I cambiamenti nel comportamento del pubblico, l’abbondanza e la diversificazione dei contenuti e dei canali di distribuzione, l’ingresso di nuovi attori come i servizi di video streaming on demand (primo tra tutti Netflix) sono variabili che stanno ridefinendo radicalmente la struttura competitiva della media industry globale. Lo scenario è incerto, e i colossi da sempre imperatori del mercato cercano di unire le forze per recuperare quote di mercato e le attenzioni di un'audience sempre meno interessata a impegnarsi in abbonamenti pay-tv a lungo termine.
Facciamo il punto su due situazioni che stanno facendo infiammare analisti e consulenti di tutto il mondo.
AT&T e Time Warner: la fusione s'ha da fare?
Dallo scorso anno AT&T, colosso delle telecomunicazioni statunitensi sta provando ad acquisire Time Warner, gigante del cinema e dell’editoria, per mettere in piedi il gruppo media & entertainment più grande al mondo. Un matrimonio da capogiro, dal valore di oltre 85,4 miliardi di dollari.
La comunione dei beni permetterebbe al gruppo di consolidare il proprio business in tre aree chiave: tv, telco e produzione di contenuti e programmi originali. Tra le risorse messe a sistema emergerebbero infatti punte di diamante come HBO, emittente televisiva via cavo, gli studi cinematografici Warner Bros e un capitale enorme di franchise adorati da fan in ogni angolo del globo: da Game of Thrones a Harry Potter, da DC Comics a Il Signore degli Anelli.
Una manovra di integrazione verticale che consentirebbe al conglomerato di conquistare una posizione dominante nel mercato globale, combinando contenuto di altissima qualità con la forza di distribuzione e la tecnologia del più grande gruppo di telefonia mobile USA. Randal Stephenson, CEO di AT&T, ha dichiarato che la sinergia porterebbe benefici al consumatore finale: ad esempio, i profitti sviluppati da una pubblicità televisiva resa più efficace e rilevante per il pubblico grazie ai dati acquisiti dagli utenti, permetterebbe di abbattere il prezzo dell’abbonamento pay-tv.
Cosa mette a rischio l'accordo
I giochi sembravano fatti, quando il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti la scorsa settimana ha chiesto al gruppo di disinvestire parte del capitale per ottenere il semaforo verde sulla fusione: quindi di cedere Turner Broadcasting, azienda che possiede la CNN, o in alternativa Direct TV, gruppo che opera in Sud America e nelle zone caraibiche.
Questo, dichiarano i portavoce dell'antitrust, per evitare la creazione di una situazione oligopolistica e pratiche anti-concorrenziali, che in economia si individuano come market foreclosure (ad esempio, una possibile restrizione dell'accesso a risorse o clienti ad altri concorrenti in campo).
Fonti come il New York Times affermano che il presidente Trump, da sempre osteggiatore della CNN e della maxi-fusione sia su Twitter che nelle sue uscite pubbliche, ci abbia messo lo zampino da dietro le quinte. Infatti non si è mai fatto scrupoli nell'esternare pubblicamente il proprio disgusto per quella da lui chiamata Clinton News Network. Di pochi giorni fa l'ultima perla.
Ufficialmente, sembra che dallo Studio Ovale non siano arrivate direttive ma Bloomberg riporta che AT&T è pronta a richiedere per vie legali l’accesso alle comunicazioni tra la Casa Bianca e il Dipartimento di Giustizia, per capire se ci siano state o no pressioni politiche.
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E intanto la fusione Disney-Fox è qualcosa in più che un'ipotesi
The Walt Disney Company, intanto, ha iniziato a flirtrare con 21st Century Fox riguardo l’acquisizione di una bella fetta dei suoi asset: lo studio cinematografico, canali come National Geographic e parte del business internazionale (incluse le partecipazioni del 39% in Sky e in Hulu).
Le negoziazioni si sono subito fermate, come accade spesso in questi casi, ma emerge un segnale forte. L’obiettivo di Disney sembrerebbe essere quello di rafforzare i propri asset relativi alla creazione e distribuzione del contenuto, per entrare a gamba tesa nel settore del video on demand, lanciando la propria piattaforma streaming nel 2019. Infatti, la fusione permetterebbe a Disney di mettere le mani sull'imponente e redditizio catalogo cinematografico e televisivo di Fox, acquisendo franchise di successo come X-man, Avatar, L’Era Glaciale, Rio, I Simpson e Anastasia. Ha già negato a Netflix alcune licenze cinematografiche e non è un mistero che potrebbe togliere in futuro tutte le sue serie e programmi tv dalla piattaforma.
Sembra che Murdoch voglia prendersi una pausa dall'impero mediatico che ha creato. L'obiettivo di Fox sarebbe quello di disinvestire sul settore cinematografico e specializzarsi su linee di business meno rischiose, come Fox Sport e Fox News, aree non toccate dalle conversazioni con Disney.
Sicuramente sarà una negoziazione lunga e complessa e non mancheranno gli effetti speciali (anche ostacoli burocratici come quelli che stanno affrontando AT&T e Time Warner?). Intanto altri due colossi stanno iniziando a corteggiare 21st Century Fox con dei primi meeting esplorativi: Comcast, proprietaria di NBCUniversal e degli studi cinematografici Universal, Verizon, gruppo telco, e Sony.
E comunque, in caso di matrimonio tra Disney & Fox, potremo dire che I Simpson l'avevano predetto. Ben 19 anni fa.