Durante un colloquio di lavoro quasi sempre capita di sentirselo chiedere: «Ha qualche domanda?». Meglio non farsi prendere alla sprovvista e pensare a quello che davvero interessa sapere e che potrebbe chiarire che a quel posto ci teniamo davvero. I candidati che, con le loro curiosità, mostrano che hanno a cuore l'azienda nel suo complesso e non solo il loro interesse personale sono quelli che convincono di più. Almeno secondo il responsabile Talent Acquisition di Johnson & Johnson Sjoerd Gehring. Il manager ha raccolto le sue sette domande preferite, che gli sono state rivolte dai candidati durante un colloquio e ne ha parlato in un contributo su The Muse, un portale online statunitense che offre consigli sulla carriera.
Secondo Gehring, la domanda al recruiter è l’ultima possibilità per fare una figura ottima nella selezione. Una persona che chiede qualcosa di appropriato e originale ha più chance di distinguersi rispetto a chi pone interrogativi classici del genere: «come si svolge la giornata tipo in azienda?» oppure soltanto «quando mi farete sapere come è andata?».
Ecco le sette domande che hanno colpito Gehring e che si potrebbero prendere come spunto in vista del prossimo colloquio di lavoro.
1. Perché questo ruolo è importante per la crescita dell'azienda?
Dal punto di vista del candidato è utile per capire se sarà un ruolo di alto o basso profilo e le aspettative che si hanno in lui. Al datore di lavoro mostra una persona che non è interessata solo al suo futuro ma anche a quello dell’organizzazione. Qualcuno che vuole avere un impatto sulla produttività dell’azienda.
2. Cosa ti piace di più del lavorare qui?
«Mi è stato chiesto soltanto da un candidato», scrive Gehring, «e ne è uscita una bella conversazione sul perché è gratificante lavorare nella nostra azienda dal punto di vista personale e professionale». È la domanda perfetta per prendere un po’ alla sprovvista il recruiter e ottenere una risposta onesta.
3. Ha qualche riserva su di me o sulle mie qualifiche?
Una domanda coraggiosa. «Così coraggiosa che sono rimasto impressionato dalla sicurezza del candidato che me l’ha rivolta», dice Gehring. E anche intelligente perché permette di affrontare i dubbi del selezionatore sulla tua capacità di affrontare quel ruolo. Nel caso in questione, la persona è stata in grado di mitigare le preoccupazioni del recruiter su una lacuna che vedeva nel suo curriculum. Spiegò che aveva preso un anno sabbatico non pagato per prendersi cura della figlia mentre sua moglie tornava a studiare al college.
4. Chi cura il wireframing del sito aziendale?
È una domanda specifica, in questo caso è stata fatta da un potenziale web designer. Ma è un esempio per mostrare una richiesta che cala il candidato già nel ruolo per cui si sta proponendo. Può essere l'inizio di una discussione sui processi e sui contributi da apportare per lo sviluppo dei progetti in corso. «Era come se già stessimo lavorando insieme», dice Gehring.
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5. Posso incontrare alcune delle persone con cui lavorerò?
Tipica di un candidato interessato alle dinamiche di squadra e alla cultura aziendale. Non è una persona che vuole arrivare in ufficio, sedersi alla scrivania e passare la giornata in una bolla con le cuffiette all’orecchio. È consigliato porla per capire con chi si dovrà interagire ogni giorno.
6. Chi occupava questo ruolo prima? Perché se ne è andato?
Questa può essere una domanda molto rivelatrice. Perché la posizione per cui ti sei candidato è disponibile? Se il motivo è una promozione del precedente impiegato, questo può farti sperare in possibilità di carriera. Se la persona non ha soddisfatto le aspettative, potresti chiedere quali sono stati i problemi incontrati. Ma se il selezionatore risponde in modo evasivo, potrebbe essere una questione inappropriata e sarebbe meglio cambiare argomento.
7. Come vengono gestiti i disaccordi professionali nel team? Mi fate un esempio?
Un’altra domanda che mostra un candidato che conta sul team working e sa che il modo di lavorare insieme in un gruppo può determinare il successo o il fallimento di un progetto. Per chi affronta il colloquio è un interrogativo utile a capire se si troverà di fronte a un ufficio di “yes men” o se il confronto rispettoso è incoraggiato per assicurare che tutte le strade possibili siano percorse per raggiungere al meglio gli obiettivi.