Dalla rivoluzione mobile in poi, GPS e Google Maps sono stati potenti alleati per esercenti e gestori di attività locali. Grazie ad essi era ed è possibile avviare campagne marketing online targettizzando le persone entro un certo raggio dal punto vendita, ottimizzando così gli investimenti pubblicitari.
Ora, a questi due strumenti se ne aggiunge un altro, l'Augmented Reality (AR), e a capitalizzare la combinazione di questi tre fattori è un'app sulla cresta della notorietà ancora prima di essere rilasciata ufficialmente in Italia: Pokémon Go.
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Pokémon Go-es local
In una recente intervista con il Financial Times, John Hanke, direttore generale dell'azienda che ha sviluppato Pokémon Go, Niantic, ha affermato che le "sponsored location" andranno ad aggiungersi agli acquisti in-app come strategia di monetizzazione.
Questa dichiarazione lascia spazio a varie speculazioni ma, analizzando l'esperienza offerta da Pokémon Go, è possibile formulare un paio di ipotesi.
Ogni giocatore vive la sua avventura in itinere a caccia di mostri tascabili (Pokémon è la crasi di poket e monster) interfacciandosi innanzitutto con una mappa stilizzata dei dintorni, in cui viene indicata la presenza di Pokémon, ma anche di PokéStop e Palestre. I primi sono punti di interesse reali come monumenti o edifici pubblici che nel gioco conferiscono degli oggetti bonus ai giocatori che li raggiungono; le seconde sono invece gli unici luoghi dove è possibile combattere con i propri animaletti digitali.
È proprio questa commistione di luoghi reali/vituali a suggerire un primo uso dell'advertising in game, ossia quello di inserire nella mappa anche retailer che abbiano acquisito questo tipo di visibilità a pagamento. La possibilità di elargire alcuni omaggi ai visitatori, al pari dei PokéStop, costituirà sicuramente un incentivo alla visita.
Il medesimo modello, d'altra parte, è già applicato in Ingress, un altro gioco della Niantic particolarmente popolare in Giappone.
La realtà aumentata
Un'altra interfaccia fondamentale del gioco si basa sulla realtà aumentata: all'ambiente ripreso dalla videocamera dello smartphone vengono sovrapposte le immagini digitali dei Pokémon nelle immediate vicinanze.
In questo caso un possibile impiego commerciale potrebbe ricalcare i filtri geolocalizzati offerti da Snapchat. In questo social network, agli inserzionisti viene data la possibilità di elaborare un messaggio grafico e testuale che verrà visualizzato da tutto coloro che realizzano uno snap all'interno di un'area disegnata.
Questo procedimento risulterebbe facilmente applicabile anche all'atto di cattura di un Pokémon. Registrato l'evento, l'app potrebbe visualizzare, ad esempio, l'invito a catturare uno sconto speciale in un negozio nelle vicinanze.
Un'esca per i clienti
In attesa che queste feature vedano la luce, un esercente può sempre acquistare una "Esca", ossia un oggetto di gioco che "attrae i Pokémon", aumentandone le apparizioni nei dintorni. Inutile specificare che insieme ai mostri digitali è prevedibile l'arrivo di avventori che, una volta lanciata la PokéBall, possono trasformarsi in altrettanti clienti.
Non mancano soluzioni più tradizionali, già sperimentate in America, come ad esempio quella di garantire sconti ai giocatori, magari in base alla fazione a cui appartengono tra le tre a disposizione: un cartello fuori dal punto vendita e il gioco è fatto, senza nemmeno avviare l'app.
"Gotta chatch 'em all" insomma, non è solo uno slogan, ma lo spirito giusto per sfruttare queste e altre possibilità di digital marketing offerte dall'ultimo successo Niantic.