Brexit e startup: erano state oltre 200 le startup firmatarie, attraverso imprenditori e rappresentanti, di una lettera aperta, scritta per scongiurare il pericolo Brexit e il danno estremamente dannoso per le aziende in fase di avvio.
Tra i firmatari ci sono il direttore generale Zoopla, Alex Chesterman, il fondatore di lastminute.com, Martha Lane Fox, il fondatore di Skype, Mattias Ljungman, e Simon Woodroffe, il fondatore di Yo! Sushi.
I cittadini inglesi sono stati chiamati a votare se scegliere o meno la permanenza nell'Unione Europea pronunciandosi per l'uscita. Ora le regole potrebbero cambiare, anche per le imprese innovative.
Nonostante tutto il mondo imprenditoriale, inglese e continentale, fosse schierato per invitare a continuare la permanenza del Regno Unito nell'Unione Europea e avesse respinto con forza la possibilità di arrivare ad una soluzione di questo tipo, ora multinazionali e dirigenti sono al lavoro per tentare di ridurre al minimo le importanti incertezze che investono i mercati in queste settimane.
Brexit e startup, i rischi dell'incertezza
Le startup inglesi hanno ottenuto grandi benefici considerando l'Europa e la Gran Bretagna come un unico grande mercato di 28 Paesi, contando non solo su un numero molto alto di consumatori (circa 500 milioni), ma anche sulla possibilità di reclutare le menti più brillanti disponibili indipendentemente dalla nazionalità, grazie alla libertà di scambio di beni e servizi.
Cosa cambierà per le startup presenti a Londra? Con 8,2 miliardi di euro di investimenti e 207 miliardi di fatturato e 274 mila startup attive, Londra ricopre un ruolo importante nel panorama dell'innovazione. Spesso definita la capitale europea delle startup, rischia di chiudersi anche ai molti investitori stranieri che hanno scelto suolo inglese per avviare la propria impresa.
Sarà impossibile alla startup non inglesi accedere a queste enormi fonti di finanziamento, così come verranno complicati tutti gli scambi commerciali e le transazioni finanziarie. Temi che non coincidono con la visione di aziende dinamiche e scalabili come quelle innovative.
Allo stesso modo diventerà vicendevolmente impossibile alle startup inglesi e non scambiarsi risorse in maniera fluida a causa dei vincoli doganali.
La nuova capitale europea delle startup
La posizione di regina delle startup potrebbe rimanere vacante e far gola ad altri Paesi membri dell'Unione, che in Milano o Berlino, già sede del successo di Rocket Internet, vedrebbero una perfetta sostituita in chiave europeista.
Partecipa alla gara per la successione anche Dublino, che vede nella Brexit ottime possibilità per attrarre investitori e talenti.
Anche Amsterdam e Stoccolma non vogliono perdere l'occasione di diventare crocevia europeo dell'innovazione e del Fin-Tech, settore particolarmente minacciato dalle incertezze provocate dall'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea.
Forbes aveva fiutato il disastro e preannunciato catastrofi per le startup inglesi in caso di Brexit, raccontando mestamente della fine della capitale delle startup; "Riteniamo che sarebbe folle per il Regno Unito di lasciare l'UE, sia per le imprese che per i consumatori", aveva detto Taavet Hinrikus, chief executive officer (CEO) e co-fondatore di TransferWise.
Flessibilità del lavoro e poca burocrazia
Londra è diventata capitale delle startup non solo per le molte agevolazioni fiscali per le nuove aziende (ad esempio, con un volume d'affari fino a 79.000 euro non è necessario aprire partita IVA), ma anche grazie agli aspetti di integrazione che hanno permesso di sviluppare una cittadinanza multietnica e aperta e di attrarre, oltre che consumatori sui mercati, milioni di giovani talenti da tutto il mondo. Brexit rischia di significare chiusura su più punti di vista e proprio su quei punti di forza che hanno reso così vivace l'ambiente dell'innovazione inglese.
A fare da rampa di lancio ideale per le idee di successo è stata una inclinazione normativa favorevole: bassi costi di apertura, assenza di spese legali e notarili, semplificazione burocratica e processi informatizzati, hanno creato l'ambiente fertile per molti investitori stranieri, anche italiani, che hanno scelto Londra come quartier generale per le loro Ltd.
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E questa semplificazione è ravvisabile anche nella procedura fallimentare che, semplice e snella, permette di rimettersi in piedi dopo una occasione mancata, facendo tesoro delle esperienze che il fallimento ha maturato per metterle a frutto in una nuova impresa, anche se tutti concordano che il vantaggio più importante fosse la possibilità di assumere velocemente il personale e gestire i collaboratori efficacemente.
Insomma, un modo di creare impresa decisamente easy.