La mattina dell'11 ottobre tutti gli utenti di Facebook si sono trovati in cima alla propria Home una Call to Action, che invitava a celebrare (con un badge nella foto profilo) "Le ragazze di oggi, le leader di domani".
«In occasione della Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze, vogliamo sostenere la possibilità di ogni giovane donna di diventare una voce forte nella propria comunità», dice Facebook. In realtà la Giornata di oggi è dedicata a un tema molto più ampio.
#DayOfTheGirl. La Giornata Mondiale delle Bambine e delle Ragazze
L’11 ottobre, infatti, ricorre la Giornata Mondiale delle Bambine e delle Ragazze (International Day of the Girl Child), istituita dall’Onu nel 2012 per porre l’attenzione sui temi della disuguaglianza di genere e per promuovere i diritti delle bambine e delle ragazze. La disuguaglianza di genere assume diverse forme, dall’educazione a all’accesso alle cure mediche, dalla violenza contro le donne al matrimonio forzato.
Le spose bambine
Il tema principale di questa giornata, istituita dalle Nazioni Unite con la Risoluzione 66/170 del 19 dicembre 2011, è il fenomeno delle cosiddette spose bambine, ovvero quelle ragazze (al di sotto dei 15 anni) costrette al matrimonio. Una violazione dei diritti umani fondamentali che influenza tutti gli aspetti della vita di una ragazza e che coinvolge ogni anno almeno 15 milioni di bambine e adolescenti tra i 10 e i 18 anni. Molte di loro subiscono costrizioni e abusi, e vengono obbligate a sposarsi con degli uomini anche molto più grandi di loro.
La numero 2 di Facebook è donna
Più politica, invece, la battaglia di Facebook. L'emancipazione femminile è una delle grandi battaglie di Sheryl Sandberg. Tra gli addetti ai lavori quello della Chief Operation Officer del social network e, di fatto, braccio destro di Mark Zuckerberg è un nome già noto.
Al quinto posto nella classifica delle “Most Powerful Women list”, le 30 donne più potenti del mondo secondo la rivista Fortune, la Sandberg è uno dei simboli delle donne di successo della digital economy, e sfrutta la sua notorietà per portare avanti le tematiche del gender gap.
"Le donne non negoziano il loro primo salario"
Il suo pensiero è racchiuso nello speach tenuto nel corso di una Ted Conference: «Le donne - ha detto la COO di Facebook - sistematicamente sottostimano le loro capacità. Se mettete alla prova uomini e donne, e chiedete loro domande su criteri totalmente oggettivi come la media dei voti, gli uomini fanno errori, sovrastimando, e le donne sbagliano sottostimandola. Le donne non negoziano per se stesse sul lavoro. Uno studio condotto negli ultimi due anni sulle persone che stavano entrando nella forza lavoro appena uscite dall'università mostra che il 57% dei ragazzi che stanno entrando - ragazzi o uomini, in generale - negoziano il loro primo salario, contro solo il 7% delle donne».
«Su 190 Capi di Stato, 9 sono donne. Di tutte le persone che siedono in un parlamento il 13% sono donne. Nel settore degli affari, le donne al potere, in posizioni direttoriali o che siedono nei consigli d'amministrazione, si stagliano intorno al 15, 16%». Sandberg non cita la fonte di questi dati, e certamente quelli sulla rappresentanza parlamentare sono riferiti al Congresso Usa. In Italia, ad esempio, già dall'ultima legislatura alla Camera la rappresentanza femminile è quasi paritaria.
I numeri del gender gap
Secondo una ricerca condotta da Accenture, mentre tre uomini su quattro (il 76%) hanno possibilità di ottenere un lavoro retribuito, non è lo stesso per le donne (50%). In merito alla media salariale, a livello globale a parità di lavoro se un uomo guadagna 140 dollari una donna ne guadagna invece 100.
In Italia la forbice è un po' più stretta: 131 dollari uomo/100 donna. In Inghilterra e Germania, invece, guadagnano di più sia uomini che donne, ma il gap permane: 131 dollari contro 160.