Google si prepara ad attuare gli standard concertati con il consorzio dei big del web penalizzando i siti con banner eccessivamente invasivi e fastidiosi.
Si chiama Coalition for Better Ads, è nata nel 2016 e ne fanno parte Google, Facebook e molti altri colossi dell'editoria online e della produzione di contenuti in rete. Da febbraio 2018 Google darà attuazione alle procedure per eliminare dalle visualizzazioni gli annunci che non soddisfano i parametri stabiliti per migliorare l'esperienza del fruitore.
L'obiettivo di Big G è sempre quello: fornire la migliore esperienza possibile alle persone che visitano le pagine, indirizzando le ricerche verso i risultati meglio costruiti e più largamente condivisi, ma l'intero team nasce da una esigenza diversa.
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Google aveva già avvertito da tempo gli editori dell'intenzione di implementare un native ad-blocker e ha dato loro sei mesi di tempo fornendo anche numerosi strumenti per valutare adeguatamente la situazione in divenire. Nel mirino ci saranno in particolare pop-up troppo invasivi e la riproduzione automatica di contenuti audio e video.
L'invasione dei banner
UX Design ed esperienza utente sono temi molto presenti nei feed delle nostre bacheche e newsroom, meno presenti sui siti che navighiamo quotidianamente. Pop-up che si aprono a ripetizione, call del like alla pagina su Facebook, il video che parte a tutto volume mentre sei incastrato nei sedili della metro. E banner, banner pubblicitari ovunque.
Si tratta di una strategia poco valida: lunghi tempi di caricamento, visualizzazioni spesso sballate da dispositivi mobile e una esperienza poco gradevole di fruizione del contenuto. In sostanza, un visitatore che probabilmente non tornerà a visitarci o non arriverà più a fondo nel funnel.
Google non bloccherà tutti gli annunci ovviamente, ma si limiterà a concentrarsi su quelli eccessivamente fastidiosi o invadenti. Tutti i siti che ospitano contenuti pubblicitari di questo tipo potranno vedersi bloccato anche il resto degli annunci, sebbene conformi. Quindi è una questione che va seriamente presa in considerazione per evitare penalizzazioni e crolli verticali degli introiti pubblicitari.
Fermare gli ad-blocker
Fermare il proliferare degli ad-blocker, i tool che permettono di visualizzare le pagine web senza "caricare" i contenuti pubblicitari. Questo è il vero obiettivo di Google (e del consorzio Coalition for Better Ads) per cercare di porre un freno alla crescita rapida del fenomeno che rischia di "sottrarre" un vasto pubblico alle visualizzazioni dei contenuti commerciali, con una conseguente rilevante perdita.