Ce lo siamo chiesto svariate volte: quanto ogni individuo può trarre vantaggio dalla propria presenza sui social? Il mondo del web, in continua evoluzione, cambia e di conseguenza anche i nostri approcci e stili di vita. Quanto è utile dunque fare rete? Quali benefit si possono ricavare dai social network, al di là dell'accezione prettamente economica, nei rapporti professionali?
Marshall, avevi ragione!
Uno dei maggiori sociologi del '900, Marshall McLuhan, nella sua brillante interpretazione relativa al rapporto tra i media e gli effetti che ne derivano sulla società, ci aveva visto giusto. Eppure erano tempi non sospetti ed in cui nessuno avrebbe immaginato di scattare foto con un apparecchio senza fili che permettesse anche chiamate e collegamenti mondiali. La tesi, ad ogni modo, era quella idonea: ogni medium diviene estensione e potenziamento delle facoltà umane e quanto il contenuto anche il mezzo quindi plasma la forma mentis di ognuno.
Da qui, la riflessione applicata ai giorni nostri: quello che comunichiamo attraverso i social, perde o acquisisce valore considerato dunque il mezzo? Se ne parla tanto, ma un approfondimento sulla questione sarebbe opportuno da parte del lettore valutando un approccio che vada ben oltre la semplice lettura.
Il web, ed in particolare i social network, espongono ognuno di noi al giudizio e alla vetrinizzazione sociale, per dirla -banalizzando- a mo' di Vanni Codeluppi (2007). Noncuranti di privacy, conseguenze, riflettori indiscreti puntati addosso, esponiamo puntualmente noi stessi su una piazza pubblica che condiziona, in maniera imprescindibile, la nostra vita sociale e professionale.
"It's not what you know, it's who you know"
Esporsi, nel bene o nel male, vuol dire quindi esserci. Nel tentativo proficuo di esserci si tenta poi di fare rete, aggiungendo o commentando profili che si intende conoscere, avvicinare, curiosare. I social network, se non fosse già nella semantica, creano reti e relazioni e mettono in contatto milioni di persone. Questa, di certo, non è la scoperta dell'acqua calda, ma qualcuno si stupirà nell'apprendere che i social sono fondamentali soprattutto quando non si è alla ricerca attiva di un lavoro.
Il potere dei social in tal senso è stato evidenziato da uno studio condotto, qualche anno fa, da alcuni ricercatori del NC State University: secondo tali stime il 25% dei posti di lavoro negli Stati Uniti sono da ricondurre al reclutamento sui social network. E non solo: i talenti scovati sui social godono di guadagni maggiori in confronto agli "assunti standard".
Ad avvalere tale tesi anche un articolo pubblicato da Management Science il quale ha dimostrato che i social network sono la seconda fonte più comune per scovare lavoratori.
Power to the people!
Il suddetto studio condotto ha inoltre dimostrato che i contatti migliori, ovvero quelli di qualità, scaturiscono dalla reti e connessioni più 'forti'. Più questa rete è forte, più probabilità ci sono di avere successo nella ricerca del lavoro.
I ricercatori sono stati in grado di quantificare il fenomeno rivelando che un aumento del 10% nel numero di connessioni forti significava un aumento del 0,7% nel numero di offerte di lavoro ricevute. Allo stesso modo, se le connessioni deboli aumentavano del 10%, il numero di offerte di lavoro diminuiva del 1,3%.
Ritorniamo ora alla domanda iniziale: quanto è utile fare rete? Ecco, la risposta appare ora scontata. Lo studio sopracitato palesa che la professionalità di ognuno è relativa alla capacità di sapersi adattare al social network in maniera consapevole e idonea. Il medium quindi determina il valore di quanto comunicato: ogni utente è sul mercato (del lavoro) anche quando non se lo aspetta.
Il nostro consiglio da Ninja?
Usiamo i social network in maniera consapevole: costruire e non demolire, perché alla fine, che ci crediate o meno nel karma, tutto torna indietro.