Raccontare un'impresa, il lavoro che vi si svolge ogni giorno, le persone che popolano quegli spazi, non è un compito semplice, se in questo racconto si vogliono esprimere anche i valori dell'azienda. In una buona strategia di Employer Branding, il contenuto visivo è sicuramente lo strumento ideale per riuscire ad attrarre i candidati giusti.
Abbiamo chiesto ad Alessandro Treves, visual director di Meritocracy, in che modo riesce a raccontare il valore delle aziende che visita ogni giorno, con un occhio diverso, riuscendo a portare i candidati più vicini alle aziende; gli abbiamo inoltre chiesto quali sono secondo lui le nuove tendenze visuali da tenere d’occhio nel 2017.
Quando entri in un'azienda con Meritocracy, qual è la prima cosa che osservi per capire come costruire un'immagine in grado di raccontare il brand e quel luogo di lavoro?
Sicuramente c’è una fase di preparazione: c’è uno studio riguardo all’azienda che andrò a fotografare.
Una volta che si entra in azienda, poi, la prima cosa da fare, prima ancora di guardare, è ascoltare e parlare con le persone, perché molte volte l’estetica può essere un po’ fuorviante rispetto a quella che poi è l’azienda o la realtà lavorativa.
Magari ci sono posti che si presentano esteticamente molto bene, ma che alla fine si rivelano diversamente, o al contrario, posti che magari hanno sempre dedicato poco tempo alla creazione di ambienti lavorativi più accoglienti e poi scopri delle realtà incredibili.
Naturalmente da fotografo devo presentare l’azienda nel miglior modo possibile, ma prima di tutto cerco di parlare con le persone, incontrare gli ambassador che fanno con me l’intervista.
Quando lavoro con Meritocracy la mia esperienza all’interno di un’azienda parte con una bella chiacchierata e con una passeggiata all’interno dell’ambiente lavorativo. Anche senza una macchina fotografica al collo mi piace guardare, fermarmi a parlare con chi ha voglia di raccontare.
A volte incontri persone molto disponibili a parlare che ti danno il loro punto di vista sulle cose, da una prospettiva che non io non potrei mai avere trascorrendo all’interno dell’azienda al massimo una giornata, mentre loro che ci lavorano ogni giorno possono raccontare.
Quando ascolti ciò che vedono e sentono, puoi cercare poi di svilupparlo in una immagine e metterlo in un linguaggio visivo.
Prima di invaghirsi dell’aspetto più o meno bello di un’azienda c’è soprattutto il voler conoscere com’è questa azienda dall’interno, scoprire le loro caratteristiche e i loro valori, così da riuscire a far capire al meglio ai nostri utenti se quella è davvero l’azienda giusta per loro.
Ogni realtà lavorativa è principalmente fatta di persone: come riesci a raccontare in immagini il bagaglio culturale e valoriale di un’impresa e dei suoi dipendenti?
Il bagaglio culturale e valoriale cambia molto da caso a caso. Ci sono aziende che sono molto più aperte e hanno un modo di lavorare per il quale qualsiasi persona entri si sente subito parte di quella realtà e questo sicuramente, da fotografo, aiuta nel lavoro.
Altre volte, invece, devi cercare di essere il più invisibile e silenzioso possibile: capita che si incontrino realtà poco abituate a farsi raccontare o a raccontarsi all’esterno, quindi da ospite devi essere il più discreto possibile e al fine di portare a casa il miglior risultato possibile devi fare in modo di adattarti e funzionare.
I dipendenti naturalmente fanno una grandissima parte in questo.
Ci sono realtà come Foodora, BlaBlaCar o IKEA che sono più abituate ad avere un fotografo che si aggira nei loro ambienti di lavoro, è qualcosa che succede più o meno ogni giorno.
Altre realtà che hanno sempre pensato più a lavorare che a comunicare, naturalmente mi vedono più come “un tizio strano che gira con la macchina fotografica”. Io cerco di farli sentire a loro agio, di non farli preoccupare della mia presenza, e il più delle volte i nostri shooting diventano una vera e propria occasione di team building ed io sono il primo a divertirsi, mi piace quando le persone stanno bene e le mie fotografie rispecchiano questo modo di lavorare.
Cerco di guardare con gli occhi di un ragazzo o di una ragazza che vede quell’azienda per la prima volta, ancora prima di aver deciso se candidarsi o no per quel lavoro.
Quali sono secondo te i trend della comunicazione visiva per il 2017?
Sicuramente ci sono moltissime nuove tecnologie che aiutano ed hanno rivoluzionato il mondo della fotografia, ampliando il numero di appassionati e rendendo fruibili contenuti e temi ad un pubblico sempre più vasto.
Basta pensare banalmente a Instagram e al racconto visivo, che sta avendo dei grandi sviluppi, adesso quasi tutti noi comunichiamo per immagini, a banali domande come stai o dove sei tante volte è un selfie la risposta.
Io da fotografo godo di tutto questo, apprezzo come la fotografia sia diventata davvero democratica e alla portata di tutti.
Ma la cosa bella è davvero che è diventato tutto sempre più tascabile e portabile, da fotografo, da chi fruisce immagini e ne crea, è una grandissima soddisfazione, perché ti rendi conto che è un momento strepitoso per parlare questo tipo di linguaggio.
Questo naturalmente ha dei pro e dei contro. Ognuno può dire la sua, quindi è importante che ci siano persone con un punto di vista e con una cultura visuale che sia stata costruita in un certo modo. È fondamentale quando si decide di utilizzare l’immagine per raccontare ci sia dietro una cultura e una conoscenza: devi sapere di cosa stai parlando, porti le giuste domande e non essere mai convinto di conoscere tutte le risposte.