Sei mesi di ricerca in tre differenti Paesi africani. Il sogno di contribuire davvero al cambiamento a livello globale, grazie alla democratizzazione dell'hardware e a soluzioni digitali per l'apprendimento, basate anche su intelligenza artificiale e machine learning.
Detta così, Kukua sembra qualcosa di estremamente tecnologico e complicato, invece, si tratta di un "gioco da ragazzi". O meglio di un'applicazione per l'apprendimento di base di scrittura, lettura e matematica, che consente ai bambini dei Paesi emergenti di approcciarsi allo studio in modo semplice ed efficace, superando ad esempio i limiti della affollatissime classi africane, in cui gli insegnanti non possono materialmente seguire da vicino il percorso di apprendimento quotidiano di ogni singolo studente.
Per capire meglio qual è stato il percorso di Kukua e quale sia il futuro di questa tech startup dall'importante impatto sociale, abbiamo rivolto alcune domande a Lucrezia Bisignani, Founder di Kukua.
Il continente africano ha visto negli ultimi anni una penetrazione sempre maggiore del Tech statunitense come Google, Microsoft e Facebook. Quale può essere il loro reale apporto allo sviluppo del paese?
I giganti del Tech stanno tutti scommettendo sul continente africano. I loro mercati principali sono ormai saturi e dunque, opportunisticamente o meno, connettere l’Africa vuol dire un miliardo di nuovi consumatori che usufruiscono dei loro prodotti online, tutti rigorosamente via mobile.
I benefici per le persone sono enormi: se pensiamo che grazie alla connettività gli studenti possono avere accesso ai migliori contenuti di istruzione al mondo, e quindi sviluppare nuove competenze per essere assunti in posti di lavoro o avviare le loro imprese. Essere connessi, per le persone che vivono nelle aree più remote, vuol dire anche avere accesso a servizi di sanità che non avevano mai avuto prima grazie alle diagnosi e cure a distanza.
Oltre alla connettività un altro ruolo di Google, Facebook e Microsoft è quello di formare le persone e aiutare lo sviluppo di nuove imprese di successo che a loro volta creano posti di lavoro e generano ricchezza nel continente.
Oltre al supporto dei giganti del Tech, io spero, e sono convinta, che avremo modo di vedere presto innovazione a livello locale. Nessuno meglio di loro stessi è in grado di capire le loro dinamiche di mercato, i loro problemi e le loro opportunità. E in un mondo connesso avranno gli strumenti adatti per sviluppare nuovi modelli di business e aprire nuovi mercati.
Perché la tecnologia può essere la chiave per un reale miglioramento dell'educazione in Africa?
Fino al 2015 il millennial development goal dell'UNESCO per l'istruzione si focalizzava su costruire scuole e dare accesso all'istruzione. Adesso vediamo uno shift globale che passa dal focus dell'accesso al focus sulla qualità dell'istruzione.
Per capire il ruolo chiave della tecnologia per migliorare l'istruzione bisogna comprendere i problemi che il sistema educativo affronta.
In Africa per esempio c'è bisogno di oltre un milione e mezzo di nuove insegnanti formate adeguatamente per insegnare le competenze di base come la lettura e la scrittura agli oltre 166 milioni di bambini analfabeti nel continente. Ma anche se riuscissimo a formare un esercito di nuovi insegnanti, questi sarebbero disposti ad andare ad insegnare in alcuni dei luoghi più remoti e poveri della terra?
Oggi, grazie alla democratizzazione dell'hardware gli insegnanti possono integrare nelle proprie classi risorse digitali sviluppate dai miglior educatori al mondo. Un bambino che vive in una baraccopoli a Nairobi tramite lo smartphone dei genitori, che costa ormai meno di 40 dollari, può accedere a lezioni e contenuti di eccellenza mondiale. Così come un ragazza di 18 anni che vive in un campo di rifugiati può seguire corsi online gratuiti delle università più prestigiose.
Inoltre, grazie all'avanzamento dell'intelligenza artificiale oggi è possibile sviluppare lezioni e contenuti personalizzati.
Noi a Kukua per esempio stiamo lavorando ad un ambizioso progetto di voice recognition e machine learning: un software che riesce a riconoscere se un bambino sta leggendo i suoni, le sillabe, le parole e le frasi correttamente. Così il bambino può praticare la lettura molto più frequentemente e ricevere feedback immediato (che solo un insegnante seduto accanto al bambino potrebbe altrimenti fornire). L'insegnante poi riceve il report individuale per ciascun bambino ed è così in grado di dedicare più tempo a quegli studenti che ne hanno più bisogno.
Da dove siete partiti per progettare Kukua?
Abbiamo passato 6 mesi a fare ricerca sul campo in 3 paesi Africani diversi (Sud Africa, Gambia e Kenya). Abbiamo vissuto in aree rurali con famiglie che vivevano con meno di un dollaro al giorno, visitato oltre 50 famiglie che vivevano nelle baraccopoli delle città e passato tempo con i rifugiati di guerra. Ci siamo seduti agli ultimi banchi di centinaia di classi in ciascuno di questi contesti. Abbiamo studiato il problema. Testato soluzioni già esistenti. Ascoltato i sogni dei bambini, i problemi degli insegnanti e le speranze dei genitori.
Dopodiché abbiamo messo insieme un team internazionale di esperti mondiali di alfabetizzazione, edutainment e tecnologia e di persone locali che ci aiutassero ad entrare nelle comunità.
Tutto quello che abbiamo sviluppato e costruito l'abbiamo fatto insieme ai nostri utenti e beneficiari finali. Abbiamo iterato la nostra metodologia di istruzione basandoci su innumerevoli quantità di dati per ottimizzare il processo in cui un bambino impara a leggere. Abbiamo migliorato la nostra UX oltre 500 volte così che un bambino che vive in un area rurale, che non ha mai utilizzato uno smartphone, potesse navigare autonomamente all'interno dell'app senza l'aiuto di un adulto.
Quanto ha contribuito la tua esperienza alla Singularity University nello sviluppo dell'idea e dell'app?
Il mio percorso verso Kukua inizia a 11 anni dopo aver visitato durante un viaggio con la mia famiglia una scuola in un villaggio rurale in Africa. La scuola di quei bambini della mia stessa età, era così diversa dalla mia... non capivo il motivo (e tuttora non lo capisco) ma quel ricordo non mi ha mai lasciato ed è diventato il motivo della mia vita.
È stata dunque la mia mission a portarmi a Singularity. I tre mesi più incredibili della mia vita. Dove ho anche conosciuto il mio co-founder Alex. Giorno e notte (con davvero poche ore di sonno), chiusi all'interno del centro di ricerca della NASA di Mountain View, con persone con le menti più straordinarie che abbia mai conosciuto a parlare e progettare soluzioni utilizzando tecnologie esponenziali per impattare positivamente su 1 miliardo di persone.
Alla Singularity la mia vision si è allargata e gli orizzonti di ciò che era possibile grazie alle tecnologia sono diventati infiniti. Quando sono stata selezionata per il programma, un alunno dell'anno precedente mi ha detto: "Come in Matrix ad un certo punto dovrai decidere se prendere la pillola blu o quella rossa. Se prendi quella rossa... non potrai più tornare indietro". Così è stato.
Se prima già sentivo un forte senso di responsabilità verso chi aveva più bisogno, dopo Singularity ho capito che avevo ricevuto il privilegio di poter cambiare davvero le cose e dunque era mio dovere dedicare il resto della mia vita a provarci. Perché "Se non ora, quando? Se non io, chi?".
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Quali risultati avete ottenuto finora e come proseguirà il vostro progetto?
Negli ultimi due anni abbiamo completato lo sviluppo di SEMA LAND in inglese, Swahili e Arabo.
SEMA LAND è un App che insegna ai bambini tra i 5-10 anni a leggere, scrivere e fare matematica di base senza l'aiuto di un adulto. La metodologia che utilizziamo è stata studiata ad hoc da esperti di alfabetizzazione mondiali per insegnare efficacemente e in meno tempo possibile a leggere. L'app utilizza inoltre dinamiche di gamification per insegnare ed è ricca di personaggi, musiche, animazioni, giochi e storie legati alla cultura africana.
A giugno abbiamo lanciato due programmi pilota in due scuole nella baraccopoli di Nairobi per misurare l'impatto di alfabetizzazione dell'app e siamo molto fieri di vedere il progresso dei bambini anche dopo poche settimane di utilizzo.
Abbiamo inoltre lanciato SEMA RUN, uno spin off di SEMA LAND per insegnare specificatamente i suoni delle lettere dell'alfabeto. Dopo solo tre settimane di esperimenti di distribuzione attraverso ground marketing dentro Kibera (la baraccopoli più grande di Nairobi) abbiamo avuto 3.000 download e fondato inoltre la "Kibera for Digital Learning Community", una comunità di genitori e insegnanti che vivono dentro la baraccopoli e che noi chiamiamo "StarParents e StarTeachers", che si sono proposti come ambassador e si occupano insieme a noi di promuovere l'app. Oltre un centinaio di genitori ci scrivono regolarmente sul nostro gruppo Whastapp "Sema Chat" per mandarci foto dei loro figli che usano l'app e scriverci il loro feedback.
Attualmente, oltre alla distribution B2C di SEMA RUN, con la quale contiamo di raggiungere quest'anno degli accordi con le Telco locali, stiamo anche finalizzando delle partnership importanti per dare accesso ai contenuti di SEMA LAND a quanti più bambini possibili. Per esempio il governo in Kenya ha distribuito 1.5M di tablet tra scuole pubbliche e private e tramite il Kenyan Education Cloud i nostri contenuti potranno essere disponibili su quei devices.
Il nostro obiettivo principale adesso è far in modo che SEMA LAND insegni a leggere, scrivere e fare matematica di base a quanti più bambini possibili. Le nostre energie sono dunque incentrate su trovare canali di distribuzione scalabili.
Nei prossimi mesi annunceremo il nuovo progetto a cui stiamo lavorando, un pezzo di tecnologia di voice recognition e machine learning open source con il quale i bambini potranno praticare la lettura. Nella roadmap inoltre, dato il successo che stanno riscuotendo i personaggi dell'app tra i bambini, stiamo anche decidendo per una serie animata televisiva.
La nostra vision è quella di diventare la Disney dell'Education nei paesi emergenti.