantenere la propria identità online. Per Spiegel questo "toglie tutto il divertimento alla comunicazione".
Questo principio è ben radicato nella Generazione Z, che della comunicazione fa il proprio punto di forza, portando i teenager a percepirsi più facilmente come un collettivo. Le conseguenze meno immediate sono una maggiore responsabilità nelle scelte, che tenderanno a portare un beneficio diffuso. Filosofando, si può intendere questa tendenza come una "libertà di donarsi" dal sapore baumaniano.
Da qui nasce infine l'ultimo ostacolo per i brand e i pubblicitari che vogliono comunicare alla Generazione Z: uscire dai paradigmi tipici di Baby Boomer, Generazione X e Millennial per valorizzare l'innato senso pratico degli attuali teenager. A capirli meglio di tutti saranno forse gli ultimi decani delle Guerre Mondiali, un tempo costretti a decisioni concrete che li accomunano a giovani cresciuti con la minaccia del terrorismo.
La capacità di coinvolgere, di costruire insieme il valore di prodotti e servizi, è la sfida più grande.