Hashgraph, una tecnologia alternativa a blockchain che viene presentata come più sicura, più veloce e meno dispendiosa di risorse sembra essere arrivata per rendere obsoleta la piattaforma più usata al momento, nel momento in cui la quotazione di bitcoin ha raggiunto un incredibile picco di oltre 10 mila dollari.
Globalmente la corsa a ricavarne di più è diventata frenetica. Un analista di criptovalute, Alex De Vries, ha dichiarato che a questi livelli per i minatori risulta conveniente, per generare altri bitcoin, consumare ben 24 terawatt ora in un anno: la stessa quantità di elettricità che consuma la Nigeria in un anno.
Questo enorme consumo di energia è dovuto al meccanismo con cui devono essere creati i bitcoin (od ogni altra criptovalute esistente).
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Blockchain, un piccolo ripasso
Blockchain è una tecnologia che nasce nel 2008 come risposta alla crisi delle banche. Nel documento che ne sancisce la nascita descrivendone gli aspetti funzionali, il suo misterioso creatore Satoshi Nakamoto, ne parla come di un sistema peer-to-peer di valuta elettronica. Un sistema che non ha bisogno di intermediari per gestire transazioni economiche.
In poche parole si potrebbe definire blockchain come un database distribuito (non ne esiste uno centrale) che viene continuamente aggiornato e reso sicuro da tecniche di crittografia.
Il database è fatto in modo che chiunque possa accedervi e scrivere delle transazioni, a certe condizioni. E queste transazioni vengono rese note a tutti coloro che possiedono una copia del database.
Il nome blockchain deriva dal fatto che non si scrive mai nel database solo una transazione. Arbitrariamente si decide di riunirne un certo numero, a formare un blocco, ed è questo che viene registrato. Questi blocchi vanno a incatenarsi uno con l’altro nel database distribuito, in modo che non siano possibili alterazioni.
I blocchi (in inglese, blocco) creano una catena (chain): ecco l’etimologia di blockchain.
Il sistema grazie a tecniche di crittografia e firme digitali (ma non solo) garantisce che non ci siano frodi, e che le operazioni siano sicure e affidabili.
In cosa Hashgraph dice di essere meglio di blockchain
Le premesse e le promesse sono ottime: il sistema sarebbe più efficiente, veloce, sicuro.
Con l’unico limite della larghezza di banda, Hashgraph riesce a gestire oltre 250 mila transazioni al secondo, contro le 7 di blockchain. Sarebbe cioè 50 mila volte più veloce.
Hashgraph è anche un sistema più giusto, poiché impedisce ai miners (coloro che generano le criptovalute, registrando le transazioni nel database) di alterare l’ordine in cui avvengono le registrazioni.
Utilizzando un sistema di consenso basato sulla stampigliatura della data e ora, non solo si rende il sistema più giusto, ma si abbassa la quantità di spazio richiesto per la registrazione della transazione nel database: si passa dai 60gb di blockchain ad un solo giga nel caso di Hashgraph. Una conseguenza interessante di questa riduzione è che uno smartphone potrebbe essere usato come uno dei nodi della rete in cui il database risiede.
Hashgraph è anche più sicuro, poiché nessuno può impedire che venga raggiunto il consenso necessario a registrare una transazione. E se accadesse, verrebbe registrato un conflitto.
Mentre con blockchain è molto improbabile che ci sia un conflitto tra transazioni, in questo caso è impossibile.
Anche l’efficienza del sistema ne guadagna con Hashgraph, poiché non è necessario, come con blockchain, eliminare una transazione se fosse un doppione: questi, semplicemente, non esistono.
Il nuovo sistema sarebbe anche più efficiente, riducendo il numero di calcoli necessari a generare un blocco della catena. L’ambiente naturalmente ringrazia, perché diminuisce di conseguenza anche la quantità di elettricità necessaria per alimentare i computer dedicati alla generazione di una criptovaluta.
Un attimo, Hashgraph non è pubblica
Hashgraph sarebbe dunque una piattaforma per la generazione di criptovalute più sicura, veloce ed efficiente di blockchain.
Tra le caratteristiche necessarie per un sistema di questo tipo però, ci deve essere una, irrinunciabile: tutto il software necessario per la gestione del database e le transazioni deve essere open-source.
Blockchain lo è e lo è sempre stato. Hashgraph invece è una piattaforma proprietaria.
Swirlds, l’azienda che ha sviluppato il software per la generazione del consenso che considera il suo nuovo sistema il successore di blockchain, non divulgherà i dettagli dell’algoritmo. Non si tratta, quindi, di una piattaforma aperta.
Questo basta, secondo i molti, per rimanere indifferenti a questa novità e non adottarla.