In questi ultimi tempi si parla tanto di democrazia partecipata dal basso come di una necessità sempre più impelletente: fra gli strumenti che la politica - e i popoli - si stanno dando per rendere sempre più possibile questa rivoluzione, c'è la selezione dei candidati alle elezioni, le cosidette primarie.
Una tradizione importata dagli Stati Uniti e sempre più riconosciuta, a ogni livello e da tutti gli schieramenti, come una vera e propria arma a disposizione degli elettori per scegliere i propri rappresentanti.
Era solo questione di tempo, quindi, che questa formula di partecipazione democratica sbarcasse nella social sfera.
L'idea è stata di uno dei vincitori dei TweetAwards, il miglior twittero @insopportabile che ha lanciato nel suo "habitat naturale" le #TwitPrimarie:
L'obiettivo? Mobilitare il popolo di Twitter per suggerire il nome del potenziale premier. La risposta non s'è fatta attendere tanto che #ilmiopremier, l'hashtag scelto da @insopportabile per votare il proprio candidato, è subito balzato fra i primi trending topic italiani.
Sfruttando la presenza di molti politici nel sito di microblogging più importante del mondo, la formula per votare proposta prevedeva anche di citare il nome usando il suo account (ecco la spiegazione di @insopportabile pubblicata - con un po' di ironia - con un tweet):
Molte le personalità citate, anche se sono molti i voti racconti dai politici che gestiscono account Twitter, da Casini a Gianfranco Fini fino a Matteo Renzi e Giuseppe Civati. Non mancano anche ironie, battute sarcastiche e descrizioni ideali del bravo politico, anche se il computo dei risultati è fatto prendendo come validi i voti dove vengono citati nominalmente i candidati:
Certo, le #twitprimarie non avranno un vero valore statistico nè tantomeno saranno conteggiate come un vero e proprio sondaggio in vista del turno elettorale, ma è importante constatare come, sfruttando il ruolo di opinion leader che può recitare un twittero noto come @insopportabile, la reazione degli utenti della social sfera sia immediata e massiva, sviluppando una sinergia comunicativa che non può essere sottovalutata, tanto che anche alcuni uffici stampa istituzionali stanno monitorando la cosa (come si può vedere anche da alcuni retweet "interessati"):
Dicevamo cominciando questo post che stiamo andando sempre più verso una democrazione partecipata e partecipativa: sicuramente, visto anche l'esempio islandese (come vi abbiamo raccontato nel post "L’Islanda riscrive la costituzione con il popolo dei social media") il futuro è già cominciato, e chissà che senza che la gente se ne sia accorta, sia cominciato anche in Italia.