I social media continuano a fare la loro parte nelle dolorose vicende iraniane.
Come tristemente sappiamo, se non fosse stato per Twitter, YouTube, Flickr, Facebook e miriadi di blog certi eventi non avrebbero avuto visibilità e alcune verità sarebbero state taciute.
Qualche tempo fa Mashable, nel tentativo di dar conto del contributo della Rete nelle vicende iraniane, aveva approntato una sorta di timeline della crisi via social media.
Da qualche settimana, tramite quegli stessi mezzi, rimbalza e trova eco una "riedizione" di Persepolis, la graphic novel del 2000 di Marjane Satrapi, da cui l'anno scorso era stato tratto un eccellente film (di cui potete ancora vedere il sito ufficiale).
La versione aggiornata del fumetto che narra la storia della Rivoluzione iraniana del 1979, è opera di due giovani studenti iraniani che si firmano solo come Payman & Sina. Paradossalmente, come la Satrapi, anche le loro famiglie dovettero lasciare l'Iran dopo i fatti di quegli anni e così loro, ormai trentenni, sono cresciuti all'estero: Sina ha studiato negli USA, Payman è cresciuto in Belgio; adesso entrambi abitano a Shanghai e si occupano di marketing e business.
La loro versione da tre pagine dell'opera della Satrapi l'hanno ribattezzata Persepolis 2.0 ed è disponibile esclusivamente online.
Il breve fumetto non si limita semplicemente a sostituire i dialoghi della graphic novel e a selezionare e rimontare le vignette che la compongono, ma ad "aggiornarla": a partire dalle elezioni del 12 giugno e fino alla morte di Neda, Persepolis 2.0 dimostra come la storia possa a volta tragicamente tornare e riportare un dolore che sembrava sopito.
Tra le "aggiunte" quella più interessante è la vignetta dedicata a Twitter, con il relativo testo "la gente si rivolge ai social media" ("The people turn on social media").
Il progetto era stato concepito già il 14 giugno, cioè appena due giorni dopo le elezioni, sull'onda della frustrazione e della rabbia conseguite al voto. Il 25 giugno Persepolis 2.0 è stato pubblicato dai due giovani sui loro profili di Facebook e da lì è rimbalzato per la Rete.
La Satrapi non ha nulla anche vedere con il progetto ma ha concesso l'autorizzazione legale per l'uso dei propri disegni; peraltro la scrittrice si era da subito schierata a favore di Moussavi.
Persepolis 2.0 si aggiunge così a tutte quelle iniziative culturali che hanno espresso il loro sostegno agli iraniani traditi da un voto fasullo: i sit-in che in Canada come nel resto del mondo hanno coinvolto moltissime persone, le fiaccolate e le veglie, Joan Baez che canta We shall overcome in farsi (a proposito, anche Google ha prontamente reso disponibile il sito in farsi) e la versione di Stand by me incisa dalla pop-star iraniana Andy insieme a Richie Sambora e Jon Bon Jovi.
Il sito stesso che ospita Persepolis 2.0 ha un nome emblematico: "spread Persepolis", ovvero "diffondi Persepolis". Ciascuno, infatti, può contribuire semplicemente condividendo il fumetto, stampandolo, distribuendolo, traducendolo, continuando insomma a fare il possibile perché la verità si conosca.
Ancora una volta, la potenza che muove l'intelligenza collettiva va oltre ogni controllo statale: come era stato per i flash mob politici in Bielorussia e le vicende legate agli SMS nelle Filippine, la capacità organizzativa dei molti e la possibilità di disporre di strumenti che non sono schiavizzabili può fare la differenza.
Oggi nulla può essere taciuto e praticamente nessuna verità può essere nascosta. Questo vale per tutto, soprattutto per gli omicidi e le azioni antidemocratiche.
For Neda, for Iran.